Quegli astri più veloci della luce

Quegli astri più veloci della luce Quegli astri più veloci della luce Ma Einstein si salva, è soltanto un 'illusione DA tempo gli astrofisici non si stupiscono più nello scoprire oggetti celesti che espellono materia a velocita superiore a quella della luce. Non e una contraddizione con la teoria della relatività ristretta: il fenomeno è solo illusorio, si può dimostrare che un getto apparentemente superluminale è conseguenza di un'espulsione, con velocita prossime alla velocità-limite e lungo particolari direzioni rispetto alla linea di vista degli osservatori, da parte di una sorgente dotala di moto proprio. Le osservazioni di questi fenomeni hanno riguardato per lungo tempo solo oggetti estremamente lontani: quasar e nuclei galattici attivi. I meccanismi fisici per giustificare l'esistenza di sorgenti apparentemente superluminali di solito implicano la presenza di oggetti di grande massa e densità, come buchi neri giganteschi. Non stupisce il fatto che abbia destato interesse nella comunità scientifica la scoperta avvenuta l'anno scorso di una sorgente superluminale anche al¬ l'interno della Via Lattea, presentata in settembre da una coppia di astrofisici francesi e statunitensi sulla rivista Nature (un'altra è stata annunciata in aprile). L'oggetto in questione, noto come Grs 1915+105, mostra una coppia di getti di materia espulsi in direzioni opposte rispetto alla sorgente, osservati nel dominio delle onde radio alla fine di marzo 1994. La distanza stimata e compresa fra 36 e 46 mila anni-luce, e una delle due nubi di materia sembra muoversi a una velocità superiore del 25 per cento a quella della luce. Un conto più preciso porta a una valutazione realistica della velocità per entrambi i getti pari al 92% di c (c è la velocità della luce). Nel dominio dei raggi X, Grs 1915+105 risulta la sorgente più luminosa di tutto il cielo, perfino più di Gyg X-l, uno dei candidati più probabili alla presenza di un buco nero. Non si è ancora spento l'interesse per la scoperta di Grs 1915+105, quando un secondo gruppo di ricercatori australiani, statunitensi e sudafricani pubblica, sul numero del 9 marzo di Nature, un articolo che descrive la scoperta di un secondo oggetto apparentemente superluminale nella nostra galassia, Grò J1655-40, durante lo studio di una sorgente di raggi X nel cielo australe che ai primi di agosto del 1994 ha presentato un insolito «picco» di luminosità. Osservazioni interferometriche con radiotelescopi sparsi in diversi continenti hanno evidenziato la presenza di due getti di materia, uno dei quali sembra muoversi a una velocità del 50% superiore a quella della luce. Di nuovo, opportune correzioni relativistiche portano a una valutazione della velocità drasticamente minore, in ogni caso non inferiore alla metà di c. La distanza stimata della sorgente è compresa fra 9.800 e 16.300 anni-luce. Una caratteristica curiosa di questo oggetto celeste è la differenza di circa 12 giorni fra il massimo di luminosità nei raggi X e il massimo nelle onde radio, avvenuto un giorno prima dell'inizio dell'espulsione della ma¬ teria. Per giustificarla i ricercatori ritengono che il disco di accrescimento che circonda l'oggetto denso e massiccio da cui e stata espulsa la materia abbia modificato le proprie caratteristiche fisiche e geometriche nel giro di pochi giorni, provocando dapprima una forte emissione di raggi X e solo in seguito un massimo nelle onde radio. Proprio il cambiamento del disco di accrescimento sarebbe la causa dell'espulsione dei due getti relativistici. La possibilità di osservare sorgenti superluminali nella nostra galassia - a quanto pare più numerose di quanto si pensasse - è l'occasione per conoscere in modo più approfondito questo tipo di fenomeni. Se i meccanismi fisici che li spiegano sono gli stessi, per quanto le energie coinvolte siano di alcuni ordini di grandezza inferiori, queste scoperte aiuteranno gii scienziati a costruire modelli soddisfacenti anche per le sorgenti superluminali extragalattiche. Marco Cagnotti

Persone citate: Einstein