Il pianto di Shostakovic prigioniero del Partito
Il pianto di Shostakovic prigioniero del Partito Il pianto di Shostakovic prigioniero del Partito salvate. Di che cosa parlano? Apparentemente di bere e mangiare, vodka e pesce affumicato, malattie dei figli, matrimoni e funerali. Ma anche molto di musica, di concerti, di direttori (sono gli anni di Sollerlinskij, Mravinskij, Kondrashin). E dietro il velo della normalità, guidati dalle note di Glikman, si scopre che quelle musiche che Shostakovic loda, le persone che ammira, i fatti di cui si inorgoglisce non sono che ironia, scherno abilmente dissimulato, anche per non incappare nella rete della censura. Siamo in piena guerra. Mentre i tedeschi avanzano in Ucraina, assediano Leningrado, il musicista è riparato a Kujbyshev. L'amico è a Tashkent. Si scrivono cronache dallo sfollamento, il dolore por i parenti rimasti a Leningrado. Shostakovic compone la famosa Settima Sinfonia per i martiri di Leningrado e Glikman affronta un tremendo viaggio in treno per andare a Kujbyshev, copiare la partitura, portarla a Tashkent dove sarà eseguita dall'orchestra locale. E' finita la guerra, incominciano gli Anni 50 quando il culto per Stalin raggiunge l'apogeo. Tutti devono studiarne i saggi di marxismo. Shostakovic scrive: «Caro Isaac Davidovic, è con grande riconoscenza che ti rendo i tuoi quaderni di rias¬ sunti. La loro lettura mi ha molto aiutato nello studio dei classici del marxismo (...I. Per me va tutto bene». E invece non è vero niente, spiega Glikman in nota. Quando scrive; che va tutto bene il musicista vuol dire che tutto va male. In quei tempi infatti l'Unione dei Compositori, preoccupata per la sua educazione ideologica, sebbene avesse evitato al compositore la frequenza di corsi di ideologica politica, gli aveva tuttavia messo alle calcagna un «padri; spirituale» che gli teneva lezioni! a domicilio Disperato per dover fare riassunti dalle lezioiu, il musicista copiava quelli che da Leningrado gli mandava Glikman che i corsi collettivi invece li aveva frequentati. E' il dicembre del '57, un tentativo, l'anno prima, di mandare in scena la «Katerina Ismajlova» è fallito sotto le stesse accuse, da parte della commissione di censura, con cui Stalin nel '35 aveva condannato l'opera. Shostakovic scrive da Odessa: «Sono arrivato il giorno della festa nazionale per ì 40 anni della Ucraina sovietica. Questa mattina sono uscito, capirai che non si può stare chiusi un giorno così. Nonostante il tempo brumoso, tutta Odessa era in strada. In ogni dove ritratti di Marx, Engels, Lenin, Stami, e ancora Beljaev, Breznev, Bulganin, Voroshiìov, Ignatov, Kirilenko, Kozlov, le avanti con altri 16 nomi di dirigenti di partito, ndr.l... dappertutto si sente parlare russo e ucraino. Ogni tanto si ascoltano parole straniere pronunciate da rappresentanti dell'umanità progressista venuti ad Odessa per rallegrarsi con gli abitanti per il giorno della loro grande festa (...)
Luoghi citati: Leningrado, Odessa, Ucraina
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