Sei donne nei bagno turco chiacchierano tutte vestite di Masolino D'amico

Fortunato, Ciangottini & le altre ad Asti Fortunato, Ciangottini & le altre ad Asti Sei donne nei bagno turco chiacchierano, lune vestite La commedia propone realiste nudità ma qui le attrici tengono anche le calze ASTI. «Nel bagno turco» dell'inglese Nell Dunn è una commedia in cui sei donne di estrazione modesta e di varie età si incontrano la sera in un fatiscente stabilimento pubblico - siamo in un quartiere periferico londinese - a rilassarsi dopo il lavoro e a raccontarsi i fatti propri, pur non essendo amiche e conducendo esistenze abbastanza dissimili: in ciò offrendo uno studio della nota solidarietà femminile, che culmina nella seconda parte, quando davanti alla minacciata chiusura del bagno da parte del municipio le frequentatrici si uniscono in un'azione collettiva di protesta. A suo tempo anche filmato da Robert Altman, il lavoro, quando fu proposto all'Aldwych Theatre direi una dozzina di anni fa, rilanciò un filone iperrealistico e minimalista il cui esponente di punta era stato il commediografo David Storey con pièces su persone spiate mentre sono impegnate in attività di gruppo. In «The Contractor», per esempio, gli attori in veste di operai costruivano e smontavano per davvero un padiglione da feste sotto gli occhi del pubblico. In «Steaming», che è il nostro «Bagno turco», le sei donne si spogliavano, si bagnavano, sudavano, si asciugavano, e insomma compivano sotto i nostri occhi tutte le operazioni che avvengono in un luogo del genere. Le loro nudità proposte con estrema naturalezza, dato appunto il contesto e soprattutto dato il loro trovarsi sole fra simili, quindi senza alcuna necessità di «posare» per il pubblico maschile, recapitavano un messaggio importante, ossia che il corpo umano in sé non è sexy, ma è carnalità, materia, umanità, quello che volete; donne nude che non si mostrano come tali sono gente come noi, non costituiscono oggetto di desiderio, e nemmeno di curiosità. Ora, questo aspetto essenziale nel testo di Nell Dunn è vistosa¬ mente scomparso nell'allestimento diretto da Maddalena Fallucchi, di cui ho visto solo un'anteprima. Qui il bagno turco d'epoca è suggerito dalla scena di Maria Alessandra Giuri; ma quanto vi avviene è fatalmente lontano sia dal realismo che ci sarebbe voluto, sia da un'astrazione vigorosa che di quel realismo cancellasse anche il sospetto. In altre parole, le attrici non si spogliano; ossia, si spogliano un po', ma rimangono in collant e casti costumi da bagno. Non solo, ma quegli abiti che si tolgono, li gettano in terra, lì dove dovrebb'essere bagnato; e alcune non si peritano di camminare con scarpe da città sulla piattaforma dove altre si distendono per il relax. La convenzione cosi sottolineata ci sottrae la sensazione affascinante di origliare su quello che fanno le donne quando sono fra loro e non le vede nessuno, e di conseguenza siamo indotti a rivolgere alle piccole storie un'attenzione maggiore, rendendoci conto ahimé di quanto queste siano convenzionali e scontate. Ecco infatti la mignotta sempre in bolletta e sempre picchiata dal partner; ecco la ragazzina grassa e complessata, vittimizzata da una madre troppo protettiva; ecco la signora quasi bene, timida e sulle sue all'inizio ma poi ansiosa di raccontare le proprie traversie di piantata dal marito; ecco la custode che teme di perdere il posto. Tutto quello che ci potevamo aspettare, insomma. E tutto è sostenuto in modo accettabile dalle sei interpreti, che sono Valeria Ciangottini (la borghese), Fiorenza Marchegiani (la sensuale), Valentina Fortunato e Elisabetta Carta (madre e figlia, sempre in tuta rosa), Rita Di Lernia e Loredana Solfizi; ma risentendo dell'incertezza che ho detto circa la chiave stessa dello spettacolo. Masolino d'Amico

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