la Quercia cambia rotta «Giudici, siate più cauti»

la Quercia cambia rotta «Giudici, siate più cauti» LE MANETTE FACILI la Quercia cambia rotta «Giudici, siate più cauti» TMILANO ROPPA ombra della Quercia sulle manette facili? Troppe lusinghe pidiessinc ai muscoli della magistratura? Non più. O almeno non più come prima. Sentire D'Alema, prego, anche se si ingarbuglia: «Noi del pds ci mettiamo nella posizione di un partito politico che non confonde vicende politiche con vicende giudiziarie che vanno tratiato con adeguato rispetto sia verso i magistrati sia verso gli imputati, con spirito garantista». Le virate di rotta avvengono (a volte) grazie a onde inaspettate nel maro della politica e della cronaca. Nessuno si aspettava gli elogi di Marcello Dell'Utri a Massimo D'Alema («è il migliore tra gli avversari, non ha speculato sul mio arresto») e nessuno si aspettava l'inchino di D'Alema: «Io penso che Marcello Dell'Utri abbia apprezzato il fatto che noi non abbiamo in alcun modo strumetalizzare in sede politica le vicende giudiziarie che lo hanno riguardato». Basta? Non basta. Ecco D'Alema intiepidire il suo celebre sorriso: «Se è questo che si apprezza mi fa piacere, perché quell'immmagine, secondo me falsa, di una sinistra forcaiola che tramava con le procure della Repubblica per colpire i suoi avversari, immagine che non è mai corrisposta alla verità, noi di fatto stiamo cercando di fugarla». Immagine mai corrisposta alla verità, dice D'Alema. Non la pensava e non la pensa davvero così Silvio Berlusconi, nei suoi ricorrenti sbotti d'ira e indignazione e rabbia contro «le toghe rosse», contro «certe procure che conosciamo benissimo», contro «i Borrelli e i Colombo». Non la pensano così molti esponenti del Polo, i Previti, i Biondi e le Maiolo, quando perpetuano l'accusa più bruciante ai nemici rossi: «Perseguire la via giudiziaria al socialismo». Ma tant'è. Segnali, ora che volano corvi e dossier sui cieli annuvolati delle procure, ora che l'orizziontc minaccia o promette elezioni, il pds ne sta lanciando parecchi. I più cospicui arrivano per bocca di Pietro Folena, responsabile Giustizia del pds, che sposa tesi garantiste in dissenso con la difesa dei pubblici ministeri della custodia cautelare, e di Giovanni Pellegrino, senatore pds, presidente della Commissione stragi. E' telegrafico il primo. Dice Folona: «Le preoccupazioni dei pm sono infondate». E' più articolato Giovanni Pellegrino che declina al passato «l'era del rigore» e al presento il «ripristino dell'equilibrio». Dice: «La svolta l'ha fatta la società e non il pds. Mi spiego. Era giusto e necessario tenere conto della società quando chiedeva o incoraggiava una istanza punitiva da parte dello Stato per fare pulizia. E credo che il rigore della leggo sia stato proficuo per rompere il muro di omertà che era il vero collante di Tangentopoli e di Mafionoli». E oggi? «Oggi siamo in una fase nuova, con la gente, l'opinione pubblica, orientata a rimettere al centro le questioni della libertà individuale, a sentirsi infastidita dagli eccessi del rigore...». Continua Pellegrino: «Vede, la questione giustizia, in ogni Paese ha un andamento pendolare. Si ricorda l'epoca del terrorismo con le leggi emergenziali? E' passato. Così sta accadendo oggi: questa nuova sensibilità verso il garantismo, che fino a un anno fa era per molti questione secondaria, o che il mio amico Bortoni bollava come "garantismo peloso", torna a pesare. Per me è un fenomeno atteso». E auspicato? «Direi proprio di sì». Chiaro che ogni dichiarazione, muovendosi sul terreno minato delle suscettibilità sociale e sui nervi ancora scoperti dell'indignazione per il gran fango della corruzione, abbiano la solita coda di gomma piuma, tipo: «Non per questo lo inchieste e i magistrati debbono abbassare la guardia...»; «Non per questo smetteremo di difendere i pm dal veleno dei corvi...» eccetera. Ma la svolta, il cambio di rotta e di sensibilità c'è e si sente. Specie quando Pellegrino dice: «Non condivido né i modi, né il merito degli attacchi a Di Pietro che ha roso un servizio incommensurabile, ma se ponsò a cer¬ te procure di provincia, non mi nascondo che una sorta di facile dipietrismo ha prodotto guasti e perfino ingiustizie». Non per niente D'Alema, che parteciperà alla prossima assemblea nazionale degli avvocati, ha ripreso (e con enfasi) le parole pronunciate l'altro giorno dal presidente Scalfaro sui rischi della carcerazione preventiva. Dice D'Alema: «Privare una persona della libertà deve essere un atto eccezionale. Il capo dello Stato ha dato prova di grande equilibrio, ha difeso l'autonomia della magistratura e, allo stesso tempo, la necessità di un uso misurato di strumenti estremi». E ancora: «Ognuno deve tornare al senso del proprio dovere, all'intorno del proprio ruolo, nei limiti posti dalla legge e dalla Costituzione». Perciò il doppio inchino tra Dell'Utri, l'uomo che ha messo in piedi Forza Italia, e il leader della Quercia, potrà pure stupire, trattandosi di un colpo di scena. Ma anticipa un lungo recitativo che (solo) i cinici chiamerebbero commedia. Pino Corrias Pellegrino: è finita l'emergenza Possiamo tornare al garantismo Dell'Utri ringrazia il leader del pds «Non ha speculato sul mio arresto». D'Alema: visto? Non siamo forcaioli la Querc«Giudici,Dell'Utri ringrazia il l«Non ha speculato suD'Alema: visto? Non s A sinistra: Marcello Dell'Utri presidente di Publitalia Qui sotto: il segretario del pds Massimo D'Alema