I'uomo che fermò un incubo

Fu superato da Sabin che inventò un preparato meno costoso Fu superato da Sabin che inventò un preparato meno costoso I/uomo che fermò mi incubo E' morto Salk, padre dell'antipolio JONAS Salk, lo scienziato che creò il primo vaccino antipolio, è morto venerdì notte al Green Hospital di La Jolla, in California, vicino a San Diego. Aveva ottant'anni. Nell'agosto del '94 se n'era andato il suo rivale Albert Sabin, padre del secondo vaccino antipolio, quello oggi più affermato. Due vite parallelo. Entrambi ebrei, tutti e due impegnati nella stessa battaglia scientifica, entrambi messi alla prova da qualche doloroso fallimento, entrambi generosi nel mettere a disposizione i loro vaccini senza brevettarli, entrambi arditi nello sperimentarli su di sé c sui propri figli. Entrambi esclusi dal premio Nobel per la medicina, che pure ha consacrato ricercatori meno rilevanti per la salute dell'umanità. E nemici. Nemici, si capisce, come possono esserlo due grandi scienziati: a colpi di fioretto con pubblicazioni e battute, non a sgambetti ispirati da meschine gelosie. Nel confronto, Sabin, più estroverso, esce vincente. Ma sul piano scientifico un pareggio sarebbe stato più giusto. Dopo tutto, Salk fu il primo a vincere la malattia, e lascia a La Jolla, in cima a una scarpata a picco sull'oceano Pacifico, un istituto di ricerca tra i più prestigiosi del mondo, dove, tra l'altro, lavora il premio Nobel italiano Renato Dulbecco. E' difficile, oggi, immaginare che flagello sia stato la poliomielite fino agli Anni 50.1 genitori vivevano nell'angoscia, i bambini nella paura di contrarre il virus, con la prospettiva, in caso di sopravvivenza, di rimanere paralizzati alle gambe o alle braccia, di veder bloccato lo sviluppo corporeo, in qual¬ che caso di essere condannati a un'esistenza nel polmone d'acciaio. Le epidemie erano ricorrenti. Nei paesi ricchi come in quelli sottosviluppati. Tra i colpiti c'era stato anche Franklin D. Roosevelt. Jonas Salk nasce a Manhattan, New York, il 28 ottobre 1914. Il padre ò sarto, spende tutti i suoi risparmi per farlo studiare. Jonas si iscrive a giurisprudenza ma poi passa a medicina. E' minuto, timido, di poche parole, non fa sport, non è buon compagno di scherzi goliardici. Nel 1939 sposa Donna Lindsay, che gli darà tre figli, e trova un posto al Mount Sinai Hospital di New York, dove incomincia a lavorare sulle malattie infettive. Passa poi a Detroit, Università del Michigan; la guerra lo sottrae agli studi e il Pentagono lo trattiene alle proprie dipendenze fino al 1947, quando finalmente approda all'Università di Pittsburg e può dedicarsi alla ricerca sui virus, e in particolare su quello della polio, che John Enders aveva già individuato anche nei tessuti non nervosi, ricavandoci il Nobel. La ricerca è finanziata direttamente dalla Fondazione nazionale contro la paralisi infantile. Salk e Sabin si dividono i fondi, ma seguono strade diverse. Sali: punta a un vaccino fatto con virus uccisi nella formaldeide. Sabin a un vaccino con virus vivi ma «attenuati», cioè in grado di suscitare la reazione immunitaria ma non di sviluppare la malattia. Salk batte il rivale sul tempo. Nel 1953, dopo aver provato il vaccino sui suoi figli, lo sperimenta su un campione di mille bambini. Funziona. Però occorrono tre iniezioni piuttosto costose, non pratica¬ bili in Paesi poveri. Sabin arriva con qualche anno di ritardo. Ma il suo vaccino si prende per bocca, in una sola dose. Costa poco, è adatto al Terzo Mondo. Unione Sovietica e Cina lo adottano su grande scala. A Salk nuoce anche un tragico errore dei laboratori Cutter; una partita di vaccino difettoso provoca 260 casi di poliomielite, 11 dei quali mortali. Anche il vaccino di Sabin però registra qualche incidente, sia pure meno grave. Negli Anni 60 Salk è in crisi. Divorzia. Sposa l'ex compagna di Picasso, la pittrice francese Frangoise Gilot. Nel 1963 fonda il suo istituto a La Jolla e si tuffa di nuovo nella ricerca. Negli ultimi anni ha cercato di realizzare un vaccino per l'Aids. Invano, ma era ottimista. «Prima o poi ci riusciremo», diceva. «Abbiamo già tutte le conoscenze necessarie, basta saperle mettere insieme con saggezza». Del vaccino antipolio, che ha salvato milioni di vite, metteva in luce soprattutto l'effetto psicologico: «Oltre che dalla morte, fu la liberazione dalla paura». Piero Bianucci Aveva sposato in seconde nozze l'ex compagna di Picasso Frangoise Gilot A sinistra una vaccinazione con il metodo Sabin, sopra Jonas Salk

Luoghi citati: California, Cina, Detroit, Manhattan, Michigan, New York, San Diego, Unione Sovietica