Lascia Dell'Utri, rivoluzione a Publitalia
Lascia Dell'Utri, rivoluzione a Publitalia Lungo summit con Berlusconi e Gonfalonieri: dimissioni anche per i figli del Cavaliere Lascia Dell'Utri, rivoluzione a Publitalia Consiglio «azzerato» per evitare il commissariamento LA DIFESA DELL'AZIENDA PMILANO AROLA d'ordine: «Bloccare il commissariamento di Publitalia» e quindi cambiare tutto il consiglio di amministrazione. In fretta. Addirittura entro la settimana. Via Dell'Utri, dunque, rendendo esecutive le sue dimissioni annunciate. Via Giuliano Adreani, via Marina e Pier Silvio Berlusconi. Ecco perché l'altra sera, a Arcore, Silvio Berlusconi, Fedele Gonfalonieri e Marcello Dell'Utri hanno fatto le ore piccole. La strada imboccata dal vertice arcoriano è quella più radicale per inceppare l'orologio messo in moto dal pool Mani pulite il 27 maggio scorso. Orologio che ha due scadenze: il 3 luglio, quando si riunirà in via preliminare l'ottava sezione del tribunale civile di Milano e il 7 luglio, qtiando i giudici diranno sì o no alla richiesta di commissariamento. Dunque si cambia. Anche se Berlusconi e Confalonicri, legati a Dell'Utri da un'amicizia speciale e da vent'anni passati spalla a spalla, hanno cercato fino all'ultimo di evitarne l'estromissione. Perché sanno (e non solo per affetto) che «Doll'Utri è Publitalia». L'ha creata, ingrandita, garantendo il flusso di denaro necessario allo sviluppo del gruppo, fino ai 3 mila miliardi eli quest'anno. Un forziere che ha resistito (quasi) a tutto dimostrando eccellenza nel business, eccellenza nella organizzazione Ma che ha cominciato a incrinarsi sui fogli fragili delle false fatturazioni. L'offensiva dei giudici, del resto, è stata potentissima. Un centinaio di perquisizioni a Palazzo Collini, l'arresto di una mezza dozzina tra manager e consulenti, manette allo stesso Dell'Utri, tre settimane di carcere a Ivrea, due interrogatori. Un annuncio di res;i: «Sono disposto a dimettermi, per il bene dell'azienda». Ma ai marmi del Palazzo di Giustizia, le dimissioni del solo Dell'Utri, potevano anche non bastare. Lo dichiarò il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio. Lo ridissero le voci che abitano il quarto piano della Procura, dove dietro ai faldoni lavorano Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo e Francesco Greco. Lo disse (infine) il procuratore Borrelli: «Quando stavamo per chiedere il commissariamento della Cogefar, l'azienda azzerrò tutto il suo consiglio di amministrazione, per tornare sulla retta via». Perciò l'altra notte, tra i divani fioriti del villone, Silvio, Fedele e Marcello, hanno cominciato a scalare la via più diretta, formalmente impeccabile del (maledetta parola) ribaltone. «Entro la settimana ci sarà il cambio» dicono i generali. Ed è tale l'attesa che ieri, per tutto il giorno, voci su voci, telefonate su telefonate, davano per riunito il consiglio di amministrazione con tanta insistenza da rendere necessaria una smentita ufficiale: «Il eda non si è riunito. Ripetiamo: non». L'accelerazione impressa l'altra notte interseca non solo il Palazzo di Giustizia, ma pure il doppio tavolo di trattative per la vendita del gruppo, ma pure la politica. Un garbuglio davvero inedito, che prima o poi (tutti in Fininvest temevano) si sarebbe annodato dopo la discesa in campo di Silvio Berlusconi e che adesso va sciolto prima che diventi insormontabile. O addirittura un cappio. E dunque ecco la fibrillazione di queste ore. Con Confalonieri che presidia Arcore, presidia via Paleocapa, presidia Roma. Con Marcello Dell'Utri in riunioni permanenti. E intorno gli svolazzanti emissari dell'arabo AlWaleed che fra due giorni tornerà in Italia. Poi gli avvocati dell'australiano Murdoch. Poi i contatti con il gruppo TimeWarner. Poi la probabile dii smissione della partecipazione Fininvest a Tolecinco, preannunciata dai recenti viaggi di Marina Berlusconi a Madrid. Ma impedire che un commissario del Tribunale entri a violare il forziere di Publitalia (con la possibilità di scovare conti esteri, o quant'altro, alzando un telefono) resta vitale. Girano già due nomi destinati alla poltrona di Dell'Utri. Quello di Carlotti, testa d'uovo in missione temporanea a Publiespana. Ma soprattutto quello di Mario Bru- gola, colonnello in forte ascesa, responsabile delle iniziative speciali di Publitalia e delle sponsorizzazioni. Lo stesso che insieme con Momigliano ha guidato la battaglia referendaria, essendosi fatto i calli, qualche | anno fa, con la famigerata campagna «Vietato vietare». Nel fabbricone degli spot sono tutti in attesa. A Palazzo di Giustizia anche. Pino Corrias Il presidente dimissionario di Publitalia Marcello Dell'Utri
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