La guerriglia in spiaggia

La guerriglia in spiaggia La guerriglia in spiaggia Dietro l'attacco l'ombra della Siria IL NUOVO ATEL AVIV HZ1V, dove si trova il Club Mediterranée, è uno di quei posti che disognano, sulla breve costa israeliana, il sogno di essere un Paese normale. I turisti, nella pace della vacanza, dimenticano di trovarsi nel mozzo del conflitto arabo-israeliano: l'acqua del Mediterraneo è trasparente, sotto le onde le rovine romane regalano qualche emozione archeologica, i giovani israeliani si dedicano finalmente alla caccia delle ragazze straniere. Per la seconda volta in tre mesi anche questo piccolo paradiso quasi extraterritorialo è stato bombardato dagli hezbollah. L'altra volta vi fu ucciso un ragazzo israeliano di 17 anni, Benny Unassi. La bomba dei guerriglieri di Allah gli piombò addosso mentre era in costume da bagno. La sorella, piangendo di fronte alla tv, lanciò accuse all'esercito israeliano che aveva compiuto il giorno avanti un'azione antiterroristica entro i confini del Libano, e non aveva poi avvertito la popolazione di starsene a casa. Stavolta è un francese di 24 anni che muore. L'Oasi del Club Mediterranée è stata violata di nuovo. L'avvertimento degli hezbollah è chiaro: chiunque, in Israele, è in pericolo. Militari, civili, turisti. Sei giorni fa era stata la volta di tre soldati, morti in uno scontro a fuoco sul confine del Libano meridionale. Qualche giorno fa un altro militare israeliano era stato ucciso. Con i mitra, con le bombe, con le Katiushe che di nuovo costringono gli abitanti di Kiriat Shmono e delle altre città di confine in Galilea a starsene rinchiuse nei bunker, coi bambini che cantano le solite canzoncine e fanno i soliti giochi seduti insieme ai loro insegnanti nel rifugio. Gli hezbollah con i loro annes¬ si di Hamas e della Jihad islamica sono all'attacco. In Israele, ieri pomeriggio, alla vigilia della festa dello Shabath, Rabin ha reagito alla nuova violenza con parole di fuoco: non ci saranno scuse per gli attacchi ai civili, saranno prese misure nuove e terribili contro i terroristi che sparano dalle montagne. La popolazione, secondo un'inchiesta pubblicata ieri stesso dal giorna¬ le israeliano più venduto, Ediot Aharonot, già richiede per il 65 per cento che si prendano misure più dure contro gli hezbollah attraverso l'uso dispiegato dell'esercito. Solo il 29% della gente dice di no, e il 9% si dichiara perplesso. Un'altra indagine di tre giorni fa mostrava che oggi, molto più di alcuni mesi or sono, la popolazione è favorevole al processo di pace e al governo che ne è il padre. Il fatto è che negli ultimi mesi la sicurezza è apparsa più garantita, e la gente non è più spaventata dagli attentati che precedentemente avevano fatto si che l'opinione pubblica sembrava essersi rivolta verso l'opposizione del Likud. Adesso, tuttavia, appare sempre più chiaro agli israeliani che c'ò un fronte ove si consuma una guerra quotidiana: dal Libano controllato dalla Siria, lo Stato che pure partecipa attivamente alla trattativa di pace con Israele, partono ormai quotidiani attacchi. La guerriglia proviene dal fronte del Nord, e certo questo dato non è fatto per preparare un comodo tavolo delle trattative a Assad e a Rabin. Gli hezbollah in Libano sono in parte finanziati dai siriani, in parte dall'Iran; sono nati dopo la rivoluzione khomeinista, frutto del tentativo di esportare la parola dell'Imam iraniano e di servire come struttura organizzativa per i fondamentalisti sciiti. Dal 1982 in poi, ovvero dal tempo della guerra del Libano, gli hezbollah si sono diramati in varie organizzazioni. C'è la Jihad islamica e «l'organizzazione della giustizia rivoluzionaria)). Le azioni degli hezbollah sono ormai dagli Anni Novanta intrecciate (dopo essere passate attraverso un conflitto), con quella dell'organizzazione sciita libanese Amai controllata dai siriani. Amai è il gruppo che per primo strinse rapporti con Fatali, la milizia palestinese. Dal 1991, sulla base del «secondo accordo di Damasco», firmato da Amai e dagli hezbollah, gli attivisti dei vari movimenti stanziati nei villaggi del Libano meridionale compiono azioni spettacolari. I conflitti interni non mancano: la crescita continua del fondamentalismo islamico ha messo in grave crisi i gruppi laici palestinesi. La fazione di Arafat ò sempre più mangiata dai nuovi addetti alla Jihad. Il loro scopo attuale è far fallire gli accordi di pace, e far cadere il loro antico capo, Arafat. Israele non ignora che Assad di Siria non è affatto estraneo agli attacchi di questo periodo: ò tipico della zona mediorientale la politica del doppio registro. Da una parte l'uso della forza che mantiene vivo il senso di minaccia, dall'altra l'apertura delle trattative. Quando Warren Christopher era in visita in Israele, e poi in Siria, Assad ò sempre riuscito ad ottenere il blocco degli scontri e degli attentati degli hezbollah dai confini libanesi. Questo doppio registro è evidente anche in una mossa che Assad compì piuttosto ostentatamente sempre du¬ rante la visita di Christopher: prima cacciò via da Damasco il segretario generale della Jihad islamica Fatili Shakaki, e poi lo chiamò immediatamente indietro (per lettera) non appena Christopher se ne fu partito. Gli hezbollah oltretutlo sono diventati ormai molto audaci e militarmente perfettamente attrezzati per i loro attacchi: la sfida che portano all'esercito, alla dignità e all'opinione pubblica israeliana é terribile. E' chiaro che Rabin non può accettare che i turisti vengano uccisi da bombe nemiche sul suo territorio nazionale. Ma è altrettanto vero che dalla rappresaglia ricaverà un doppio svantaggio: l'indurimento dei rapporti con la Siria in un momento molto delicato e un ciclo ininterrotto di vendette islamiche che possono usufruire di guerriglieri, di bombe, di militari, di attacchi suicidi. Israele sembra comunque non rinunciare alla strada diplomatica per risolvere questo momento di crisi. Ha mandato a dire attraverso i soliti mediatori americani che Damasco sta per oltrepassare la «linea rossa» (come l'hanno chiamata oggi gli ebrei) oltre la quale la trattativa con la Siria può andare in pezzi. Assad deve trattenere gli hezbollah e frenare anche le spinte iraniane che, si sa, in questo momento sono più nervose dato che il processo di pace è in fase di accelerazione. E' di ieri la notizia che il presidente Assad ha spedito d'urgenza il suo vice a Teheran. Rabin, nonostante la rappresaglia militare già scattata, pure ha mantenuto la consueta linea moderata: il 27 di giugno i generali israeliani incontreranno quelli siriani a Washington per stabilire le linee pratiche dell'accordo. Fiamma Nirenstein Per la prima volta nel mirino ci sono i turisti. Il premier Rabin «Tutti in Galilea per solidarietà» TURISMO A RISCHIO ATTENTATI DEI FONDAMENTALISTI ISLAMICI I primi soccorsi ad uno degli otto feriti. A destra alcune donne sulla spiaggia di Achziv e nella foto più in alto la salma del giovane cuoco francese ifoto ansa reutersi