«Uccisi dai gas dell'auto» di Francesco Grignetti

Le analisi, secondo cui i tre fratellini sono stati intossicati dal monossido, rilanciano la tesi dell'omicidio Donna di Frascati Le analisi, secondo cui i tre fratellini sono stati intossicati dal monossido, rilanciano la tesi dell'omicidio «Uccisi dai gas dell'auto» Sentenza dei periti sul caso Brigida ROMA. 1 figli di Tullio Brigida sono morti intossicati dal monossido di carbonio. E' il risultato della perizia medico-legale. Cinque esporti, incaricati dal pm Diana De Martino, hanno analizzato in laboratorio i poveri resti di Laura, Armandino e Luciana. Ma non è ancora sciolto il mistero sulla fine dei tre bambini: fu davvero una tragedia causata da una stufetta difettosa, come racconta il padre, o non fu piuttosto un assassinio mascherato? Ricordiamo che Tullio Brigida si trova in carcere con l'accusa di omicidio. E l'ipotesi che prende sempre più corpo lega la morte dei bambini alla sua macchina. Lui stesso, in una delle tante versioni, raccontò che erano rimasti intossicati, per disgrazia, dai gas di scarico dell'auto. Ma il giudice non gli crede. Il lavoro dei medici legali Giancarlo Umani Ronchi, Giovanni Arcudi, Giuseppe Saladi ni, Marcello Chiaretti e Carmelo Funari - è stato difficile. «Siamo certi del risultato dice Arcudi perché abbiamo documentato la presenza di emoglobina con monossido. Sono morti per intossicazione acuta da monossido. Purtroppo però ci dobbiamo fermare qui. Non si riesce ad isolare quelle altre sostanze chimiche che ci avrebbero detto so la combustione era di un'auto o di una stufa. Ora la parola va agli investigatori». Sì, la parola agli investigatori. Scartate già da tempo le ipotesi di morte violenta - non ci sono tracce sullo scheletro o sui vestiti - si lavora sull'intossicazione. Ma restano aperte tutte e due le strade: la stufetta e la macchina. Solo che la prima regge poco. Sono molti gli elomenti che tendono a farla scartare: il buono sta¬ to della stufa, piccola per di più, e alimentata da una bombola, che difficilmente avrebbe potuto saturare di monossido una villetta. Che, peraltro, sombra che sia piena di spifferi. Discorso diverso, invoco, per la macchina. Tanto por cominciare, la Ford Ficsta rossa di Tullio Brigida è scomparsa misteriosamente. Lui dice che ora rotta, che andava male, ma che comunque sarebbe riuscito a farla funzionare per i suoi andirivieni tra Roma, Santa Marinella e la campagna dove poi ha sepolto i bambini. Nel maggio '94, poi, quattro mesi dopo la scomparsa dei bambini, Brigida denuncia il furto della macchina. Rubata? Gli investigatori ri spendono con una smorfia. Pensano piuttosto che Brigida l'abbia fatta scomparire. Magari per un senso di colpa: l'uomo è contorto. Comunque già questo ò un indizio. Se si pensa poi che durante uno dei primissimi interrogatori, il 25 maggio, Tullio racconta che i piccoli sono sepolti nel cimitero di Acquasparta, in Umbria, perché durante il viaggio hanno respirato le esalazioni del gas di scarico, allora gli indizi sono duo. E forse, più di un investigatore, ci vorrebbe uno psicoanalista ~jcr interpretare le fantasie, gli incubi e le invenzioni di Brigida. Ma c'è un terzo indizio: quando Brigida venne ricoverato all'ospedale di Civitavecchia - nella notte del 4 gennaio '94 cioè, mentre i suoi figli morivano nella villetta, e lui vagava in stato di semincoscienza per Santa Marinella e andava a battere contro un palo - sostenne con il medico di guardia di essere ri inasto intossicato dai gas di scarico mentre guidava. Se ne ricordava bene il medico, che ha deposto al processo: «Insisteva tanto con la storia del gas di scarico. A me sembrava improbabile e glielo dissi. Comunque non trovammo tracce di monossido nel sangue, ma c'è da dire che orano passate alcune ore dall'incidente». Tutto lascia pensare a una ossessione che ruota intorno alla macchina, dunque. Ma non è detto che sia un omicidio. C'è chi pensa piuttosto a un suicidio collettivo, letale per i bambini e non per lui. Ieri Brigida non ha voluto incontrare il pm. Non vuole più parlare con nessuno. Francesco Grignetti

Luoghi citati: Acquasparta, Roma, Santa Marinella, Umbria