I fantasmi di Soweto nella baia di Tolone di Enrico Benedetto

Il giorno dopo l'elezione di un sindaco lepenista nel grande porto militare francese IL BOTTINO DEL FRONT NATIONAL Il giorno dopo l'elezione di un sindaco lepenista nel grande porto militare francese I fantasmi di Soweto nella baia di Tolone TOLONE NOSTRO INVIATO C'ò chi già prefigura una Soweto mediterranea, con i maghrebini prigionieri nel ghetto delle banlieues o espulsi tout court verso la madrepatria africana. Jean-Marie Le Pcn non vuol forse cacciare gli «stranieri», cittadini B, restituendo - come ama dire - «la Francia ai francesi»? Sì. E a Tolone, ormai, comanda lui. Domenica, nella gran roulette delle Municipali, il 13 gli ha portato fortuna. E il leader xenofobo, che non è superstizioso, ringrazia. La tredicesima metropoli francese - nonché primo scalo militare - cade a sorpresa nelle mani del Fn. Il neo-sindaco, Jean-Marie Le Chevallier, ha dinanzi a sé 6 anni per trasformarla in «vetrina», «laboratorio», «fortezza» lepenista. Ben più che un test. Con le non lontane Malignane e Orange, Tolone sarà la punta di lancia per lanciarsi in una conquista ben più ambiziosa: la Francia intera, quella che da 48 ore s'interroga fra timore e inconfessabile fascino sull'eccezionale exploit frontista nel Midi. La domanda fa sorridere Yvonne Orsini, stupita come i suoi concittadini di veder sbarcare da mezza Europa reporter e troupes che braccano un improbabile scoop: la purificazione etnica in chiave Le Pen. «Andiamo! Monsieur Le Chevallier è persona seria. Ha la città intera dietro» (a dire il vero raggiunge il 37,03, bastevole - comunque - per liquidare l'ex sindaco giscardiano e la candidatura ps-pcf) «e non vorrà sciupare il trionfo con misure impopolari». Mattina. Il lungomare Quai Stalingrad - che rischia grosso, insieme alla vicinissima rue d'Alger, con la nuova amministrazione anticomunista e arabofoba - non brilla per animazione. Eppure proprio da qui, alcune ore fa, nella gigantesca gazzarra notturna per festeggiare tricolore in pugno e slogan anti-immigrati sulle labbra la vittoria, i supporter Fn improvvisavano una «marcia sulla Mairie». Ebbrezza. Cori tautologici «Nous sommcs chez nous», siamo a casa nostra -, parole d'ordine quali «10, 100, 1000 Tolone». Atmosfera sì incandescente che la prefettura temeva raid incontrollabili nei quartieri periferici. Dove le famiglie nordafricane si erano sprangate. Ma l'enorme dispositivo poliziesco e - più ancora - le libagioni tra i fan hanno permesso di svicolare verso la kermesse da strapaese. Niente sangue. Le Chevallier re¬ spira. Giacca inappuntabile, cravatta salmone, occhialini, si concede a fotografi e intervistatori sul magico sfondo della rada. Stile, eleganza. E affettata moderazione. Non sorprende che agli albori della carriera fosse giscardiano. E che il suo ideale rimanga un Front National in versione «light». Meno calorie (il greve antisemitismo larvato, le nostalgiche simpatie per Vichy e l'ultradestra faziosa), più sprint. Nondimeno, il suo lepenismo permane «a prova di bomba». Testualmente. La sua famiglia albergò per diversi mesi il leader Fn cui un ordigno esplosivo distrusse - il 2 novembre '76 - l'a¬ bitazione. Da allora, i due JeanMarie sono amici per la pelle. Ma le intemperanze politicoverbali del presidente Fn non contagiano il suo pupillo. Che slaloma con grazia fra le domande-trabocchetto. Applicherà la «preferenza nazionale» (i «non-autoctoni» esclusi dalla pubblica assistenza) come esige il programma Fn? «Un Comune deve rispettare la legge. E noi lo faremo. Sforzandoci, però, di contribuire a riformare la legislazione in corso». Nessun messaggio «duro» per i suoi elettori? «Voglio essere il sindaco di tutti». Eccetera. Lo misure che annuncia brillano per mansuetudi- ne. Polizia municipale nei quartieri difficili (il modello non sono le «SS» ma i bobby londinesi), una revisione contabile sulle finanze cittadine («Finiamola con le bustarelle: occorre trasparenza»). Infine, «la crociata». Ci siamo: Tolone, che nel Medio Evo vantava un florido mercato di schiavi turchi, rinverdirà le antiche glorie con nuovi pogrom? Manno: è «contro la disoccupazione» che bisogna partire in guerra. Solo sui lavoratori clandestini, Le Chevallier abbandona il doppiopetto per indossare l'uniforme da Gauleiter. La caccia, spiega, sarà implacabile. Ma è leit-motiv condiviso, nella Francia '95, da centinaia di amministratori, ps e pcf inclusi. Quanto alla «dissuasione» da esercitare verso i «non-francesi» regolari che risiedono a Tolone o desiderassero installarvisi, preferisce «troncare e sopire» i provocatori appelli di Jean-Mario Le Pen. L'obiettivo è chiaro. Lanciare un'«operazione simpatia» che riabiliti il Front National inscrivendolo nell'arco delle altre forze democratiche, infranga il «cordone sanitario», attenui l'ostracismo cui semiunanimi Gauche e Droite lo condannano. Il boss Le Pen ruggisce. Il delfino Le Chevallier bela. Ma la loro strategia è complementare: rompere l'accerchiamento, passare da un'opposizione becera al «modello Fn» in positivo. Con l'ex sindaco Frangois Trucy - uomo di Giscard - messo in causa per malversazioni, il suo predecessore Maurice Arreckx sospettato di vari crimini incluso l'omicidio (Yann Piat, parlamentare Udf e sua acerrima nemica) Le Chevallier aveva ottime chances fin dall'inizio. In una Tolone, non dimentichiamolo, dove l'Arsenale è tuttora l'azienda più florida e il nazionalismo - complici i militari in loco - una seconda anima. «Già Arreckx, peraltro» mi dice Fernand Martinez, operaio di fede ps, «aveva ben compreso in che maniera aizzare i Tolonesi». «Per esempio, spiegò come grazie ai maghrebini eravamo la pattumiera d'Europa». Per non sfigurare, Trucy definiva i clochard - quelli che Chirac vorrebbe reintegrare nella «Franco pour Tous» - «sporchi, ubriachi, agressivi ed esibizionisti». «Bisogna ripulire Tolone» annunciò. L'hanno esaudito: non è più sindaco. Che Le Chevallier lavi davvero più bianco, pardon nero? Enrico Benedetto «La caccia agli immigrati clandestini sarà implacabile» a i a n Immlgrati alla dogana di Tolone, e a destra Le Pen