Chiesa il silenzio su Dio di Gian Enrico Rusconi

discussione. Finita l'era delle grandi domande, si dissolve il nesso vitale fra etica e teologia discussione. Finita l'era delle grandi domande, si dissolve il nesso vitale fra etica e teologia Chiesa, il silenzio su Dio Soltanto «istruzioni di buona condotta» Un'età adulta per i cristiani si intitola il saggio di Gian Enrico Rusconi che uscirà a giorni sul nuovo numero del Mulino. Sottotitolo: Una rilettura attuale di Dietrich Bonhoeffer. Bonhoeffer è il teologo protestante tedesco che sostenne un'interpretazione «non religiosa» del Cristianesimo e venne impiccato 50 anni fa nel Lager di Flossenburg per la sua opposizione a Hitler. Dall'articolo di Rusconi, anticipiamo la parte introduttiva. Il nesso vitale tra discorso etico e discorso teologico si è dissolto, per lo svaporamento di quest'ultimo in un mondo incerto tra secolarizzazione radicale e riabilitazione della religione intesa come la forma più solida di «istruzioni di buona condotta» per eterni minori un po' tonti, un po' discoli. Quanto siamo lontani dalla temeraria proposta avanzata mezzo secolo fa da Dietrich Bonhoeffer ai cristiani perché si decidano a diventare adulti muovendosi nel mondo senza «istruzioni religiose», senza «l'ipotesi di lavoro Dio»; perché ripensino in modo radicale il senso della loro fede in un mondo non più religioso. Essere «cristiani non-religiosi», emancipati cioè proprio da quella antropologia e fenomenologia religiosa che i progetti di ricristianizzazione presuppongono e inseguono come dato di partenza. Centro storico Gent.mo sig. Del Buono, le scrivo a proposito dell'interessante filone su Torino che si è aperto sulla sua rubrica della Starnila Sono uno studente di 21 anni e, nonostante la mia tenera età, da qualche anno mi sono preso la briga di osservare i comportamenti di questa città e della sua gente; il risultato di ciò e stata una profonda delusione. Le spiego subito il perché: ho come la sensazione che Torino, in quanto città molto vicina all'Europa, stia facendo molto per sprovincializzarsi ma alla gente sembra non importarne molto. Un esempio concreto: la rivoluzione del traffico nelle vie centrali. Credo che sia stato un provvedimento molto europeo in quanto consente il maggior uso dei mezzi pubblici, con la conseguente riduzione del traffico e dell'inquinamento; invoglia gli abitanti delle zone limitrofe a spostarsi con mezzi naturali, piuttosto che con le tanto odiate automobili, e tanti altri pregi che non sto qui ad elencare. Nonostante ciò abbiamo assistito al «Non possiamo essere onesti senza riconoscere che dobbiamo vivere nel mondo etsi deus non daretur. Dio stesso ci costringe a questo riconoscimento. La conquista della maggiore età ci porta dunque al vero riconoscimento della nostra situazione. Dio ci fa sapere che dobbiamo vivere come uomini che se la cavano senza Dio». Parole audaci di Bonhoeffer, scritte dal fondo di un carcere nazista, a pochi mesi dalla sua uccisione Parole che non hanno trovato una risposta, ma che rimangono - per chi vuole intenderle - come una sfida ineludibile. Quando mons. Bettazzi dice che la legge sull'aborto «deve arrestarsi davanti alla decisione della donna, alla quale la natura ha affidato la grave ed esaltante responsabilità di accogliere ed alimentare la vita umana», non ipotizza certamente una scelta morale presa autonomamente etsi deus non daretur, dal momento che afferma contemporaneamente con chiarezza che «la vita dell'uomo proviene da Dio e che di questa vita è l'unico signore». Il riconoscimento dell'autonomia della donna, il più aperto mai pronunciato / vescovi sono prigionieri della vecchia logica dell «aggiornamento pastorale» da un uomo di Chiesa in Italia, rientra così nei termini tradizionali dell'equilibrio realistico tra l'intransigenza della legge divina e le transigenze imposte dalle leggi umane. Eppure l'intervento di Bettazzi viene duramente censurato dalle autorità ecclesiastiche. Forse i custodi dell'ortodossia si sono spaventati all'idea che ci si possa chiedere se il «Dio signore della vita» debba essere interpretato antropomorficamente come un controllore che delega la sua funzione censoria hic et nunc alle interpretazioni casistiche dei suoi rappresentanti legali. 0 la questione non ponga invece interrogativi ben più impegnativi per il credente diventato adulto di fronte al suo Dio. C'è un altro episodio. In occa¬ Nell'immagine a sinistra il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer: «Dio stesso ci fa sapere che dobbiamo vivere come uomini che se la cavano senza Dio» sione della abolizione del «giuramento davanti a Dio» nei processi civili, mons. Maggiolini (presentato dal Corriere della Sera come teologo influentissimo in Vaticano) pur approvando l'iniziativa, la critica perché «non vede - scrive che senso abbia appellarsi anche ad una generica "morale" che, se non si crede in Dio, è solo soggettiva». L'incredibile superficialità di definire «solo soggettiva» la morale di chi non crede in Dio è un passo dal diventare insolenza quando coram populo christiano lasciasse intendere che il non credente è virtualmente un mentitore. Ma la pochezza filosofica e teologica implicita in posizioni come queste ha il suo corrispettivo nella pochezza teologica (sic) della cultura laica italiana che sulle «grandi domande» ha abbandonato ogni confronto serio con la cultura cattolica, per attestarsi su posizioni pragmatiche, contùigenti, anche se difese con fermezza e coerenza. Più o meno consapevolmente la cultura laica ha fatto propria, senza controargomenti, la tesi della secolarizzazione come depauperamento spirituale e non già come la condizione per diventare adulti - anche teologicamente, davanti a Dio, per dirla con Bonhoeffer. Anche se contorto, spezzato, enigmatico, il discorso bonhoefferiano suggerisce un pensare teologico che prende sul serio il p ->stulato dell'autonomia razioni • dell'uomo nella spiegazione dei mondo fisico e morale e quindi nel suo comportamento etico e politico. E' qui che il cristiano bonhoefferiano e il laico possono incontrarsi disarmati dogmaticamente, non più «religiosi» o «irreligiosi» (possiamo ora aggiungere) nel senso convenzionale del termine. Nessuno dei due ha qualcosa di più rispetto all'altro. L'uno e l'altro sono soli nella costruzione del senso del loro mondo personale e collettivo. Quello che per l'uno è la gratuità imperscrutabile dell'incontro con un Dio che non pretende di «risolvere» nulla, per l'altro è la contingenza assoluta con cui deve fare i conti nel mondo. Questa è l'età adulta dell'uomo. Con queste considerazioni, siamo davvero tanto lontani dai problemi assillanti e controversi del nostro convivere quotidiano civile e politico? Non c'è nessun rapporto tra la questione della responsabilità della donna rispetto alla vita che porta in grembo e la teologia del diventare adulti in senso bonhoefferiano? Non c'è nessun rapporto tra l'autonomia della costruzione di una società giusta, leale e solidale e il postulato di un agire etico etsi deus non daretur! Sono interrogativi difficili, naturalmente. Sarebbe triste se qualcuno li considerasse moralmente sospetti, pericolosi o semplicemente stravaganti. Gian Enrico Rusconi

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