E il principe saudita offre mille miliardi cash
E il principe saudita offre mille miliardi cash E il principe saudita offre mille miliardi cash L' ASSALTO DEGLI ARABI ASSI', spallate di I Murdoch pcrmcttenIdo, arriverà davvero il principe Al Waalid Bin Talal Bin Abdulziz Al Saudi, il magro nipote di re Fahad, a togliere dai guai Silvio Berlusconi, con le suo limousine nere, la verghetla d'oro, l'abito scuro, lo guardie del corpo, il sorriso o la grana. Un mucchio di grana per noi mortali, si parla di un migliaio di miliardi cash, ma poco o nulla per uno come lui che di miliardi liquidi ne ha (si dice) almeno 20 mila, oltre al patrimonio, quello solido che ha messo insieme negli ultimi anni di viaggi e di affari: una fetta della City Bank di New York, le due catena di alberghi Usa Four Season e Fairmont, un bel pezzo di Eurodisney a Parigi, il grande ippodromo di Gedda. Più l'ultimo sfizio che si ò levato il mese scorso, l'Hotel Plaza di New York, comprato in cambio di una sciocchezza: 360 milioni di dollari. Il principe, oramai si sa, è uno dei tasselli del «progetto Wave», il progetto Onda, messo a punto a Arcore negli ultimi mesi e che prevede, più o mono, la quadratura del cerchio: vendere un bel po' di quote della Fininvest, incassare denaro fresco per dare ossigeno ai debiti, tranquillizzare i manager del gruppo, annacquare il conflitto di interessi che adesso ingombra la via politica di Berlusconi, il tutto senza perdere il controllo sullo televisioni. Che sulla medesima via politica, hanno pur sempre un qualche peso. Dunque Al Waalid. La sua età non è del tutto nota, dicono 35, dicono 37 anni, piccoli baffi, occhi neri. Veste all'occidentale. Si è fatto le ossa nelle università americane. Ha la passiono dei cavalli, ma soprattutto dei falchi da caccia. Dicono ne possegga di pregiatissimi (quotati 20 mila dollari l'uno) che lo accompagnano nello suo non rare escursioni nel deserto, dove non lascia tracce e dorme sotto allo tende. Per il resto gira, con massima riservatezza, le capitali finanziarie del pianeta. E investo senza metterò troppi argini al suo privato torrentello di petrodollari. Ha casa a Washington, Parigi, Ryiad, più un marmo sontuoso in costruzione sul mar Rosso, accanto a una delle residenze di re Fahad. Per spostarsi usa il suo Booing 727. E per staro formo, il Nabilia, il super yacth che fu di Kashoggi, ancorato in Costa Azzurra. Lì sopra ci abitano la moglie, i figli, vari parenti. Qualche volta perfino lui. In questa storia di Berlusconi e di miliardi (come vedremo tantissimi miliardi) Al Waalid non è l'unico arabo in scena. Ce no sono almeno altri due. Salch Kamel, il mediatore vero dell'affare. Taraq Ben Ammar, il mediatore aggiunto. Dell'ultimo si sa abbastanza: nipote di Bourghiba, produttore cinematografico a Parigi con la sua Carthago Film, procacciatore di affari internazionali, buon amico di Bettino Craxi e di Silvio Belrusconi. Un furbacchione. Quattro anni fa a Cannes, Berlusconi al solito blindatissimo, so lo ritrovò sulla porta della sua suite al Majcstic: «Silvio, sono venuto a farti conoscere mio figlio», gli disse tenendo un pupo per mano. E una volta entrato cominciò a parlare di affari. Del secondo, Saloh Kamel, si sa meno, ma vale assai di più. E' presidente della Banca islamica, ed è una delle teste pensanti del gruppo Dallah Baraka uno delle più gigantesche concentrazioni di capitali sauditi destinati a investimenti planetari. L'altro ieri Saleh Kamel girava in via Veneto a Roma, mangiando un gelato. Dicono sia rimasto in Italia proprio per concludere l'affa¬ re Berlusconi-Ai Waalid. E dicono pure (fonti arabo) che del giovane principe saudita sia non solo mediatore, non solo amico, ma anche socio. Del resto lo sono già nella tv satellitare Art (Arab Radio Television) che da un anno - a strada 14 del Fucino, Telespazio - trasmette con 4 canali sull'intero mondo arabo. Il loro business televisivo si va espandendo come una spugna. Entro il '96 Art trasmetterà su 23 canali, non solo sui Paesi del Mediterraneo, ma anche su una parte d'Europa. Irradicrà programmi destinati a essere distribuiti attraverso pay tv: film, cartoni animati, videoclip, più informazioni no-stop modello Cnn. Il probabile accordo con Fininvest, per Al Waalid e Saleh Kamel è dunque una piccola tessera. Uno scalino, nella scalata ai cieli satellitari che per procedere ha bisogno sì di programmi e know how, di partner e tecnologia, ma soprattutto ha bisogno di investimenti costanti. Cosa di cui i due partner dispongono ampiamente, se è vero, come si mormora, che stiano studiando un progetto infinitamente più grande: investire un miliardo di dollari per mettere in orbita un satellite privato entro il 2000. A questo punto potrebbe perfino ritornare in scena Silvio Berlusconi che da tempo, por quanto distratto dagli af¬ fanni politici, sta mettendo a punto lo strategie future della Fininvest che dovranno por forza passare per sbocchi satellitari e televisioni via cavo. Ma al futuro prossimo, Al Waalid penserà poi. Ora ha l'affare arcoriano da concludere. E' stato da Berlusconi il 4 giugno scorso. Dovrebbe rimatcrializzarsi noi prossimi giorni. E secondo gli stati maggiori Fininvest tutta la trattativa si potrebbe chiudere entro la prossima settimana. Poi A) Waalid tornerà invisibilo, a pensare al ciclo dei satelliti che in fin dei conti coincide con quello dei falchi. PinoCorrias La società potrebbe venir frazionata 33% a Silvio, 30% in Borsa il resto ad Al Waalid e a Time Warner II business «petrolifero» delle tv sta cercando una base d'appoggio per espandersi in tutta Europa A sinistra: il principe Al Waalid nipote di re Fahad Qui sopra: l'editore australiano Rupert Murdoch
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