Favorevoli e contrari

Favorevoli e contrari Favorevoli e contrari si 11 comincia con Foscolo e si finisce con Giovanni Macchia. Quarantasette testimonianze di scrittori italiani e stranieri che hanno tenuto o tengono conto aperto col Manzoni in un'antologia a cura di Lanfranco Caretti, Manzoni e gli scrittori. Da Goethe a Calvino (Laterza, pp. 155, L. 29.000). Dai contemporanei di Manzoni (come Leopardi, Tommaseo, Poe), alla scheggiata pattuglia degli scapigliati che finisce nella tarda liquidazione di Lucini; «In fondo, 7 Promessi Sposi sono il romanzetto oggettivo d'un grande osservatore, d'un buon filosofo, d'un ricco signore lombardo». l i iih di re il carattere nazionale di una nazione che ancora non esisteva». Eppure un'attualità manzoniana esiste anche per Vassalli, che riflettendo sulla propria storia personale pensa al destino, così tipico negli scrittori italiani, di passare attraverso quasi inevitabili beghe letterarie: Vassalli a sprigionarsi dalla rabbia onnivora della neoavanguardia, Manzoni a uscire dagli smerigli neoclassicisti per scrivere versi magari più brutti ma mai più come quelli. Una concessione legata a un fondamentale distinguo: «Manzoni esce da un'avanguardia per entrare in un'altra, poiché il Romanticismo popolaresco e populistico è un'altra avanguardia. Mentre noi siamo usciti da un'avanguardia per restare nudi in un deserto». Giunto alla lezione manzoniana attraverso Sciascia, Vincenzo Consolo, siciliano in Lombardia, autore di un romanzo storico come 7/ sor- fifgPer il primo '900 si distinguono le voci critiche di Hugo, Von Hofmannsthal, Savinio, Ungaretti, Bontempelli, Cocchi, Luzi, Bigongiari. Nel secondo '900 dopo il saggio provocatorio di Moravia che apre gli anni Sessanta con il suo Manzoni organico rispetto al cattolicesimo, tocca a Gadda rintuzzare l'«attacco» e correggere la posizione, disegnando la fisionomia del Gran Lombardo come «scrittore degli scrittori». Tutti stimolanti gli interventi successivi i Mary McCarthy, Ceronetti, Debenedetti, Piovene, Calvino, Citati, Testori, Sciascia, Pontiggia, Zanzotto, Macchia. Un quadro «forzatamente selettivo». Da aggiungere, ad esempio, Il pugno di Renzo, di Primo Levi, nel volume L'altrui mestiere (Einaudi, '851. [g, t.] Alessandra Manzoni rista da Laici/ano liso dell'ignoto marinaio, porta il discorso sul linguaggio: «Manzoni ci ha insegnato che uno scrittore sceglie un tipo di scrittura, un codice linguistico di comunicazione o di espressione a seconda della fiducia che ha nel tipo di società in cui vive o nella speranza che ha in un tipo di progetto politico. Venuto fuori in una stagione in cui la speranza era caduta, pur avendo appreso la lezione di Manzoni, non sono stato in grado di seguirne anche la scrittura, perché volevo oppormi al potere instauratosi in Italia, alla lingua omologata e massmediologica che questo potere imponeva». Per Consolo anche il Manzoni lirico è attuale e gli 7nni sacri hanno «qualcosa di unico e irripetibile, specialmente La Pentecoste». Oratoria? Propaganda cattolica? Teologia? Dottrina? «Solo cornice esterna. La poesia più segreta sta tutta all'interno di questa cornice, in una dimensione del sacro che è raro ritrovare nella poesia italiana, anche nei cosiddetti poeti religiosi». Versi «mediocri e immortali», sosteneva con convinzione Saba, che ricercando la poesia onesta contrapponeva Manzoni a D'Annunzio. Mentre Ungaretti poteva incalzare con appena un po' di malizia: «Manzoni è un sommo, ma non credete che Gesù risorgesse a suon di polka, come parrebbe dall'inno manzoniano?». Giovanni Tesio scompaginarne la rappresentazione, perché altera il rapporto tra menzogna e verità, tra ciò che è reale e ciò che è immaginato: le pagine dell'arte della conversazione sono anche un racconto a cui è difficile restare sordi di che cosa è stato in Polonia il socialismo reale. Infine, L'arte della conversazione è un omaggio a qualcosa che scompare, se non è già scomparso del tutto: la conversazione, appunto. Deve essere sembrato a Brandys dopo aver letto un paio di libri fatti di conversazioni, di libri-intervista, che quello fosse l'atto finale o addirittura la pietra tombale di questa nobile tradizione. In essi, infatti, manca l'essenziale: «Per lo più gli interlocutori non si conoscevano prima, a volte fingono di non conoscersi. Talvolta esiste tra loro simpatia o ostilità, ma soprattutto di natura sociale, politica. Non sono però uniti dalla sfera della confidenza, né divisi da conflitti privati». Dunque, la necessità di un requiem - questo libro - sostenuto appunto dall'energia alternata, centripeta e centrifuga, della confidenza e del conflitto. Elisabetta Rasy

Luoghi citati: Italia, Lombardia, Polonia