Studenti, maestri e schiaffoni vaganti
Studenti, maestri e schiaffoni vaganti wmsgr., LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Studenti, maestri e schiaffoni vaganti Questa volta, tutta scuola, ma a varie voci e da vari punti di vista. Non so addirittura da dove cominciare e in che ordine montare i vari messaggi. Partiamo da lontano. lo.d.b.] Anno 1943 Preg rno Sig. Del Buono, qualche giorno fa nella classe di mio nipote (III elementare) la maestra ha tirato le orecchie ad un alunno perchè questi aveva apostrofato una sua compagna con frasi scurrili L'indomani i genitori dell'alunno si sono presentati. Inviperiti, dall'insegnante, redarguendola violentemente e minacciandola di denuncia se avesse ancora osato mettere le mani addosso al loro figlio. Anno 1943, scuola elementare G. Panni, classe III. Il mio maestro da due sonon schiaffoni ad un mio compagno che. ripetutamente ripreso, continuava 3 macchiare con l'inchiostro la camicia del compagno che gli stava davanti Inoltre gli fece una nota sul diano con l'obbligo di tornare accompagnato da uno dei genitori L'indomani, venne la madre (una povera donna che aveva il marito al fronte!), e. chiedendo umilmente scusa all'insegnan- te per il comportamento del figlio, esorto il maestro a castigarlo ancor più severamente se fosse stato recidivo. Quel ragazzo, oggi nonno come me, fece tesoro di quei due schiaffi e divenne talmente irreprensibile al punto che, prima della fine dell'anno, il maestro lo nominò capoclasse E nella vita divenne uno stimato funzionario di banca Quanta diversità di comportamento tra i genitori di cinquantanni fa e quelli di oggi' Avevano ragione i nostri genitori che e. hanno cresciuti con severità ma insegnandoci l'educazione e il rispetto altrui, hanno ragione i geniton di oggi, troppo permissivi e sempre pronti a prender le parti dei loro figli? Lei che ne pensa, signor Del Buono? E che ne pensano i suoi letton? La ringrazio, se non altro, per avermi letto. Le sarò grato se, in caso di pubblicazione, volesse citarmi solo con le iniziali Grazie! A. R-, Tonno Gentile signor A. R., l'educazione manesca non mi ha mai troppo convinto e sono lieto che i miei genitori abbiano cercato di tirarmi su senza sfoggio di violenza. Ho avuto fortuna anche nel comincia¬ re a studiare alla Montessori dove la violenza era bandita. Non credo, comunque, che adesso la reintroduzione delle pene corporali nella nostra scuola o nelle nostre case avrebbe granché successo. Molti adulti hanno meno autorità dei loro figli, paiono loro fratelli in maleducazione. [o.d.b.l Il privilegio Non intendo sfiorare l'aspetto politicosindacale della questione. Mi interessa quello culturale e di costume. Mi riferisco alla scelta del ministro della Pubblica Istruzione di anticipare, nel prossimo mese di settembre, l'inizio dell'attività nelle scuole superiori. In questi giorni le voci che si sono levate al riguardo hanno, quasi all'unisono, espresso pareri negativi. Non mi sto riferendo a quelle degli albergatori che compiono il loro mestiere e difendono i propri interessi. Avverto fortemente, non per amore di retorica, l'assenza di una riflessione che metta in luce due punti: I) il privilegio di poter frequentare regolari corsi di studio (in quanto privilegio esclude una parte che ovunque corrisponde alla maggioranza): 2) il piacere che deriva dallo studiare, dal conoscere, dal confrontarsi con altri. Tutti dobbiamo ricordare (e i giovani in particolare) che la possibilità di proseguire gli studi fino a ventanni e oltre è una fortuna e non... un castigo o una banalità. La scuola e il luogo privilegiato per crescere in cultura e per perfezionare la propria personalità. Ovviamente essa deve essere «bella», deve saper conquistare. Gli insegnanti (io lo sono stata per 40 anni) hanno il compito, non facile, di realizzarla al meglio delle loro possibilità. Mai gli studenti devono poter pensare di stare perdendo tempo; sempre devono pensare di stare vivendo positivamente e in modo gratificante un tratto impareggiabile della propria esistenza. L'eventuale scontento professionale, i problemi, i momenti di ansia e di scoramento vanno incanalati su altn binari, non nel quotidiano atto pedagogico-didattico. Daria Ridolfi, Torino Gentile signora, mi rimetto alla sua esperienza. Lei parla ancora della scuola come dovrebbe esse¬ re? Ma lo è mai stata come avrebbe dovuto? Continuo a incontrare ragazzi che, nel prolungamento degli studi, vedono amaramente solo una dilazione alla constatazione che nor ci sono rimedi alla disoccupazione crescente. Quanto agli insegnanti, ne parla abbastanza quest'altra lettera. [o.d.b.] Poveri insegnanti! Gentile signor Del Buono, le sarò grata se vorrà dare spazio a qualche nflessione sugli insegnanti. Poveri insegnanti! Non passa giorno che non vengano additati alla pubblica vergogna, poveri insegnanti, messi alla berlina dai mass media che danno voce alla gente della strada che si ostina ancora a credere, dopo vent'anni, che abbiano tre mesi di ferie e che lavorino in tutto settantadue ore al mese; alla mercé di un numero incredibile di bambini e ragazzi male educati da genitori inadempienti o assenti. La maggior parte degli insegnanti, a forza di subire, si è abituata al silenzio. Zini di fronte a chi nega loro, di fatto, il diritto allo sciopero, zitti di fronte a presidi burocrati che tarpano le ali a qualsiasi progetto che comporti dei problemi di organizzazione; zitti di fronte agli abusi di potere, alle minacce più o meno velate, ai favoritismi; zitti davanti alla constatazione che nessuno fa distinzione tra chi lavora con coscienza e competenza e chi, impreparato e demotivato, è stato immesso nella scuola per grazia ricevuta da sindacati e governi faciloni che dovevano occupare in qualche modo dei disoccupati; zitti di fronte all'arroganza di molti ragazzi, abituati a pretendere tutto e subito; zitti davanti alla miseria di uno stipendio che non tocca i due milioni al mese; zitti quando, alla fine del mese, lo Stato non paga i supplenti che hanno lavorato perché ha finito i soldi; zitti di fronte alle tavole rotonde sull'incapacità della scuola (e di tutti gli insegnanti, nessuno si illuda) di impedire l'abbandono scolastico, la tossicodipendenza, gli incidenti stradali del sabato sera, il fumo, la cattiva alimentazione, il peso dei libri. Attendono in silenzio di entrare nelle barzellette come i carabinieri e di essere accusati anche dell'alitosi delle scimmie, del ritardo dei treni, del crollo della lira, delle stagioni che non sono più quelle di una volta. Gli insegnanti, quelli che insegnano, e sono tanti, si sono già da tempo pentiti di non aver scelto il lavoro di chi li ?ccusa, laureati o no. Speriamo che non finiscano per fare davvero soltanto ciò che viene loro riconosciuto. E cioè niente. Barbara Serra, Asti Gentile signora, quando si è cominciato a credere che tutto sia perduto? Vorrei che fosse da poco, che si potesse sperare di recuperare il momento decisivo. Ma temo, invece, che sia da molto tempo, perché gli asini adulti si sono già costituiti in maggioranza. [o.d.b.l
Persone citate: A. R., Asti Gentile, Barbara Serra, Daria Ridolfi, Del Buono, Montessori, Tonno Gentile, Zini
Luoghi citati: Torino
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