Ecco Tour e Wimbledon negli spazi-tivù liberi di Gian Paolo Ormezzano

Ecco Tour e Wimbledon negli spazi-tivù liberi Ecco Tour e Wimbledon negli spazi-tivù liberi altri sport, ma fatto anche dal calcio. Perché gli altri sport devono (dovrebbero) sfruttare la ribalta vuota, il calcio deve (dovrebbe) fare sì che la disintossicazione non sia di quelle radicali: dimagrire, insomma, per poter poi di nuovo mettersi a mangiare senza problemi, non per tramutarsi in fachiri. La stessa televisione può (potrebbe) compiere una buona opera di introspezione, dentro i propri programmi sportivi orbati del richiamo massimo e dentro gli utenti. Ma pensiamo non solo che non si faccia niente, ma che non si voglia fare niente: in fondo l'italiota sta bene cosi, ormai e collaudato, Ire settimane passano in una specie di apnea. E se proprio si deve vivere di sport e non c'è il calcio, cioè l'aria, da respirare, funzionano le branchie, si sguazza nel ciclismo del Tour de France sulla Rai e, pagando, nel tennis di Wimbledon su Tele+ 2: insomma, è possibi lo sopravvivere. Noi italiani scopriamo periodicamente del Tour de France la sacralità, la bellezza insieme classica e speciale, il suo essere così impregnato di cultura francese e intanto pregnante nei nostri riguardi, ed è tutto vero, e l'omaggio è t ulto giusto. Ma forse è anche il caso di dire che al Tour, al suo possesso di noi stessi, abbiamo dato una forte mano, specie in questi ultimi tempi, offrendogli uno spazio meraviglioso (il Tour quest'anno va dal 1° al 23 luglio, sembra studiato per sfuggire al calcio sui nostri teleschermi), uno spazio in cui operano dentro ognuno di noi anche due specie di rimorsi: quello per la troppa attenzione portala, per troppo tempo, al calcio, e quello per la nostra condizione di villeggianti, o prossimi alla villeggiatura, o già rappresentati in villeggiatura dai famigliari, insomma di esseri morbidamente interiori rispetto a quei sacripanti che pedalano su strade assolate. Gian Paolo Ormezzano LA STAMP

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