Sinistri ticchettii dal Sol Levante

Sinistri ticchettii dal Sol Levante Sinistri ticchettii dal Sol Levante /piani del santone per la guerra mondiale TOKYO AIJ0BU, Daijobu», tutto bene, tutto bene, esultano le tv e i giornali giapponesi. Questa volta è davvero finita bene. La polizia dà l'assalto al Boeing 747 della «Ali Nippon Airways» bloccato sulla pista di una città del Nord del Giappone da un dirottatore armato di punteruolo da ghiaccio che chiede la liberazione di Shoko, il messia dei gas nervini e dell'Apocalisse, in carcere da tre settimane. I 365 passeggeri sono salvi, incolumi tranne una donna ferita lievemente al collo. La cronaca, dopo mesi di cattive notizie, finisce bene. Ma la storia deve pur registrare che nel 1995, l'anno cinquantesimo dell'Era della Bomba Atomica, la perfetta macchina a orologeria giapponese comincia a mandare ticchettii da arancia meccanica. L'ombra dell'apocalisse ò tornata nella vita dei giapponesi, in un estate di 50 anni dopo Hiroshima e Nagasaki. Diecimila «cultisti» impazziti, quanti erano, o sono, i seguaci del mal lavato profeta di Aum arrestato tre settimane or sono, Shoko Asahara, non fanno certamente una nazione, in una società di 150 milioni di abitanti. Eppure nella Tokyo depressa e umiliata di oggi, strangolata da uno yen troppo forte (700 mila lire per una corsa in taxi dall'aeroporto al Centro) e da una Borsa troppo debole, minacciata nei suoi interessi vitali dalla guerra commerciale americana, disertata dai turisti per i prezzi mostruosi, il sentimento della vergogna e della delusione collettiva, quasi tribale, ò profondo. «Hai visto che cose tremende?», mi dicono scusandosi e inchinandosi i vecchi amici giapponesi che avevo lasciato anni or sono sulla cresta del «Japan Number One» e ritrovo oggi oppressi dall'imbarazzo per quel che altri giapponesi come loro, siano essi dieci o diecimila, hanno saputo fare. Persino la furia della magistratura nello scoprire e rivelare quotidianamente le nefandezze che la Setta della Suprema Verità stava macchinando, e che per anni, con burocratica indifferenza, la polizia aveva preferito ignorare, anziché rassicurare la gente, accresce la loro angoscia. Notizia: Sho¬ ko Asahara aveva fatto costruire grandi «forni a microonde» nel campus della sua setta ai piedi del vulcano Fuji, per incenerire i cadaveri degli avversari eliminati. Ombre di un'Auschwitz «high tedi», molto tecnologicamente avanzata. Notizia: Asahara aveva inviato i suoi biologi migliori, i «ministri della scienza» come li chiamava lui, in Africa per raccogliere campioni di Eboia da coltivare e aveva comprato in contanti vecchi elicotteri militari da' russi per spruzzare il virus sul Giappone e sull'America. E' un cattivonc integrale, un mostro, un personaggio da «manga», quei fumetti giapponesi che si vendono a 25 milioni di copie la settimana, proprio ai passeggeri assonnati del metrò che lui gassava. 11 «pifferaio magico» uscito dalla cultura del fumetto, il mediocre studente liceale respinto da tutte le Università dell'Impero e poi venditore di erbe e pozioni medicinali, aveva convinto lau¬ reati con lode, scienziati, a mettersi in testa copricapi con elettrodi e antennule, di nuovo, da «cartoon», per sintonizzarsi sulla lunghezza d'onda delle sue emanazioni cerebrali. Ai seguaci vendeva fialette del suo sangue prezioso per un milione di yen, diciotto milioni di lire, a dose. Si finanziava utilizzando i suoi chimici per produrre stupefacenti artificiali, anfetamine, ecstasy, afrodisiaci, che poi vendeva alla potentissima «yakuza», la mafia giapponese. Predicava la povertà francescana, ma teneva sempre con sé contanti per 150 milioni di lire e «miliardi di dollari», migliaia di miliardi di lire, sparsi in conti numerati da Singapore alle isole Caymane. Imponeva la più rigorosa astinenza sessuale ai seguaci, ma lui aveva prodotto nove figli da nove madri diverse e teneva a disposizione un harem di belle novizie fresche. Poiché tutto della sua persona era sacro, anche la crosta di sudiciume era benedetta. Gli ispettori che lo arrostarono dovettero sopprimere i conati, in automobile con lui, per il fetore che sprigionava. 1 miei amici di Tokyo abbassano gli occhi, quando chiedo a loro un po' carognescamente, da italiano frustrato, lo confesso - insistenti notizie del santone lercio. Scuotono la testa stupefatti, trasecolando per qualcosa che sembrava impensabile nella Tokyo dove i furti di auto e autoradio sono inauditi, le rapine quasi sconosciute, gli omicidi pochissimi, gli scioperi rari quanto da noi in Italia le giornate nelle quali tutti i servizi funzionano contemporaneamente. Ma la loro contrizione non mi convince. Aum era un fenomeno isolato, certo, un'aberrazione, come mi ripetono, ma chi comprava le sue pillole? I giovani giapponesi che la sera battono in completi italiani i locali di Roppongi, il quartiere allegro di Tokyo. Chi distribuiva? La Mafia giapponese, non italiana o cinese. Chi fingeva di non vedere i barili di ingredienti chimici recapitati ogni giorno nel «santuario»? Li; autorità giapponesi che non volevano grane con le sette religiose. E' lo stesso sconcerto sincero e ipocrita che ascoltai sulla bocca dogli americani quando seppero che la strage di Oklahoma City non era st 'a prodòtta da un arabo, ma da un «good old boy» biondo a stelle e striscio. Come? Anche noi giapponesi, anche noi americani come i pazzi di Allah, come i Brigatisti o i bombaroli dell'Ira? Sì, anche voi, cari amici della Prateria e dell'Impero, non più soli, non più immuni. «Il Giappone ha una lunga storia di sette, di fanatismi, di violenza individuale, basti pensare ai samurai e ai kamikaze - mi aveva detto Ayako Salo, professoressa alla Università Jissan di Tokyo ma quello che sconvolgo la gente è scoprire che migliaia di giovani per bene, colti, di figli del miracolo, potessero progettare e attuare piani di sterminio sistematico di massa». Forse, come scrive il Nobel giapponese della letteratura 94, Konzaburo Oe, lo sconvolgimento impronunciabile è nella scoperta che neppure 50 anni di corsa al consumo e di fuga dalla Bomba di Hiroshima e Nagasaki, di totalitarismo della produttività, hanno scaldato il «cuore freddo del miracolo». E ora il Giappone si scopro vittima dclr«ambiguità» del suo successo. Appunto quella ambiguità insopportabile dalla quale le Sette come questa di Shoko Asahara sembrano offrire; ai giovani una direttissima d'uscita. 11 messaggio ò antico, la caricatura grottesca di altri messaggi: lasciate ogni ricchezza (ma datela a me). Dimenticate il padre e la madre che vi hanno inculcato le verità «vuote» del Giappone industrioso e studioso (ma adottate poi me come padre, che vi metterò incinta). Siate pronti alia morte e alla apocalisse Ima se la line dovesse tardare, ci penserò io a fabbricarla, con il gas e il virus). E il mio regno è di questa terra: Shoko Asahara non ave va la pazienza di attendere il cielo. Progettava di distruggere la Dieta, il Parlamento e il governo, in una cavalcata millenaristica j prevista appunto attorno all'anno 2000, per assumere lui, con il suo gabinetto di ministri della morte, il potere. Pagine e pagine di decreti, di piani per un nuovo conflitto mondiale stanno affiorando dai doppifondi del suo nido sul monte sacro, il Fuji. «No. non in Giappone» scuotono la tosta gli amici ancora increduli. Ma perche, invece nella Germania di Kant, Goethe e Beethoven era facile immaginare Adolf Hitler? La tentazione, comune a tutti noi e acutissima in Giappone, è di pazientare e di sperare che l'incubo finisca in fretta e che il «Nazismo di seta» progettato da Shoko Asahara sia dimenticalo come un'aberrazione, una diserzione temporanea dall' esercito di «salarymanno», di salariati in completo blu e in grigio, dopo qualche sussulto terminale, come il dirottamento del 747. Dimenticare. Per poi trasecolare nell'imbarazzo alla scoperta che non sono disertori né orfani, ma figli naturali e perversi della mamma in kimono, quei giovani che scoprono di non poter vivere per sempre e soltanto di transistor e di circuiti integrati. Vittorio Zucconi edi», molto tecnologicamente avanzata. Notizia: Asahara aveva nviato i suoi biologi migliori, i «ministri della scienza» come li chiamava lui, in Africa per raccogliere campioni di Eboia da coltivare e aveva comprato in contanti vecchi elicotteri militari da' russi per spruzzare il virus sul Giappone e sull'America. E' un cattivonc integrale, un mostro, un personaggio da «manga», quei fumetti giapponesi che si vendono a 25 milioni di copie la settimana, proprio ai passeggeri assonnati del metrò che lui gassava. 11 «pifferaio magico» uscito dalla cultura del fumetto, il mediocre studente liceale respinto da tutte le Università dell'Impero e poi venditore di erbe e pozioni medicinali, aveva convinto lau¬ va fialette del suo sangue prezioso per un milione di yen, diciotto milioni di lire, a dose. Si finanziava utilizzando i suoi chimici per produrre stupefacenti artificiali, anfetamine, ecstasy, afrodisiaci, che poi vendeva alla potentissima «yakuza», la mafia giapponese. Predicava la povertà francescana, ma teneva sempre con sé contanti per 150 milioni di lire e «miliardi di dollari», migliaia di miliardi di lire, sparsi in conti numerati da Singapore alle isole Caymane. Imponeva la più rigorosa astinenza sessuale ai seguaci, ma lui aveva prodotto nove figli da nove madri diverse e teneva a disposizione un harem di belle novizie fresche. Poiché tutto della sua persona era sacro, anche la crosta di sudiciume era benedetta. Gli ispettori che no frustrato, lo confesso - insistenti notizie del santone lercio. Scuotono la testa stupefatti, trasecolando per qualcosa che sembrava impensabile nella Tokyo dove i furti di auto e autoradio sono inauditi, le rapine quasi sconosciute, gli omicidi pochissimi, gli scioperi rari quanto da noi in Italia le giornate nelle quali tutti i servizi funzionano contemporaneamente. Ma la loro contrizione non mi convince. Aum era un fenomeno isolato, certo, un'aberrazione, come mi ripetono, ma chi ipocrita che ascoltai sulla bocca dogli americani quando seppero che la strage di Oklahoma City non era st 'a prodòtta da un arabo, ma da un «good old boy» biondo a stelle e striscio. Come? Anche noi giapponesi, anche noi americani come i pazzi di Allah, come i Brigatisti o i bombaroli dell'Ira? Sì, anche voi, cari amici della Prateria e dell'Impero, non più soli, non più immuni. «Il Giappone ha una lunga storia di sette, di fanatismi, di violenza individuale, basti pensare ai samurai e ai kamikaze - mi aveva detto Ayako Salo, professoressa alla Università Jissan di Tokyo ma quello che sconvolgo la gente è scoprire che migliaia di giovani per bene, colti, di figli Il jet fermo sulla pista La gente in attesa e. in basso l'attentato al metrò di Tokyo Forni a microonde per incenerire i cadaveri dei nemici Voleva spruzzare il virus Eboia anche sull'America èadj Forni a microonde per incenerire i cadaveri dei nemici Voleva spruzzare il virus Eboia anche sull'America Il jet fermo sulla pista La gente in attesa e. in basso l'attentato al metrò di Tokyo