Biondi all'ispettrice: «Bugiarda» di Andrea Di Robilant
E l'altra funzionarla «licenziata» si dissocia dall'iniziativa della Canale E l'altra funzionarla «licenziata» si dissocia dall'iniziativa della Canale Biondi all'ispettrice: «Bugiarda» Ma lei insiste: cercava lo scontro con il Pool ROMA. «Si doveva innalzare il livello di scontro». L'accusa di Evelina Canale, una dei quattro ispettori inviati dal Guardasigilli Alfredo Biondi ad indagare sul pool di Mani pulite lo scorso novembre, e pesantissima. Nella sua relazione di 14 cartelle al procuratore generale della Cassazione e al Csm, la Canale conferma che il gabinetto del ministro Biondi fece forti pressioni sugli ispettori per alimentare il conflitto con i giudici milanesi. E che il tramite di quelle pressioni fu il suo collega e capo missione Vincenzo Nardi. Nardi smentisce categoricamente le accuse della Canale: «Non ho mai avuto contatti con il capo di gabinetto quando eravamo a Milano». Smentisce l'allora e attuale capo di gabinetto Gianfranco Tatozzi. E il ministro Biondi conferma la sua querela contro la Canale. «Le bugie - aggiunge - hanno le gambe corte». Intanto, però, il quadro s'intorbida. Perché la relazione della Canale - una vera cronistoria di quella controversa ispezione - è ricca di particolari. L'ispettrice insiste che le pressioni non vennero affatto dai magistrati di Milano - come invece sostiene l'attuale Guardasigilli Filippo Mancuso - ma vennero «da parte di Nardi». E Nardi - prosegue la relazione - si sentì per telefono con il capo di gabinetto, il quale suggerì agli ispettori di rientrare rapidamente a Roma. A quale scopo? Il procuratore Francesco Saverio Borrelli aveva presentato una lettera agli ispettori nella quale metteva in dubbio la legittimità della loro ispezione. Secondo la Canale, il gabinetto voleva sfruttare quella lettera perché, appunto, «si doveva innalzare il livello di scontro». E così suggerì agli 007 di inoltrare una denuncia per minacce contro il pool alla procura di Brescia e di tornarsene rapidamente a Roma. Sempre secondo la Canale tre dei quattro ispettori - lei. Marina Moleti e Oscar Koverech - espressero forti perplessità. Nardi, che guidava la delegazione, li avvertì che «sarebbero potuti incorrere nel reato di omissione di atti di ufficio», ma poi accettò le obiezioni dei colleghi o comunque «diede a vedere di non avere condiviso i suggerimenti del gabinetto». La Canale non si limita a questo episodio. Una volta finita l'indagine, Nardi, «esprimendosi in modo avvolgen¬ te», disse che era opportuno sempre su suggerimento di Roma - rimanere a Milano fino a quando fosse stato interrogato Silvio Berlusconi, raggiunto pochi giorni prima da un avviso di garanzia. Ma la Canale e la Moleti decisero che non era il caso di rimanere e tornarono a Roma. Nardi e Koverech si trattennero a Milano ancora un giorno e interrogarono il generale della Guardia di Finanza Sergio Acciai. Dal verbale, dico la Canale, «emergevano circostanze meritevoli di approfondimento». A quel punto la Canale e la Moleti chiesero di poter estendere l'ispezione, ma Nardi sostenne che «era meglio lasciar perdere». Com'è noto le due ispettrici sono state «licenziate» dal nuovo Guardasigilli perché si sarebbero lasciate intimidire dai giudici milanesi. A questo proposito la Canale aggiunge, come ulteriore dimostrazione del «comportamento inquietante» di Nardi, che il 16 maggio, quando il loro licenziamento non era ancora stato firmato, egli disse loro che il ministro avrebbe soprasseduto se «si fossero mostrate accomodanti, senza chiarire cosa intendesse con questo termine». La veridicità di queste accuse rimane comunque tutta da verificare. La Moleti si è infatti dissociata dalla relazione della Canale e Koverech, che ieri è stato ascoltato alla procura generale presso la Cassazione, non si è ancora pronunciato in pubblico. Nardi, che nel frattempo ha chiesto di tornare a fare il magistrato (preferenza: un posto di consigliere in Corte di cassazione), nega le accuse e aggiunge: «Il ministro Biondi non ha mai indicato, né suggerito, né tantomeno imposto quali avrebbero dovuto essere le conclusioni dei nostri accertamenti. Aggiunse che se fossero state liberatorie per il pool egli sarebbe stato il primo ad esserne felice». Andrea di Robilant L'ispettrice Evelina Canale
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