Milano Ia Lega sotto assedio

«Patto federativo tra le forze di sinistra» Fi, An e ppi chiedono le dimissioni della giunta. Il sindaco riceve i gay, è violenta polemica Milano, Ica Lega sotto assedio Per il dopo-Formentìni il Polo è pronto a schierare Dotti mentre la Sinistra potrebbe candidare Gianni Locatelli MILANO. Tuona, tuona forte Gianni Pilo, il coordinatore milanese di Forza Italia: «Formentini se ne deve andare, i milanesi devono essere chiamati al più presto a scegliere un nuovo sindaco». Lui, si sa, con il sindaco leghista non e mai stato tenero: accuse, polemiche, nuove accuse e nuove polemiche. Succede cosi da un anno, figurarsi se se ne stava zitto adesso Pilo, dopo il tonfo della giunta leghista di lunedi sera con il Carroccio battuto dall'opposizione compatta per un voto (28 voli contro 27) sul bilancio consuntivo. Non è l'unico, Pilo, a chiedere le dimissioni di Formentini. Con toni diversi, subito dopo la bocciatura in Comune, l'hanno fatto anche Riccardo Do Corato, il megafono di an («Via, a casa, a casa») e Maurizio Lupi del ppi («0 una maggioranza nuova o elezioni, per forza»). Impossibile negarlo, lo scossone c'è stato. In un modo o nell'altro lo scivolone sul bilancio sembra destinato a pesare parecchio sul futuro della giunta e, ancor di più, a pesare nel gioco del fai e disfai delle prossime alleanze politiche nazionali. Milano, la città simbolo della Lega che adesso tutti vogliono - Forza Italia e il Polo che qui hanno conquistato un numero di voli sempre più alto e che sono pronti a schierare un loro uomo forte, Viltorio Dotti, per sostituire Alberto Zorzoli passato alla vicepresidenza della Regione Lombardia, ma anche il pds e il Polo progressista che, in caso di elezioni anticipate del sindaco, potrebbero schierare un candidato a sorpresa da qualcuno individuato nell'ex direttore generale della Rai Gianni Locatelli - rischia insomma di essere nei prossimi mesi terreno di scontro e di verifica per equilibri politici diversi. In poche parole, di nuovo città labo¬ ratorio. Pronto a lasciare? Registra appelli, prese di posizione, umori il sindaco Marco Formentini. Dopo la bocciatura di lunedì notte ha avuto lunghe telefonate con chi di dovere, con Umberto Bossi tanto per cominciare. E così, il giorno dopo, è tutt'altra musica: «Da qui in avanti - spiega - noi proporremo i nostri programmi con i quali ci siamo presentati alla città, non faremo nessun accordo organico con altre forze politiche, se non si troveranno i voti per far passare provvedimenti su temi fonda¬ mentali come l'urbanistica e le privatizzazioni non avrebbe senso continuare». Ma intanto, a chi parla già di elezioni in autunno, a chi prevede un epico scontro d'autunno tra Dotti e Locatelli per la poltrona di palazzo Marino, ecco il contrattacco di Formentini: anticipare a luglio il rimpasto della giunta (previsto per settembre) con la nomina di sei nuovi assessori, cercare un accordo. La parola al sindaco: «Sono pronto al confronto con altre forze politiche e associazioni di categoria anche sui nomi dei sei nuovi assessori che vorrei fare subito, a luglio, in modo che a settembre siano già operativi: penso a un nuovo assessorato alle politiche della casa e uno al decentramento». Getta acqua sul fuoco, Formentini. «Sono sereno - ripete - perché su urbanistica e privatizzazioni ci sono delle convergenze con altre forze politiche sui contenuti». E se poi l'opposizione diventasse strumentale e penalizzasse la città, beh, a quel punto, nessun dramma: «Sarei il primo a staccare la spina», ripete il sindaco del Carroccio che intanto, polemiche o no, va avanti per la sua strada e oggi riceverà una delegazione di omosessuali (che gli presenterà le firme raccolte per la proposta di legge sull'unione civile), fatto impensabile un anno fa. Avanti, ma il colpo è brutto. Non tanto per via del commissario ad acta che, come vuole la legge, sarà ora nominato dal Coreco (il comitato regionale di controllo) per occuparsi del bilancio: sarà il commissario a spulciare numeri del consuntivo, a verificare che non esistano irregolarità e alla fine ad approvarlo. Tecnicamente, una formalità. Ma politicamente... Ebbe, politicamente lo schiaffo brucia, eccome. Soprattutto in casa leghista dove, dopo le polemiche passate (culminate nell'addio dei 6 consiglieri vicini allo posizioni di Luigi Negri), questo nuovo capitombolo a Milano, la città simbolo, la più cara al Carroccio, non ci voleva. Con quella figuraccia, poi, dei due consiglieri leghisti (Marzia Menegatti e Pierangelo Necchi) assenti perché già in vacanza, una in Alaska, l'altro in Australia: «Ma tu guarda se dovevano andarsene proprio adesso», scuote la testa il consigliere Pino Babbini, l'ombra di Bossi. Già, proprio adesso, a due giorni dalla nuova riunione a Mantova... [a. z.l Il sindaco di Milano Marco Formentini

Luoghi citati: Alaska, Australia, Corato, Lombardia, Mantova, Milano