GOETHE MAESTRO D'AMORE E SALVEMINI BUSSOLA POLITICA

GOETHE MAESTRO D'AMORE E SALVEMINI BUSSOLA POLITICA GOETHE MAESTRO D'AMORE E SALVEMINI BUSSOLA POLITICA Mengaldo racconta la sua «antologia delle radici» more di quanto Salvemini ha contato per me ho antologizzato - afferma il professore - la lettera a Prezzolini, che io considero uno dei maggiori documenti politicointellettuali. Soprattutto per la frase in cui Salvemini attenua: "Se io ho da dire due cose, e voi mi permettete di dime una sola, è evidente che quella sola diventa una bugia". Cos'i, allora, capii che la pratica delle due verità non si addice soltanto a posizioni moderate o intermeHie. Per esempio si possono detestai le incarnazioni storiche del comunismo e pensare che senza la realizzazione delle grandi verità del comunismo non c'è società vivibile. Contrariamente a quello che mi dicevano molti amici, che bisogna stare da una parte o dall'altra, mi riusciva gradito il contemporaneo attacco di Salvemini alle società borghesi - ma distinguendo quelle di destra dalle liberali, come non usavano fare i comunisti - e allo stalinismo poliziesco». L'antologia ha richiesto anche qualche rinuncia nella compilazione. Lo sforzo maggiore è stato, per Mengaldo, di non ammettere nessun autore di cui si è occupato come filologo. Ha voluto indossare il più possibile i panni del «lettore comune». Però Mengaldo rievoca RWESTPORT (Connecticut, Usa) OBERT Ludlum «ne ha piene le tasche» di interviste. Di essere pizzicato, sfottuto. Non parla, sbrana. Come i duri dei film. Il suo comandamento è: prevenire, bloccare sul nascere. «Amico, che cosa vuole da me? Sarà mica uno di quei fottuti critici pieni di rancori, con la puzza sotto il naso, che si arrabattano a massacrarmi tutti i giorni della settimana per poi rimanere in mutande la domenica leggendo le classifiche?». Dormito male? «Per niente. E' che sto lavorando: non mi va di perdere tempo sulla solita questione: vende tanto ma non sa scrivere. Il suo peggior nemico? La sintassi. Io sono solo un attore che a quarant'anni suonati ha avuto un'idea: l'ho messa giù e gli ho dato un titolo, L'eredità Scarlatti. Dopodiché mi è successa la stessa cosa altre 18 volte: 200 milioni di copie con 32 traduzioni in 40 Paesi. Sarà una colpa?». Forse: i soldi, in genere, lo sono. <Me se io ne guadagnavo già a palate prima. Vuole un esempio? Ventiquattro anni fa la mia voce pastosa valeva 20 mila dollari per dire: "Ti piacerà un sacco volare Hraniff style"». Però quando dice ((attore», le origini della sua «vocazione»- per il mestiere di critico: un posto d'onore spetta al grandi! filologo Friedrich kitsch. «La lettera che riporlo nel libro - dice Mengaldo - fu una scoperta molto precoce e del tutto casuale. Fu scritta da Kitsch dopo che Nietzsche, suo allievo, gli aveva inviato la nascita della tragedia. A me pare che l'umanità e la statura intellettuale e morale di Ritsch siano decisamente superiori alla pur geniale arroganza che emerge dal trattato del discepolo. La lettera è un vero e proprio manifesto della filologia e la materia del contendere tra i due pensatori è il tema della soggettività, così forte in Nietzsche. Al contrario io mi identifico con la posizione di Kitsch che indica l'importanza dell' "oblio di se stessi" nel lavoro filologico». Primo Levi come lo considera? Come un maestro? «Il mio libro è modellato sulla sua "antologia /W / inceiizo Meriffildi) fra i nostri maggiori critici e filologi «Già: quello poteva essere un buono spunto. Ma poi sono andato in Germania: il paesaggio del dopo Muro era allucuiante. Monaco sembrava ritornata quella dei tempi bui: skinhead a ogni angolo, un'atmosfera di violenza più che palpabile, immigrati assaliti, incendiati. Una sensazione di vizio e di pericolo incombente. Ovunque odore rancido di un estremismo già visto, di un nazismo rinascente dalle ceneri». E questo le è bastato? Qualche giorno da turista, ed ecco che parte il complotto mondiale... «Lei non ha i miei sessantotto anni: ha perso alcune lezioni dalla storia. E poi, sempre meglio pre¬ personale". Però lui era uno scrittore e naturalmente le sue preferenze sono piii soggettive, lo ho escluso proprio tanti autori che mi sono stati "vicini", come i critici che più amo, Croce, Longhi, Contini, Fortini, Cases. In cambio ho antologizzato opere come Guena e pace, Vlliade o YAmleto, He Ix>ar, che mi hanno insegnato tante cose, anche il lavoro eh critico». Nel capitolo «Donne, sesso, eros» come guida alla riscoperta delle radici c'è Kraus che, però, al gentil sesso riserva affermazioni non sempre lusinghiere, come alcuni degli aforismi da lei riportati («Talvolta la donna e un utile surrogalo dell'onanismo. Naturalmente ci vuole un sovrappiù di fantasia» oppure «Il contenuto di una donna si coglie presto. Ma prima di penetrare fino alla superficie!»). Un insegnamento da accogliere o da evitare? «Kraus ha due facce: una ostile e una di ammirazione nei confronti del genere femminile. Le acrobazie della sua intelligenza sono sempre paradossali. Anche io ho delle riserve su di lui perché penso che l'eccesso di paradossalità nasconda quasi sempre la verità». Tra gli incontri artistici della sua vita ci sono anche la pittura, il cinema e soprattutto la musica. Quanto ha pesato sulla sua esistenza? «Le mie predilezioni vanno alla musica classica. Per quella moderna un ruolo importante l'hanno avuto i Beatles. E anche Lucio Battisti. La musica di questi ultimi anni spesso mi appare troppo giocata sulla parola e a volte mi sembra un piissimo surrogato della poesia. Oppure può accadere anche il contrario: se il testo è di qualità la linea melodica ò molto prevedibile. Ma la musica ha avuto per me un ruolo fondamentale. A volte mi interrogo se non ho sbaglialo mestiere. Avrei dovuto forse occuparmi di musica». Mirella Serri lìtìberl I .iiilliun pubblica da Rizzoli ■I illuminili! lle/l'A/IOItl/ixSf» venire. E' orribile aspettare che i sintomi si trasformino in malattia. Questo è il vero spirito di un liberal. E io l'ho mantenuto intatto in tutti i miei libri». Ma è soddisfatto del risultato? E questa non è una domanda da critico. «Non lo sono mai. Ma questo dipende dal perfezionismo dell'attore. D'altra parte io non scrivo romanzi come gli altri. Non leggo fiction, in pratica non so nemmeno chi sia John Grisham. Non perché lo snobbi. Solo non m'interessa. Per me esistono solo la politica, la storia e la loro rappresentazione teatrale. Questa volta ho fatto un dramma. In altri casi - la strada per Omaha, per esempio - una pochade. In altri ancora, una commedia». Per il resto? «Fedeltà: una moglie da 44 anni, un manager da 30, sveglia alle 4, cinque ore di lavoro tutti i giorni, correzioni al pomeriggio, qualche viaggio per aggiornarmi, pesca e vacanze nella nostra villa wi Naples in Florida e questa vecchia casa in architettura tardo confusionaria: nel tempo c'ho aggiunto 30 acri, un tennis, una piscina e un ascensore per la vecchiaia: tre piani possono essere lunghi e io ho avuto un guaio col tendine d'Achille. Ma passerà. Pero, come dicevo, sempre meglio prevenire». Piero So ria

Luoghi citati: Connecticut, Florida, Germania, Monaco, Usa