Da Tangentopoli riemergono 33 miliardi di Francesco Grignetti

E' il conto segreto che Parcella (Telefoni di Stato) aveva accumulato a nome di alcuni politici E' il conto segreto che Parcella (Telefoni di Stato) aveva accumulato a nome di alcuni politici Da Tangentopoli riemergono 33 miliardi Maxi-sequestro a Vaduz ROMA. La sorpresa più bolla arriva tramite un arido bonifico bancario internazionale: 33 miliardi di tangenti - che l'ex dirigente dei Telefoni di Stato, Giuseppe Parrella, aveva accumulato per conto dei politici della Prima Repubblica - tornano in Italia dal Liechtenstein. Sono sotto sequestro, in attesa di confisca. Altri dieci miliardi restano a Vaduz, in forma di opere d'arte, e si sta studiando il modo di farli rientrare. La cassaforte delle tangenti telefoniche conteneva inizialmente 50 o forse 60 miliardi. No 6 restata la metà. Gli altri soldi sono stati distribuiti prima del 1992. I soldi sono ora affidati al colonnello Carmine Vittorio Alfieri, comandante i carabinieri della sezione polizia giudiziaria, o al pm Maria Cordova, titolare dell'inchiesta sulle tangenti telefoniche. Inchiesta che divenne famosa quando, per dodici ore, fu arrestato addirittura l'ingegner Carlo De Benedelti, presidente della Olivetti, che negava di aver mai versato tangenti a Parrella. L'ex direttore generale è un pentito della prima ora. Si può dire che s'è mostrato disponibile con gli investigatori fin dal momento del suo primo arresto, a Milano, nel maggio di due anni fa. Restò travolto, il padre-padrone della Asst (azienda dei telefoni di Stato: confluita prima in Iritel o poi in Telecom), dallo dichiarazioni spontanee di Cesare Romiti, che aprì uno squarcio sugli appalti telefonici. A partire da quel momento, come dice il suo avvocato Titta Castagnino, «capi che c'era ben poco da difendere di quel sistema». Al di là della collaborazione di Parrella, comunque, il pm Cordova ha spulciato in questi duo anni tutte le carte del settore. Ha individuato quattrocento contratti di forniture: ebbene, secondo il magistrato, sono tutti appalti viziati da tangenti. Sono coinvolti i migliori nomi dell'industria nazionale e internazionale: Ericsson, Marconi, Olivetti, Telettra, Pirelli cavi, Siemens, Alcatel, OcmVam, Cogoco. E girano cifre da capogiro. Il «piano di modernizzazione» del sistema telefonico, infatti, tra il 1987 e il 1991, è costato alle casse dello Stato la mirabolante cifra di 2500 miliardi. Secondo Parrella, che assieme al suo collaboratore Giuseppe Lo Moro ha addirittura fornito agli inquirenti la «lista delle contribuzioni», le impreso pagavano mazzette dell'1-2 per conto sul totale. Ecco dunque quattro miliardi dalla Pirelli, tre dalla Siemens, sei dall'Alcatel, nove dall'Olivelli c così via. Parrella, in tutto ciò, oltre che il tecnocrate interessato allo sviluppo della «sua» Asst, era anche il collettore delle tangenti: intascava, nascondeva le tracco dei soldi con carosello tra diversi Paesi, poi ridistribuiva ai politici. E qui, scorrendo i verbali dell'epoca, fioccano i nomi dei «soliti noti». Nove miliardi ai repubblicani, che hanno il ministro Mammì alla guida delle Poste. Sette miliardi al psdi, quando arriva Carlo Vizzini. Consogna a Vincenzo Balzarne dieci miliardi in quattro anni. «Quando assunsi la carica di direttore dell'Assi, l'onorevole mi avvicinò e si congratulò con me. Mi disse che il psi si aspettava delle cospicuo contribuzioni dalla mia gestione e mi disse anche che l'onorevole Craxi era arrabbiato per il fatto che il ministero delle Poste non aveva portato significative contribuzioni al psi». Ma lo relazioni sono ancora migliori con i de, che lo sponsorizzavano: «Alla fine del 1991. venni contattato da Citaristi. Egli mi disse che poiché orano vicine lo elezioni politiche, dovevo farmi carico di una somma maggiore a favore della de». Subito arrivano 7 miliardi, che però restano all'estero visto che nel frattempo esplode Tangentopoli. Versamenti a parto, invece, per la corrente andreottiana, Un miliardo a Giuseppe Ciarrapico; un altro miliardo a Paolo Cirino Pomicino. Ma ecco il racconto in presa diretta: «Proprio per rimarcare la destinazione finale del miliardo che io versavo, Ciarrapico mi portò a Palazzo Chigi per farmi conoscere l'onorevole Andreotti. Ricordo che allorché ci recammo dal presidente del Consiglio, entrò prima Ciarrapico e stette una decina di minuti; dopo di che Andreotti fece accomodare anche me, facendo uscire Ciarrapico. Naturalmente con Andreotti non entrammo nel merito della questiono del versamento del miliardo, anche se dal contesto generalo di corno sono andate le coso devo ritenere che lo stesso fu mosso al corrente da Ciarrapico della mia disponibilità a venire incontro alle loro esigenze economiche». Francesco Grignetti Giuseppe Parrella ex direttore generale della Asst (Azienda di Stato dei servizi telefonici)

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