Tutti in campo contro tutti ma chi ha acceso la miccia?

I Tutti in campo contro tutti ma chi ha acceso la miccia? IL PALAZZO SOTTO CHOC IENTE allarmismi, per carità, chiede giustamente il presidente del Consiglio Lamberto Dini, che pure, con qualche strappo all'aplomb monctaristico, convoca un vertice estemporaneo a Palazzo Chigi per compulsare i dati dell'Istat e, soprattutto, quel raggelante 11,3, due cifre e virgola, che - questo non si può negare - gli ha rovinato l'antelucano risveglio del venerdì. Chi meglio di Dini, novizio alle ritualità politiche, ma rotto a quelle economico-monetarie, sa che inflazione e attesa d'inflazione sono concetti praticamente equivalenti? E che in queste materie, se si può, bisogna placare, sopire, anestetizzare, mai sensibilizzare, come rischiano di fare i comunicati di Palazzo? Ma lo choc è cosi forte che da Palazzo parte persino qualche velata minaccia por chi - detentori dell'ingrosso - ha in mano i prezzi, come se qualcuno veramente li avesse in mano. Accogliendo comunque, per spirilo patrio, l'invito alla prudenza, che il presidente ci aveva rivolto qualche giorno fa («Una fiammata destinata a spegnersi prima della fine dell'anno», ci aveva garantito, mostrando tuttavia l'ansia di un interrogativo nello sguardo, se non nelle parole), evitiamo di riferirvi qualche pagina non troppo tranquillizzante di Costantino Bresciani Turroni, autore di The Economics of Inflalion, un saggio sulla Germania di Weimar, che Guido Carli citava sempre nello sue dotte dispute monetaristiche con Ugo La Malfa. E ci guarderemo bene dal raccontarvi l'inflazione «selvaggia» della prima metà degli Anni Settanta, che Valerio Castronovo descrive così bene nella «Storia Economica d'Italia», uscita da poco per Laterza. E, a maggior ragione, ci asterremo - figurarsi - dal narrarvi come, in quegli anni, il giovane ministro dell'Industria Ciriaco De Mita, che non aveva mai letto David Ricardo, ma era pur sempre animato da ottimi propositi, pensò di mettere sotto controllo i prezzi nelle botteghe con editto ministeriale e con l'ausilio di un numero telefonico (non c'orano ancora 144 e numeri verdi), cui le massaie avrebbero dovuto denunciare i reprobi macellai che vendevano troppo cara la fettina di vitellone. Graffiti di un'antica Italia più ingenua che cattocomunista, come direbbero i nuovi campioni del liberismo per sentito dire. Ma, in fondo, bisogna pur riflettere, con tutta la prudenza che il presidente del Consiglio saggiamente richiede, sulla bomba che nuovamente ci fa da sedile, dimenticando Weimar (che, tra l'altro, Bresciani Turroni giudicava effetto di un sofisma economico), archiviando il Sud America, che ultimamente ci ha dato anche qualche buona lezione in termini di controllo dell'inflazione, e chiedendosi invece: che cosa sono, all'improvviso, queste due cifre e virgola che mettono in ansia perfino un bull-dog come Lamberto il Rospo? Per la verità, non c'era bisogno del profeta Ezechiele per prevederlo, ci risponde deliziosamente acido il professor Paolo Sylos Labini, decano degli economisti italia- ni, che aveva avvertito da tempo anche il suo allievo Rainer Masera, ministro del Bilancio nel governo Dini: Guarda Rainer - gli aveva detto - se aumentate l'Iva, aspettatevi una fiammata d'inflazione. Pare che il ministro non ci abbia voluto credere e che l'economista, adesso, stia attento a dichiarare esplicitamente che Rainer s'è lau¬ reato con lui: Se no - dice divertendosi molto - magari danno pure a me la colpa dell'inflazione. Ma qui, in fondo, la questione è diversa: s'infiammano i prezzi che sono soggetti al cambio e quelli soggetti, a loro volta, ai prezzi originari dei prodotti. Insomma, s'infrange la teoria che si può svalutare la lira ad libitum, senza pagarne prezzi in termini d'inflazione. Chi ci poteva credere veramente, del resto? Difficile spiegare tutto tecnicamente, ma, com'è ovvio, l'inflazione è dovuta a spinte diverse e, nel caso dei prezzi all'ingrosso, ai prezzi delle materie prime, ai cambi e ai salari interni. Con influenzo di un fattore sull'altro: poniamo - per faro un esempio - che il cambio della lira sia pessimo, com'è in effetti; non ci vuol molto a capire che chi produce, poniamo, parmigiano, può esportare all'estero a prezzi crescenti e quindi se ne sbatte un po' del mercato interno, portando inflazione all'interno. Vi rispannieremo i dettagli, per dire soltanto che ci sono tutte le condizioni per ricreare la spirale prezzi-salari che già abbiamo vissuto. Certo, vent'anni fa vigeva la «deliziosa frescaccia», come la definisce Sylos Labini, che il salario fosse una variabile indipendente. Oggi, nessuno lo sosterrebbe più neanche per un attimo senza mettersi a ridere, o senza rischiare i fulmini di Luciano Lama, piutto- sto che degli economisti bcrluscadipendenti, ma non è affatto esorcizzata la spirale prezzi- salari. Che cosa dice il moderatissimo segretario della Cgil Sergio Cofferati? Dice, giustamente, dal suo punto di vista, che ci sono contratti nazionali che scadono e contratti che devono recuperare l'inflazione reale rispetto a quella programmata per decreto governativo. Come si può dire ai lavoratori: guardate, cari, che non vi restituiamo neanche la maggior inflazione rispetto a quella programmata nell'ambito di un patto sociale sotto:?, scritto dalle parti? Ecco la ragione'"' per cui rischia di saltare in un baleno la politica dei redditi perseguita per un ventennio in un'ottica lamalfìana e conseguita, soltanto dopo la morte del leader repubblicano, dai governi Amato e Ciampi, confermata dal governo Dini, dopo la parentesi del governo Berlusconi che, tirato per la giacca dalle raffinatezze dei politologi alla Ferrara, non aveva capilo poi molto bene di che cosa si trattasse. Sapete, quelli della Brianza ci mettono un po'. Ma povero Giuliano, dicono oggi anche antichi economisti che l'hanno visto bagnato sullo ginocchia di Togliatti, come si fa a cercare di apparire cosi scandalosamente cretini, quando si è cosi tragicamente intelligenti? Come se proprio la volgarità e l'idiozia diventassero cifre d'intelligenza. E se salta il patto sociale quale futuro governo, di destra o di sinistra, potrà giovarsene? Le colpe: certo, lo colpe dell'inflazione sono un capitolo che si apre appena adesso. Gli industriali contro i commercianti, la Banca d'Italia contro gli industriali che fanno superprofitti e non li reinvestono, insomma tutti contro tutti. Chi ha le colpe maggiori per il ritorno alle due cifre con virgola? Incombe, custode supremo, la Banca d'Italia e il governatore Fazio non tralascia occasione per avvertire: Guardate che aumento ancora il tasso di sconto! Ma è questo che effettivamente serve, oppure il medico annuncia un'ottima cura per l'ulcera quando la malattia è l'appendicite? In fondo, cos'è ormai l'aumento del tasso di sconto? Un avviso all'industria: non siate troppo generosi nei contratti. Un avviso al sindacato e un avviso al governo. Ma valgono ancora questi avvisi piccoli piccoli, oppure è passato il tempo degli avvisi, perché finalmente vige quello dei fatti? Non sarà forse meglio operare magari sul mercato dei cambi, se veramente la lira vale mille lire rispetto al marco, per restaurarne la dignità, se occorre sacrificando anche riserve? E quanto seriamente si può discutere dell'Osservatorio dei prezzi, suggestione tardo-demitiana per sindacati e commercianti alla ricerca di alibi? «Deliziose frescacce», chiosa il professor Sylos Labini, il quale, beato lui, oltre ad essere un cervello economico indiscutibile, ha un'età che gli consente ormai di diro quasi tutto quello che pensa. E lui pensa che corriamo di nuovo il rischio di quella che negli Anni Settanta si chiamava La Spirale. Alberto Staterà Sylos Labini avverte Attenti perché qui può anche saltare in un baleno la politica dei redditi COSI' I PREZZI NELL'INDUSTRIA -l' ili II iiisr L993 1994 fi I MESI MEDIA RISPETTO At MESE PRECEDENTE RISPETTO Att'ANNO PRECEDENTE 1995 APRILE +0,4% +3,0% MAGGIO +0,4% +3.2% GIUGNO. , +0.2% +3,0% LUGLIO +0.3% +3.?% AGOSTO +0.4% +3.5% SETTEMBRE +0,4% +3,/'% OTTOBRE +0,7% +4,3% NOVEMBRE +0,7% +4,8% DICEMBRE +0,6% +5,4% MEDIA'94 +3.8% GENNAIO +0.9% +5.6% FEBBRAIO +1,1% +6,3% MARZO +1.3% +7.5% APRILE + 1,0% + 8,2%,

Luoghi citati: Ferrara, Germania, Italia, Sud America, Weimar