Salamone: sì, m'aspettavo questi veleni contro di me

Salamone: sì, m'aspettavo questi veleni contro di me Salamone: sì, m'aspettavo questi veleni contro di me ILPM E IL «CORVO» BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO «Me l'aspettavo che capitasse anche a me. Me l'aspettavo perché questo è uno stile consolidato in Italia. Cambiano le repubbliche, ma corti metodi no». Nuovi veleni sull'inchiesta bresciana del pubblico ministero Fabio Salamonc. Ancora lettere anonime, insinuazioni, calunnie. Nel mirino adesso c'è lui, il magistrato che indaga su Di Pietro e sui tanti Mister X. «Lo stile e sempre quello, malgrado cambino le numerazioni delle repubbliche», dice Salamone di ritorno a Brescia dopo tre giorni passati in Sicilia. E per prima cosa decide di rispondere «a quelle letterine che arrivano da quando c'e questa inchiesta». «Ne arrivano centinaia ogni giorno», conferma. Ma solo una l'ha colpito al cuore. E' datata 10 giugno, ò stata imbucata a Bologna, ò di ire pagine, senza firma e si intitola «omertà o ignavia». Nella lettera viene ricostruita la vicenda di Filippo Salamone, fratello del magistrato, costrut- toro siciliano, arrestato per una storia di tangenti. Il suo nome compare anche in un interrogatorio dell'imprenditore Lodigiani, sentito da Di Pietro. Tira le conclusioni, l'anonimo: «Scacciato da Agrigento, adesso Fabio Salamone medita ed attua vendetta contro il "milanese" Di Pietro e Borrelli e Lisciotto (ex procuratore capo a Brescia, sotto inchiesta al Csm, ndr)». Replica Salamone: «Sono cosefalse nel presupposto, gratuite nella deduzione, assolutamente illogiche dal punto di vista giuridico». E spiega: «L'imprenditore Lodigiani è stato interrogato a | Milano quando mio fratello era già stato arrestato. Mio fratello non ha motivo di avere risentimento nei confronti di Di Pietro. E io non faccio il vendicatore». Fine della polemica con l'anonimo? No, perchè a Salamone interessa soprattutto sapere da dove arrivi quella lotterà anonima. E chi l'abbia spedita al presiden¬ te Scalfaro, al Csm, al ministro della Giustizia, al procuratore capo di Milano Borrelli e a quello (ancora in carica) di Brescia Lisciotto, più un giornale locale. Ragiona, Salamone: «Non credo che quella lettera sia stata diffusa da organi istituzionali. Rimangono allora solo gli indirizzi bresciani. E so chi l'ha diffusa di solito fa l'addetto stampa di qualche magistrato che probabilmente non appare, è un altro discorso...». Non lo dice apertamente, Fabio Salamone. Ma la ferita alla procura di Brescia è ancora aperta. Dopo la rivolta di metà dei sostituti contro il procuratore capo Lisciotto, dopo l'inchiesta del Csm su Lisciotto che poi chiede di andarsene da qui, dopo il clima avvelenato di tanti mesi. Davvero è a Brescia uno dei corvi? Salamone proferisce tagliare corto: «Chiunque ha la speranza che si vada in fondo nella ricerca della verità, non si deve preoccupare di sciacalli o di corvi. Né, come diceva Sciascia, di mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quacquaraquà». E quel sospetto che avanza la presidente della commissione Giustizia della Camera Tiziana Maiolo? Lei dico che questa inchiesta bresciana si sta indirizzando (troppo) verso gli ex ministri del governo Berlusconi, da Biondi a Previti. Salamone risponde: «L'indagine cerca di accertare fatti e responsabilità, di chiunque siano. E non c'è motivo che si preoccupi per me, quando dice che potrei subire delle pressioni». «L'indagine va avanti», ripete il sostituto Salamone. E' una frase che dico sin dal primo giorno, il magistrato alle prese con i debiti (120 milioni) di Di Pietro, quelli del capo dei vigili Rea. E le accuse di Gorrini della Maa. Fino al guazzabuglio in cui (adesso) spuntano Paolo Berlusconi, Sergio Cusani, Cesare Previti e Alfredo Biondi. Proprio l'ex ministro della Giustizia Biondi è atteso qui a Brescia per questa mattina alle 11. Dovrà spiegare ai giudici Salamone e Bonfigli come mai quell'inchiesta degli ispettori su Di Pietro venne chiusa 24 ore dopo le dimissioni del magistrato. Sullo stesso argomento Salamone ha già sentito gli ispettori De Biase e Dinacci. Più Evelina Canale e il capo gabinetto di via Arenula Gianfranco Tatozzi. Dopo Biondi, se ci sarà tempo, dovrebbe essere ascoltato Rocco Stragapede, amico e compagno di caccia dell'ex magistrato, a fianco di Di Pietro durante tutta l'inchiesta Mani pulite. Fabio Potetti Il pm bresciano Fabio Salamone «Non mi curo di sciacalli né di mezzi uomini, ominicchi, ruffiani e quacquaraquà»