Brescia il «corvo» becca ancora Di Pietro

Aperta una nuova indagine. L'ex pm sospettato di aver favorito la nomina del suo amico Rea a capo dei vigili Aperta una nuova indagine. L'ex pm sospettato di aver favorito la nomina del suo amico Rea a capo dei vigili Brescia/ il «corvo» becca ancora Di Pietro L'ex ministro Biondi interrogato per 4 ore da Salomone BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO C'è una nuova ipotosi di reato contro Antonio Di Pietro: abuso d'ufficio. E il suo nome finisce (ancorai nel registro degli indagati della procura di Brescia. La vicenda è quella relativa alla nomina, nell'89, di Eleuterio Rea a comandante dei vigili urbani di Milano. Di Pietro partecipò, almeno per una parte, alla commissione chiamata ad esaminare le chance di Rea per quell'incarico. Ci furono pressioni o tutto si svolse regolarmente? Solo sospetti? E' quello che vogliono accertare i pubblici ministeri Fabio Salamone e Silvio Bonfigli. Che hanno chiesto al gip milanese Giovanna Ichino tutte le carte relative a Rea, indagato a Milano anche per lo scandalo delle mazzette ai «ghisa». Avute le carte i due giudici bresciani hanno aperto un fascicolo. E nel registro degli indagati finiscono sia Di Pietro che Rea. Anche gli altri componenti della commissione che nell'89 dunque il reato non è ancora prescritto valutò le capacità di Rea per quel posto? Nessuna conferma ufficiale, ma è certo che l'indagine non si ferma a loro due, amici da sempre, adesso stessi guai giudiziari. Di questa vicenda del concorso di Rea si parla da tempo. Anche in un dossier anonimo piovuto sul tavolo di Fabio Salamone si parla di quel fatto, citando con nomi e cognomi molti protagonisti Scrive l'anonimo: «Rea, noto giocatore d'azzardo, sta per essere trasferito da Milano. Si apre il concorso per comandante dei vigili». Velenoso il prologo, al vetriolo il resto: «Il suo amico Di Pietro chiede ed entra a far parte della commissione di concorso. Ne deve uscire per incompatibilità, a seguito di ricorsi. Partecipa alla riunione in cui vengono fissati i criteri. Redaelli (è un dirigente psi ed ex consigliere della Cariplo, poi fatto arrestare da Di Pietro, ndr) preme sul sindaco Pillitteri perché sia nominato il Rea. Il Rea diviene comandante dei vigili». Fango, veleni, accuse e sospetti. C'è di tutto attorno ad Antonio Di Pietro. Già sotto inchiesta per abuso d'ufficio per le «pressioni» durante gli interrogatori, rivelate dal generale Cerciello. Già sotto in¬ chiesta per concussione per quel prestito da Gorrini della Maa, e per gli aiuti dati all'amico Rea oberato dai debiti di gioco. Adesso questa nuova tegola. E' amareggiato, Antonio Di Pietro. Allibito, per questo nuovo sospetto. Da giorni l'ex magistrato va ripetendo agli amici più stretti che aspetta di dire la sua ai giudici bresciani prima di spiegarsi pubblicamente. E da tempo confida di aver commesso solo un errore, forse una leggerezza, certo non un reato: aver chiesto quel prestito di 120 milioni che l'ha portato sotto inchiesta qui a Brescia. Per Di Pietro sono invece solo veleni quelle accuse che vengono da chi vede vicende poco chiare nei suoi rapporti con l'amico Rea, nei guai per debiti di gioco. E' costellata di veleni, dossier e mister X questa inchiesta bresciana su Di Pietro e su Gorrini, anche lui nel registro degli indagati per false dichiarazioni al pubblico ministero. Ci sono veleni ma l'inchiesta di Salamone e Bonfigli corre come un treno. E ieri, davanti a loro, sono comparsi l'ex ministro della Giustizia Alfredo Biondi e uno dei più stretti collaboratori di Di Pietro, il poliziotto Rocco Stragapede, amico da sempre dell'ex magistrato, e da sempre suo compagno di caccia. Dura 4 ore l'interrogatorio di Biondi. Che poi dice ai giornalisti: «Ho dato tutte le chiarificazioni richieste». L'ex ministro nega invece di aver ordinato la chiusura dell'inchiesta su Di Pietro, il giorno dopo le dimissioni dalla magistratura. Spiega Biondi: «Quell'inchiesta non è stata chiusa. E' stata definita dagli ispettori». Poi arriva la domanda che lo fa imbestialire: onorevole Biondi, ci furono contatti con Di Pietro prima della chiusura dell'ispezione? Seccata la replica: «Con quella domanda mi ha rotto i coglioni. Non rispondo». Quattro ore è durato ieri anche l'interrogatorio di Rocco Stragapede, sentito come testimone. E' il tramite tra Di Pietro e Rocca della Maa per la restituzione di quel debito, una parte del quale (50 milionil venne reso in contanti, avvolto in fogli di giornale. E' amico di Di Pietro, e adesso tocca pure a lui sedersi su quella sedia in procura, per la prima volta dalla parte sbagliata. Fabio Potetti A lato, l'ex pm simbolo di Mani pulite Antonio Di Pietro. Nella foto grande, Silvio Berlusconi davanti alla sua abitazione romana in via dell'Anima. Sotto, il procuratore capo di Milano Francesco Borrelli e l'ex ministro Cesare Previti Visita-lampo dell'avvocato Taormina ma i protagonisti non rivelano gli argomenti del colloquio Ferrara: ormai il personaggio Di Pietro è un capitolo chiuso per la storia della moralità italiana