Fra 72 ore la guerra dell'auto

Se non si trova un accordo scatteranno i superdazi voluti da Clinton Se non si trova un accordo scatteranno i superdazi voluti da Clinton Ira 72 ore la guerra dell'auto Giappone e Usa trattano in extremis WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mancano 72 ore allo scoppio della guerra. Ieri, a Ginevra, sono stati mandati di corsa i ministri del commercio di Stati Uniti c Giappone perché prendano direttamente nelle loro mani il negoziato sulle auto che non sta andando da nessuna parte. So nemmeno i due ministri troveranno un compromesso accettabile a entrambe le parti entro mercoledì, scatterà l'ultimatum imposto da Bill Clinton e 13 modelli di lusso di auto giapponesi importate negli Stati Uniti subiranno un raddoppio delle tariffe. Così sarà guerra, guerra commerciale naturalmente, ma niente affatto da sottovalutare, riguardando le due più forti potenze economiche del mondo. L'ultimatum di mercoledì 28 giugno era stato imposto da Bill Clinton nella speranza che a metà del mese, nel corso del vertice del G7 a Halifax, iì primo ministro giapponese Tomiichi Murayama gli offrisse un'apertura che lo scongiurasse. In effetti, l'atmosfera dell'incontro tra i duo nella capitale della Nuova Scozia fu piuttosto buona e funzionari dei due governi invitarono a guardare al negoziato fissato a Ginevra per la settimana successiva, 22 e 23 giugno, come all'appuntamento risolutivo. Ma, dopo due giorni di colloqui nella città svizzera, il rappresentante giapponese Yoshihiro Sakamoto ha dichiarato sconsolato: «Siamo ancora molto distanti». E ha comunque annunciato che, dilatando l'originaria agenda di due giorni, i colloqui sarebbero proseguiti nel corso di tutto il fine settimana. «Faremo del nostro meglio per avvicinare le posizioni discutendo molto in profondità», ha promesso. Ma la profondità non dove essere stata sufficiente, dal momento che sabato, all'inizio della terza tornata di colloqui, le parti hanno alzato lo mani. Invece dell'annuncio dell'accordo ne è stato dato un altro: le due delegazioni avevano deciso di convocare a Ginevra i rispettivi capi, cioè i ministri Ryutaro Hashimoto e Mickey Kantor. Arriveranno domani, nel tentativo di forzare un accordo dell'undicesima ora prima della scadenza dell'ultimatum di mercoledì. Se questo avvenisse, non ci sarebbe niente di strano: in contenziosi di questo genere, i compromessi, se vengono raggiunti, spuntano sempre all'ultimo minuto. E, ormai, il disaccordo 6 ristretto a un solo punto di tutto il contrasto nippo-americano sul mercato dell'auto: la quantità di parti di ricambio americano che i giapponesi si dovrebbero impegnare a importare. Ma è ormai più di un mese che questo e rimasto l'unico punto di contenzioso e l'accordo non è ancora saltato fuori. Se anche i ministri falliranno, Clinton dovrà annunciare le sanzioni, essendosi impegnato solennemente a rispettare l'ultimatum al minuto Da quel momento 13 modelli prodotti da cinque caso automobilistiche giapponesi costeranno tutto d'un colpo il doppio e, inevitabilmente, usciranno dal mercato americano. 11 danno immediato per i giapponesi sarà di 6 miliardi di dollari, ma 11)00 concessionari americani dovranno chiudere e licenziare. Come tutte lo guerre, anche questa si intensificherebbe e si estenderebbe. Noi frattempo, il neonato Wto, diretto dall'italiano Renato Ruggiero, si troverebbe por le mani una gatta davvero brutta da pelare. Paolo Passarmi Un'immagine emblematici degli operatori al lavoro alla Borsa di Tokyo Sotto un'uscita del metrò a Tokyo

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Clinton Ira, Mickey Kantor, Renato Ruggiero, Ryutaro Hashimoto, Tomiichi, Yoshihiro Sakamoto