«Tutti abbiamo sbagliato Noi, lui e l'Occidente»

«Tutti abbiamo sbagliato Noi, lui e l'Occidente» «Tutti abbiamo sbagliato Noi, lui e l'Occidente» che un religioso ha espresso il suo giudizio sull'autore e sull'opera. Da questa prospettiva, la richiesta occidentale di bandire la "fatwa" viene considerata molto strana. Significherebbe chiudere la bocca ai nostri esperti religiosi solo perché un autore vuole essere totalmente libero di scrivere il suo libro senza impicci. «Io sto parlando della percezione generale del mondo islamico: il fatto che le richieste occidentali siano considerate come un affronto significa che i musulmani temono l'esistenza di un vero e proprio complotto. Vengono viste come una campagna politica, come un'offesa contro la cultura islamica. Il solo modo di resistere è quello di reagire con la massima energia. «C'è una grande distanza tra questi due modi di percepire il problema. Il fatto è che né i media dell'Occidente né i suoi intellettuali hanno voluto capire la natura della "fatwa"'». Ci può spiegare che cos'è la «fatwa»? «E' l'opinione di un esperto per quanto riguarda le questioni religiose. Si tratta di una posizione personale. Recita così: "Secondo la mia percezione di ciò che è l'Islam, voglio sottolineare i seguenti punti". Questa è la "fatwa" e questo è ciò che l'Occidente dovrebbe imparare. D'altra parte, noi islamici dovremmo essere più consapevoli della sensibilità dell'Occidente per quanto riguarda i valori liberali». Il professor Sadik Al-Azm ha paragonato i «Versetti Satanici» all'«Ulisse». Anche l'opera di James Joyce, infatti, fu molto controversa al momento della pubblicazione, offese i cattolici irlandesi e fu proibita in molti Paesi. «A giudicare dai suoi libri precedenti, Rushdie è un ottimo scrittore. Il problema, però, è la possibilità di interpretare un testo e i "Versetti Satanici" sono un'opera simbolica. Rushdie ha scelto un insieme di simboli che, tutti insieme, sembrano anche riferirsi a per- sonaggi storici. «Nella tradizione islamica ci sono numerosi mistici e poeti le cui opere furono considerate blasfeme. Alcuni furono anche impiccati per questo. Ma oggi i loro poemi sono recitati ovunque. Djallal-uddin-Rumi (XIII secolo) è il più famoso dei poeti persiani di tutti i, tempi. Ha lasciato più di un migliaio di poemi, molti dei quali sono sicuramente blasfemi. Ma sono comunque aperti all'interpretazione e di conseguenza sono diventati dei classici. Questa è una questione per la quale un confronto tra intellettuali occidentali e islamici sarebbe utilissimo. «L'altro aspetto che vorrei sottolineare è la libertà d'espressione degli autori. La mia speranza è che potremo creare una tolleranza de facto che, in un secondo momento, possa basarsi su una serie di valori comuni». Per quanto riguarda l'inteprotazione occidentale della «fatwa», il problema è la violazione della sovranità nazionale. Cosa ne pensa? «La condanna a morte decisa da un Paese ai danni di un cit¬ tadino di un altro Paese viola la legge internazionale. Se distinguiamo tra la "fatwa" come opinione personale di un individuo e come decreto di un governo, allora, ovviamente, la "fatwa" non è certo là minaccia di un governo contro i cittadini di un altro Stato. Personalmente, sono contro qua¬ lunque iniziativa governativa che metta in pericolo la vita e la proprietà di un cittadino di un altro Paese». C'è però un punto per quanto riguarda Rushdie: la taglia di un milione di dollari posta sulla sua testa dalla «Fondazione Khordad». «Vorrei sottolineare tre punti. Primo: la fondazione è un'organizzazione caritatevole e il suo leader, Hojatoleslam Hassani Su nei, è stato sconvolto dal libro. Per quello che mi riguarda, credo che porre una taglia su una persona sia una decisione pessima, ma Sunei ha un'altra opinione. E nel mondo islamico la mia posizione è sicuramente meno popolare della sua. «Secondo: il mondo islamico e stato offeso non solo dalla pubblicazione del libro ma anche dal sostegno che ha ricevuto dai politici occidentali. Agli occhi dei musulmani stanno sfruttando il problema e questo aumenta la loro rabbia. «Terzo: Rushdie ha ferito l'essenza stessa del credo di centinaia di migliaia di musulmani. Non intendo dire che l'abbia fatto volutamente. Ma di fatto è diventato l'uomo più odiato per la gente comune, il suo libro è come una bomba atomica letteraria. Gli occidentali si sono sentiti minacciati, i musulmani si sono sentiti minacciati. Invidio un uomo di tali capacità letterarie. Spero che possa utilizzarle per costruire ponti tra questo due culture invece di distruggerli. «Io non sono pessimista. Alla fine la razionalità prevarrà. Se fossi al posto di Rushdie, prenderei un avvocato e presenterei il mio caso a un tribunale iraniano. Direi: "Mi sento minacciato. La mia vita, i miei beni e tutto ciò che ho è in pericolo" e poi intenterei una causa. E' tutto ciò che posso dire». Arne Ruth Per Jonsson Copyright «Dagens Nyheter» e per l'Italia «La Stampa» ASc«ondlclu«Pgssdgtdhmnlepctosslcmldosat A sinistra Salman Rushdie. Sopra il vicepresidente commissione Esteri Lari|ani «La fatwa è una opinione personale non il decreto di un governo»

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