Fido in casa perde il cervello

Fido in casa perde il cervello Fido in casa perde il cervello CARI amici degli animali domestici, una brutta notizia per voi. Inutile esaltare l'intelligenza di cani, gatti, cavalli ed altri animali addomesticati dall'uomo. La ricerca di uno zoo lugo dell'Università di Amburgo, Nicolaus Peters, getta acqua sui bollori dei vostri entusiasmi. Dimostra in maniera inoppugnabile che il cervello degli animali domestici pesa fino al 35 per cento in meno di duello delle specie selvatiche. In altre parole le bestie che gravitano nella sfera dell'uomo diventano sempre più stupide. La cosa non deve stupirci troppo. Pensate com'è stimolante la vita di un selvatico che deve escogitare sempre nuove strategie per sfuggire ai predatori e nuove astute tecniche per riuscire a catturare le prede. I suoi sensi debbono essere sempre vigili e il suo cervello sempre in piena attività. Per gli animali domestici, il discorso è diverso. Il solo fatto di vivere all'ombra della protezione umana costituisce per loro una condizione innaturale. Non hanno bisogno di sprecare energie nella caccia, né di lambiccarsi il cervello. Hanno la comoda razione di cibo che arriva puntualmente a domicilio. Ma questo significa non fare esperienze di nessun genere, non dover più lottare per la propria sopravvivenza, vivere un'esistenza pianificata senza problemi. Si è sempre saputo che la vita comoda non stimola le energie quanto la vita dura. Il fatto fondamentale su cui si basa il processo di addomesticamento ò la selezione artificiale che si e venuta man mano a sostituire alla selezione naturale. Nel corso dell'evoluzione di qualunque specie compaiono di tanto in tanto mutazioni che si verificano a livello genetico. Va da sé che se una mutazione è sfavorevole all'individuo, la selezione naturale la elimina. Ma nella selezione artificiale è l'uomo che giudica se una mutazione vada eliminata o conservata per soddisfare i suoi capricci o la sua convenienza. E ultimo suo pensiero è quello di ottenere animali più intelligenti. E' naturale che gli animali domestici facciano lavorare sempre meno il cervello e che quindi questo si atrofizzi parzialmente. Nicolaus Peters cita l'esempio di un pesce, l'Aslyanax mexicanus, che vive nelle acque delle grotte. Vivendo nell'oscurità non ha bisogno della vista e infatti, come succede a molti animali cavernicoli, è diventato cieco. Gli si sono atrofizzati gli occhi e, parallelamente, la zona del cervello preposta alla visione. Negli animali domestici è avvenuto qualcosa di simile. Una volta di più, tutta colpa dell'uomo. Crede di migliorarli allevandoli nella bambagia, ma ottiene l'effetto opposto. Isabella Lattes Coifmanti

Persone citate: Isabella Lattes, Peters