IL ROSARIO E L'ISLAM di Igor Man

II BjiJjl IL ROSARIO E L'ISLAM (forse) è il vecchio cronista si stupisce- della disattenzione della giovine Signora Pivetti. Giustappunto perché qualcuno potrebbe scambiarla per provocazione; per un atto non più privato bensì politico. Un cattolico normale qual è il vecchio cronista si duole che un personaggio, per molti versi drammatico, un credente rigoroso qual è il deputato Pivetti, possa dare l'impressione di non riconoscersi nel Concilio Ecumenica Vaticano II, nella Enciclica, cristianamente rivoluzionaria, intitolata Nostra Aitate. Ma il nostro rammarico è un latto privato così come il presunto fondamentalismo della Signora Pivetti appartiene alla sfera personale del presidente della Camera dei deputati. La nota stonata, se è permesso dirlo, è nella presenza simultanea in chiesa di Irene Pivetti e di cre¬ denti fondamentalisti che considerano loro dovere «difendere Roma e l'Occidente cristiano dalla penetrazione islamica». Per quanto possa angustiarci la rotta di collisione intrapresa (apparentemente) dalla Signora Pivetti con la testimonianza ecumenica di Giovanni Paolo II, è chiaro come ciò riguardi soltanto lei. F.ppcrò se di «privato» si tratta perché, vorremmo domandare, la giovine Signora non si è recata a pregare in una chiesa e in un orario in cui nessuno poteva vederla? Ci dicono che allorché il Cardinal Martini, insieme con la Comunità di Sant'Egidio, promosse a Milano, nel dicembre '93, una settimana di preghiera inter-religiosa, ci dicono che la Signora Pivetti, allora preposta alla Consulta cattolica della Lega, giudicasse «negativa» quella iniziativa. Se così è, per la Signora Pivetti il monoteismo non ba¬ sta a «legittimare» l'Islam? La storia dei malintesi tra Islam e Cristianesimo è di vecchia data. L'appello al dialogo, che si concretò nella dichiarazione conciliare «Sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane», nell'enciclica di Paolo VI e nell'istituzione di un Segretariato romano, è riecheggiato nel cuore di molti cristiani come un'esigenza della loro fede, esigenza di apertura, di rispetto e di amore nei confronti dell'Altro. Speranza, questa, di natura troppo emotiva e, a volte, delusa. Così scrive nel suo Regards chritiau sr/r l'Islam Louis Gardet, aggiungendo: «Siam ben pronti, noi, a dimenticare con molta facilità e leggerezza i nostri errori passati. I nostri giudizi a priori sull'Islam, l'Induismoo il Buddismo, le nostre interpretazioni così poco esatte delle loro credenze e attitudini spirituali. Ma in quale misura abbiamo il diritto di aspettarci il medesimo, sereno oblìo da parte dei nostri interlocutori? Cerchiamo piuttosto di ricordare quanti uomini vi sono ancora, nel Medio Oriente, in Asia, in Africa, che soffrono per le ferite che la Storia degli ultimi secoli ha inferto alla loro coscienza di credenti, alla loro dignità di popoli». Può intristire (o far sorridere) che qualche spirito semplice, sollecitato da fondamentalisti alla periferia della Chiesa cattolica, creda che bisogna recitare il Rosario, ogni venerdì, per sconfiggere «chi si propone la dominazione islamica su Roma e sul mondo». Sconcerta, lo ripetiamo, invece, la vicinanza fisica di una cattolica diremo essenzialista con quegli «spiriti semplici»: perché diventa un messaggio pericoloso. Un conto è chiedere la reciprocità (che è altra cosa del baratto: io dò una moschea a te, tu dai una chiesa a me), un conto è condannare l'Islam a priori, ignorando (o facendo finta di ignorare) come e quanto il Corano celebri Gesù Figlio di Dio e la Verginità della Madonna. Certo tra Islam e Cristianesimo esistono quelle che Louis Gardet chiama «linee di separazione tanto decise che sarebbe ingenuo pretendere di trattare Islam e Cristianesimo insieme». Ma è supremamente vero cheIslam e Cristianesimo hanno in comune l'affermazione del Dio Uno, trascendente, creatore, retributore. Tanto dovrebbe bastare a chi crede che «l'esperienza spirituale» può ricolmare il cristiano e, al tempo stesso, crocifiggerlo: dal momento che la Croce è la via maestra che conduce alla «unione d'amore». Anche verso l'Altro, figlio, come noi, del Dio unico. E' vero che «l'Islam - come religione -, avanza» ma questo accade perché è mosso da un propellente potentissimo: la pratica religiosa alimentata da una Cultura che possiamo anche chiamare Fede. Mentre il Cristianesimo sembra qualche volta segnare il passo. Forse perché manca spesso la mediazione della Parola fra Dio e l'Uomo? Forse perché molti cristiani non sanno più pregare? «Signore, insegnaci a pregare»: così è scritto nel Vangelo di Luca (11-1). Ma qualche volta Dio non ascolta chi non sa chiamarlo. Igor Man

Luoghi citati: Africa, Asia, Medio Oriente, Milano, Roma, Sant'egidio