Gli STORICI E IL «TRAUMA» di Carlo Grande

Gli STORICI E IL «TRAUMA» Gli STORICI E IL «TRAUMA» Romano: fu un precedente pericoloso per l'Europa DelBoca: centenario importante ma dimenticato L ISSA, Custoza, Adua: nella lista nera delle militari disfatte italiane la sconfitta contro Menelik è per il nostro Paese un trauma a parte. Ma per gli africani? Perché proprio l'«Italietta» (arrivata per ultima e con ben altri mezzi nella «corsa all'Africa») e Adua simboli della lotta africana contro l'imperialismo? «Non dimentichiamo che Baratieri aveva 17 mila uomini e un'artiglieria molto potente», spiega Angelo Del Boca, che il prossimo marzo ad Addis Abeba parteciperà a un grande convegno sulla battaglia e un altro ne sta organizzando a Piacenza in aprile. «In Italia - dice lo storico - si sta mettendo la sordina al centenario, però Adua è cruciale perché ha ritardato di 40 anni l'imperialismo italiano. Oggi l'Etiopia la festeggia perché è un simbolo di unità intema, dopo la dittatura di Menghistu e l'indipendenza dell'Eritrea». Sergio Romano sottolinea un importante risvolto internazionale: «Churchill scrisse che la mancata reazione del governo italiano era pericolosa per le po¬ tenze coloniali: dava la sensazione che l'Europa fosse vulnerabile». Dunque, spiega Romano, i festeggiamenti non individuano nell'Italia un «nemico secolare», alla Gheddafi, tanto per intenderci. Il fatto è, sottolinea lo storico dell'Africa Nicola Labanca (che con Einaudi ha pubblicato nel '93 In marcia verso Adua), che «Adua è la sconfitta più cocente subita dai bianchi in Africa. L'Etiopia, inoltre, dal punto di vista anticolonialista è un faro per tutto il continente perché fu sottomessa ai bianchi solo tra il 1935 e il '41». L'«Italietta», dunque, sconterebbe anche le colpe degli altri: «Tutti i Paesi occidentali sono stati imperialisti» ricorda Piero Gheddo, a lungo in Africa come missionario. In un libro del '92 (Nel nome del Padre, Bompiani), Gheddo ha in parte difeso il colonialismo: «E' più che legittimo celebrare questa vittoria, ma il colonialismo non è tutto da buttare: anche se con la violenza e senza volerlo, ha creato nei popoli africani una coscienza nazionale. Scuole, ospedali e strade hanno gettato le basi per uno Stato moderno: molti tra i Paesi meno colonizzati oggi rimangono i meno civilizzati». Carlo Grande Crispi voleva a tutti i costi una vittoria in Africa

Persone citate: Angelo Del Boca, Churchill, Einaudi, Gheddafi, Gheddo, Nicola Labanca, Piero Gheddo, Sergio Romano