«Chiacchiere, arresto necessario»

«Chiacchiere, arresto necessario» «Chiacchiere, arresto necessario» Ilpm Cherchi: sulla reliquia trafugata del Santo r'era il pericolo di inquinamento delle prove MAGISTRATO SOTTO TIRO IPADOVA L pubblico ministero Bruno Cherchi non si lascia intimorire dall'insurrezione dei politici contro il suo ordine di custodia cautelare nei confronti del colonnello dei carabinieri Roberto Conforti: il comandante del Nucleo tutela patrimonio artistico accusato di una gestione non corretta del recupero del mento di Sant'Antonio. «Non mi turba affatto e me l'aspettavo. Ma queste persone non possono parlare, perché non hanno letto gli atti. Io conosco gli atti, faccio il magistrato, ritenevo giusto compiere questo passo e vado avanti per la mia strada». L'arresto viene giustificato dal magistrato come necessario per evitare l'inquinamento delle prove. In sostanza, il sostituto procuratore ò convinto di potersi far confessare dal comandante del Nucleo se ci sia stato qualcuno più in alto che abbia avallato la «trattativa» con i sequestratori della reliquia. E questo pensa possa avvenire soltanto se il colonnello si trova isolato da eventuali pressioni gerarchiche, dunque nella sua cella del carcere di Peschiera. Cherchi pensa di poterlo incontrare già quest'oggi, al massimo domani, quando il giudice per le indagini preliminari Maurizio Gianesini si recherà nel carcere militare per condurre l'interrogatorio del- l'iiffinfala < ufficiale. «Il provvedimento su Conforti, che sentirò presto - ha dichiarato Cherchi - non appare eccessivo allo stato delle indagini. Purtroppo ora necessario, altrimenti non l'avrei richiesto. Fascicolo complesso, quello del ritrovamento della reliquia, e lavoro non ancora concluso: ci sarà un'altra fase. Spero che la posizione del colonnello si possa chiarire al più presto». Il colonnello sarebbe stato chiamato in causa da due marescialli del Nucleo tutela patrimonio artistico, che dicono di aver agito tenendo il comandante continuamente al corrente delle loro mosse; i due sottufficiali, ancora agli arresti, avrebbero tenuto i contatti con la banda che aveva sequestrato la reliquia, la banda di Felice Maniero boss imnntUnu .Ioli-. OJtrÌAi-a Aa\ 1 «pentito» della Riviera del Brenta, attraverso un agente del Sismi, anch'egli ora in carcere. Ma Maniero, proprio ieri, ha smentito di aver avuto contatti con il colonnello Conforti o altri carabinieri: lui trattava soltanto con questa gente del Sismi, Alfredo Vissoli. La presa di distanze si aggiunge a un attacco che già ha investito il magistrato, proprio in questi giorni accusato da Maniero di aver rivelato al suo legale di fiducia di un tempo, Enrico Vandelli, che il boss stava parlando. Facendo in questo modo fuggire l'avvocato, ricercato dalla Direzione distrettuale antimafia per connivenze con la banda, e mettendo a repentaglio le stesse indagini e la vita del pe.-tito e della sua famiglia. Mario Lodo ^.kkli^n Il pubblico ministero di Padova Bruno Cherchi

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