Montecitorio come la Scala Trecento Vip per Corelli di Liliana Madeo

Montecitorio come la Scala Trecento Vip per Carelli TRANSATLANTICO IN MUSICA Ma in pochi davanti al maxischermo in piazza Montecitorio come la Scala Trecento Vip per Carelli ROMA. Alle 9 in punto della sera, non un minuto più non un minuto meno, la padrona di casa si è materializzata ed è apparsa in cima a un palchetto bordato di panno rosso. Irene Pivetti apriva la serata. Sotto di lei, una platea di oltre trecento persone. Le signore con abito d'occasione, gioielli, fiori al bavero, tacchi vertiginosi, gli uomini - come sempre - in grigio o grigio-azzurro. Anche lei, il Presidente, era all'altezza del ruolo. E non solo per la bellissima gamma di bianco e color ghiaccio, grigio e polvere, che sapientemente si rincorreva dalla punta dei suoi piedi al pallore lunare del suo volto. Lo spettacolo che Irene Pivetti offriva era quello, sofisticato p. sofferto, della castellana che - sia pure a malincuore - apre le porte del suo maniero e fa entrare gli incolti, i visitatori occasionali, la gente cui è pur sempre bene distribuire un po' di cultura e di buone maniere. I tradizionalisti hanno definito «blasfeme» le 337 sedioline rosse con lo schienale dorato che il Presidente ha fatto collocare lungo il grande corridoio dei «passi perduti», il famoso Transatlantico di Montecitorio. Dopo aver aperto ai visitatori le porte della Camera dei Deputati, e dopo aver voluto che i poeti venissero a declamare al suo cospetto i loro versi, ieri sera Irene Pivetti ha voluto che anche la musica incominciasse a frequentare il Palazzo. Perché Montecitorio sia meno istituzione e più luogo di incontro e di cultura. Per il piacere degli eletti. E anche per il suo diletto, per rendere meno opprimente la vita di quella giovane donna che lei pur sempre è, alla quale il rango ha rubato la libertà di fare le cose banali e piacevoli che sono possibili a quanti possono disporre di sé, del proprio tempo, del privilegio della giovinezza. Serata culturale, quindi, con gli invitati ammessi nel Palazzo e il popolo di Roma invitato a seguire il concerto nella piazza di Montecitorio - rimasta però deserta - attraverso amplifiacatori e un maxischermo. Il tutto trasmesso in contemporanea dalla radio e in differita dalla tv. Serata blasfema per i tradizionalisti, cui suona intollerabile, una vera intrusione, la mescolanza di cultura e politica. Serata poco in sintonia con le abitudini e i gusti degli stessi parlamentari, che non si sono precipitati in massa all'appuntamento. Occupavano appena poche file del grande parterre. Mancava il presidente della commissione Cultura Sgarbi, che pure si era fatto riservare due posti. Mancava il presidente Scalfaro, impegnato al Quirinale. Non s'è visto Scognamiglio. Non si erano mobilitati i segretari di partito, i leader, gli intellettuali che sono scivolati sugli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. C'erano, con le loro signore che si sono baciate piene di reciproci riguardi, Mario Segni e Gianni Rivera. E Santaniello, Tecce, Mussi, Vespa, Luigi Locatelli, Pier Ferdinando Casini con la prima abbronzatura della stagione, il rifondatore Rizzo con la solita camicia nera, il progressista Luigi Berlinguer, il capo della polizia Masone, Arbasino e Pontecorvo come esigua rappresentanza della cultura e dello spettacolo, l'ex ministro della Pubblica Istruzione D'Onofrio, Storace, Bassanini, il leghista Pettini dallo sbadiglio incontenibile quando il maestro Pelrobelli spiegava le invenzioni linguistiche di Corelli, di cui l'orchestra da camera dell'Accademia di Santa Cecilia eseguiva quattro concerti. Dietro, i rappresentanti del mondo musicale, di associazioni e scuole d'arte. «Per i giovani soprattutto - ha detto la Pivetti alla fine del suo saluto, con il sobbalzo di un solenne pluralis maiestatis, le mani rigidamente dietro la schiena e il solito broncetto stampato sul volto proteso ai riflettori - in un luogo come questo, teatro di discussioni, dissidi, accordi, vogliamo che la musica abbia cittadinanza». I giovani erano in fondo alla sala, finiti sui sedili di fortuna. Liliana Madeo «Padrona» di casa un'elegantissima Irene Pivetti S^'V Il Transatlantico di Montecitorio

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