«E' finita!», e piangono in mille

«E' finita!», e piangono in mille LA GIOIA DEI SUPERSTITI «E' finita!», e piangono in mille Cinque giorni d'incubo nell'ospedale maledetto Em MOSCA ™ finito, è finito tutto», grida una ragazza uscendo dall'ospedale di Budionnovsk. Alle 16 i terroristi ceceni di Shamil Bassaev hanno abbandonato per sempre questa città che conta 100 mila abitanti, ma che sembra solo un grosso paese nella steppa, con casette di legno immorse nel verde. Mezz'ora dopo le porte dell'ospedale - l'unico della città - si aprono e sulla piazza antistante si riversa un fiume umano. Sono tanti questi ostaggi che hanno vissuto 5 notti e 6 giorni d'inferno sotto i kalashnikov dei guerriglieri. Sono centinaia, e nessuno riesce a contarli. Un primo bilancio parla di 764 persone, ma quelli che ne hanno le forze si sono precipitati a casa senza farsi prima identificare dalle autorità. Donne e uomini di campagna, dall'aria contadina, semplici e robusti: mani grosse, denti d'oro, sandali di plastica, tute sportive colorate di fabbricazione cinese per gli uomini, vestaglie a fiori rossi e viola, pantofole e foulard colorati per le donne. Tutto molto «sovietico», molto «antc-perestroika», come era anche la vita di Budionnovsk prima di venire sconvolta mercoledì scorso dall'arrivo degli uomini di Shamil Bassaev. E' un esodo terribile quello degli ostaggi di Budionnovsk: una colonna di centinaia di persone. Molti dopo lo stress e la paura dei giorni scorsi non riescono a reggersi in piedi. Molti sono malati: erano ricoverati all'ospedale per curarsi, ora le loro condizioni sono peggiorate. I più gravi vengono trasportati in barella, gli altri camminano sorretti dai loro compagni. Molti si appoggiano alle stampelle procedendo con pas¬ so malfermo. E tanti, tantissimi ostaggi - non solo gli ex pazienti dell'ospedale - hanno segni di medicazioni fresche: fasciature, bende, macchie di sangue. Sono quelli rimasti feriti durante i due blitz delle teste di cuoio russe di domenica scorsa, foriti non dai terroristi (si dico), ma dai soldati arrivati in loro socccorso. Gli ostaggi liberati sono soprattutto di mezz'età: le donne giovani e i bambini sono stati liberati nei giorni scorsi. Piangono, quasi tutti, donne e uomini Cercano con gli occhi i loro parenti e amici nella folla che dal¬ le 5 del mattino di ieri si era raccolta sotto un sole atroce, a 40 gradi all'ombra, per aspettare la fine della tragedia. Si abbracciano, piangono, molti svengono per lo choc o la fatica. Pochi hanno abbastanza forze per raccontare la loro agghiacciante esperienza: «Erano buoni i terroristi, ci hanno medicato, ci hanno dato il loro pane, non ci hanno fatto del male», racconta Tatiana (dopo tutto queilo che è successo ha paura di dare il cognome), 42 anni. Un uomo di mezz'età la interrompe: «Cosa dici, potevano ammazzarci a sangue freddo». Tatiana racconta anche che i terroristi non erano tutti eoceni: «C'erano russi e bielorussi e uno con gli occhi da asiatico, un calmucco o un kazakho. C'erano anche tre donne cecchine, giovani e bolle: una cecena, una lituana e la terza non so». Solo ieri sera, dopo che i servizi russi hanno perquisito l'ospedale - o meglio, quello che ne ó rimasto - da cima a fondo si è saputo che la minaccia dei terroristi di farlo saltare non era campata in aria. Nell'edificio sono stati trovate e disinnescate tre bombe. L'ospedale è stato gravemente danneggiato dai blitz e dal successivo incendio. Ora l'edificio a tre piani costruito con mattoni chiari ha una facciata tutta annerita dal fumo, con le finestre tutte rotte che si aprono su corsie carbonizzate. Una parte del tetto e delle travi interne sono crollati. I reparti di traumatologia, neurologia e maternità e le sale operatorie non esistono più. [a. z.l

Persone citate: Shamil Bassaev

Luoghi citati: Mosca