Una telenovela dell'horror di Osvaldo Guerrieri
Una telenovela dell'horror Una telenovela dell'horror Non accade nulla, inutile la bravura degli attori ASTI DAL NOSTRO INVIATO Sul talento di Antonio Syxty è ormai superfluo discutere. Un suo testo o una sua regia non conducono lo spettatore in un nirvana di chiacchiere e di conformismo. Semmai lo colpiscono allo stomaco. Syxty è un pugile delle idee e delle ambiguità sentimentali, il suo teatro percorre spesso i labirinti dell'inconfessabile. Ecco perché ci si aspetta sempre da lui un guizzo crudele e intelligente, magari un vampirismo beffardo. Ma questa volta Syxty l'ha fatta grossa. Portando ad AstiTeatro «Una danza del cuore», testo a tre personaggi che dovrebbe costituire in futuro una trilogia delle «Pietre», è riuscito a deluderci e in qualche momento ad irritarci. Che cosa ha fatto di così deplorevole? Semplicemente ha lasciato che l'idea-guida del suo copione girasse come cieca intorno a se stessa, non è riuscito a darle una spinta avanti, a infonderle dinamismo, a farla «accadere». E infatti non accade nulla in «Una danza nel cuore». In compenso si parla molto, si viaggia nel tempo, ci si sposta dall'anno Mille al 1999, si gioca con l'incesto, col demonismo, con l'onirismo, con l'identità degradata a rebus. In scena agiscono due donne e un uomo. Le donne sono madre e figlia. L'uomo è guardiano di non si sa che cosa e, insieme, è padre, fratello, amante e forse carnefice. Apprendiamo che la madre dev'essere punita per una sua terribile colpa e che figlia e aguzzino sarebbero prontissimi a eseguire il castigo, ma i ruoli s'impigliano nell'ambiguità, le parti si confondono e s'invertono. Tra angeli neri, inferni a cielo aperto, fantasmi che cercano una consistenza di carne, non sappiamo più dove cercare il bandolo. Il clima gotico inghiotte la ragione, col suo girare a vuoto riesce a trasformarsi in una telenovela dell'horror. Fino a oggi soltanto Beckett è stato capace di fare dell'immobilità un'arte. Syxty è riuscito a fare dell'arte un'immobilità, malgrado l'enorme bravura dei suoi attori. Lia Tanzi, Micol Pambieri e Antonio Latella garantiscono allo spettacolo una presenza straordinaria. Recitano in un manierismo di lontana matrice ronconiana, cercano di porsi non come personaggi, ma come silhouettes al limite dell'astrazione, fuggono da se stessi per ritornare a se stessi con un accanimento che potremmo considerare penitenziale. Ma ci sembra che la loro bravura sia stata posta al servizio d'un fantasma. Peccato. Osvaldo Guerrieri
Persone citate: Antonio Latella, Antonio Syxty, Beckett, Lia Tanzi, Micol Pambieri, Syxty
Luoghi citati: Asti
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