Scacco alla filiale dell'estremismo islamico

Mille agenti per il blitz che ha portato in cella 10 arabi: ma l'imam sfugge alla cattura Mille agenti per il blitz che ha portato in cella 10 arabi: ma l'imam sfugge alla cattura Scacco alla filiale dell'estremismo islamico Milano, il gruppo finanziava attività terroristiche MILANO. Undici arresti, dicci egiziani c un giordano-palestinese, Tutti simpatizzanti della Jihad e della Jamaa Islamiya. Tutti finiti in carcere al termine della grande operazione di polizia - l'Operazione Sfinge - contro l'estremismo islamico in Italia: decine di perquisizioni tra Milano, Firenze, Brescia e Piacenza, più di mille poliziotti impegnati, 11 arrestati su 17 ordini di custodia firmati dal gip Grigo e dal lini Pornarici. Scatta all'alba, l'operazione Sfinge. Ma lui, Anvvar Shaban, l'imam dell'Istituto culturale islamico di viale Jenner, l'ispiratore, forse l'anima della cellula estremistica milanese, in perenne viaggio tra Milano e chissà dove, è uno dei sci riusciti a l'uggire alla cattura. E' lui, secondo gli inquirenti, l'uomo che teneva i contatti con le altre cellule estremiste, lui che era in collegamento con lo sceicco cieco Amar Abdel Rahman arrestalo negli Stati Uniti per l'attentato al World Trade Center di New York. Fuggito. In viale Jenner 50, nell'ex capannone trasformato in piccola moschea, i poliziotti l'hanno cercato all'alba ma non l'hanno trovato. Nessuno l'ha visto, nessuno l'ha sentito in questo angolo d'Islam nella vecchia Milano operaia dove le case di ringhiera sono sempre più abitate da immigrati arabi, marocchimi, tunisini, egiziani, e dove i vicini di casa, in maggioranza pensionati, si ricordano le preghiere di massa, sei mesi fa, per i palestinesi della Jihad caduti sotto i colpi dell'esercito israeliano. Due anni d'inchiesta. Partita quasi per caso e con obiettivi diversi: niente terrorismo, niente Jihad, niente Jamaa Islamiya, solo estorsioni, minacce, rapine e falsificazioni di documenti. «Guai a criminalizzare la conni nità islamica, guai a scambiare le migliaia di arabi che vivono e lavorano a Milano e provincia con i simpatizzanti dell'estremi¬ smo», ci tiene a sottolineare il questore Marcello Carmineo. L'inchiesta, insiste, riguarda si esponenti del fondamentalismo islamico che di fatto taglieggiavano commercianti arabi di carni per finanziare le attività terroristiche all'estero (e soprattut to la Bosnia) ma non è un'inchiesta sul terrorismo arabo in Italia. No, sono accuse di ■ associazione mafiosa, dannegj giamenti, rapine, quelle Ibrmuj late dai magistrati milanesi Poi malici e Grigo. I Tutto parte due anni fa, nel luglio del '93. Viene intercettata, hanno adesso rivelato gli inquirenti, una lettera scritta da un arabo detenuto in un carcere dell'Italia meridionale e nella quale si parla di possibili attentati contro obiettivi Usa in Italia. Scattano le indagini, vengono messi sotto controllo telefoni e quasi subito l'inchiesta punta sul centro di viale Jenner dove viene scoperta l'esistenza di una cellula segreta fondamentalista che ha il compito di far proseliti e di raccogliere fondi per la causa islamica. Ed è proprio su come vengono raccolti questi fondi che si spiegano, due anni dopo, le accuse di associazione mafiosa per le minacce e le estorsioni ai commercianti di carne attuate attraverso la cooperativa «Il Paradiso» legata all'Istituto culturale di viale Jenner. Che cosa succedeva? Semplice: la cooperativa, nata per ri¬ fornire i commercianti arabi di carni macellate secondo il dettato del Corano, imponeva l'acquisto di queste carni con un sovrapprezzo del 30%, a volte del 40%, di fatto una vera e propria tassa per finanziare le attività della Jihad o della Jamaa, per acquistare armi, organizzare attentati, soprattutto per sostenere i combattenti islamici in Bosnia. Fitta e ben organizzata la rete di contatti tra l'Italia e l'estero, quasi una mappa dell'estremismo islamico: in due anni d'inchiesta sono stati individua^ | ti collegamenti con gli Usa dello sceicco cieco Rahman ma anche I la Gran Bretagna, la Germania, la Svizzera, la Norvegia, Oltre al mondo arabo: Egitto, Turchia, Pakistan, Qatar, Sudan, Algeria, Yemen. Gli inquirenti hanno anche registrato telefonate che comunicavano, praticamente in tempo reale, ai fratelli islamici residenti in Italia attentati av venuti in Danimarca e in Egitto. Una, la più significativa, è chiarissima: «Noi non facciamo terrorismo in Italia, ma nella madre patria». |r. m.l 1 1 Un senegalese a Milano A fianco il questore Marcello Carmineo e a destra le immagini segnaletiche 1 dei presunti 1 terroristi islamici • {Jpex&yow Mina*- f

Persone citate: Abdel Rahman, Grigo, Marcello Carmineo, Scacco, Shaban