Dalla Confcommercio alle Generali, caccia al successore
Dalla Con/commercio alle Generali, caccia al successore NOMI E GLI AFFARI Dalla Con/commercio alle Generali, caccia al successore Nord o Sud? Chi conquisterà domani la presidenza di Confcommercio? Il bolognese Giorgio Guazzaloca, macellaio di lusso, o il messinese Sergio Bilie, lotta antiracket e pasticcini? Il primo è sostenuto dal presidente uscente, Francesco Colucci, il secondo dai nemici del presidente uscente. Entrambi, tuttavia, hanno qualcosa che Colucci non ha: sono veri commercianti, non funzionari. Per fine settimana, ecco pronto un altro quiz. Eugenio Coppola di Canzano lascerà la presidenza delle Assicurazioni Generali? E se si, come sembrano aver deciso i grandi azionisti della compagnia, riuscirà Antoine Bernheim a scalare il grandino più alto? Tutto lascia Due eredi prevedere che per Colucci il partner di Coppola di Canzano Lazard, attuale vicepresidente di Generali, abbia la nomina in tasca. Ma contro di lui si muovono lobby interne ed esterne. Queste ultime preoccupate che, dopo il cilindro di Allianz su Ras, cali un basco francese sul Leone di Trieste. A completare la colonizzazione. A Parigi, lotta per conservare la poltrona il presidente di Suez, Gerard Worms. I suoi azionisti, Uap e Banque Nationale de Paris, hanno bocciato il sogno di unirsi a Francois Pinault, e i presidenti Jacques Fiedmann e Michel Pébereau ora chiedono anche la sua testa. Multimedialità, tutti ne parlano, pochissimi ne capiscono. Mentre sembra destinato ad ammuffire tristemente nel cassetto il progetto sulle telecomunicazioni studiato da Giorgio Bogi e Giorgio Napolitano (che ha perso il sostegno del pds di Massimo D'Alema), la Stet annuncia di aver scelto le prime quattordici città da cablare. Nelle quali la società guidata da Ernesto Pascale avrà il dominio sia sulla rete che sui servizi, lasciando agli infelici «terzi» di fornire i programmi. Intanto, il ministro delle Poste Agostino Cambino si dice dispiaciuto che i ministri della Ue non abbiano raggiunto l'accordo per anticipare al gennaio prossimo la liberalizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione. Tuttavia, anche se l'avessero raggiunto, nulla sarebbe cambiato per l'Italia, dove la Stet ha l'esclusiva fino al 2012 della di iI soci contro Gd W Ora, se in Italia si volesse veramente rompere il monopolio, basterebbe varare una leggina che imponesse, nel collegamento a fibra Giorgio Ottica del fa- Napolitano tidico ultimo miglio, la presenza di un secondo cavo oltre a quello della Stet. Come avviene nella civile Inghilterra. Contro questa semplice soluzione si oppone, ed è logico, la Stet. E la cosa non è vista di buon occhio nemmeno dall'Iri di Michele Tedeschi, padrone di Stet. La tesi è lapalissiana: se la Stet va sul mercato con un pezzo di monopolio in meno, varrà di meno. Un bel dilemma per il presidente del Consiglio, Lamberto Dini. Libertà o quattrini? Resta comunque singolare il fatto che le autorità che presiedono o controllano il processo delle telecomunicazioni, le Poste e l'Antitrust, sono oggi affidate a due persone che, non è un mistero, hanno fatto parte nel passato di quei gruppi che più si sono battuti per aiutare Silvio Berlusconi a diventare re dell'etere. Come dicono i francesi: tout se tient. Sulla Stet ha rinnovato la sua offerta la Banca di Roma di Cesare Geronzi. Il quale, in questo momento, ha però un altro grave problema da risolvere, quello dei destini della Lazio che Sergio Cragnotti minaccia di cedere, dopo le sommosse della tifoseria. Anche se la squadra potrebbe tornar comoda un altro po' al capo della Cirio, in vista della gara per la Centrale del Latte di Roma che il sindaco Francesco Rutelli ha deciso di mettere sul Agostino mercato. Gambino Se Cragnotti lascerà, chi sfilerà Geronzi dal taschino? Bruciato per sempre il servizievole Giuseppe Ciarrapico, potrebbe venir buono un altro fedelissimo del gruppo storico: il Francesco Caltagirone della Vianini. Certo è che il calcio gioca tiri mancini: su Baggio Codino si sta incrinando l'amicizia tra Massimo Moratti e il padrone del Milan. Emerge da due anni di ritiro tattico Giuseppe Garofano, ex numero due di Montedison, per occuparsi della Raggio di Sole. La finanziaria portata in Borsa dal nipote di Franco Piga, Massimo Gatti, arenatasi poi sugli scogli della crisi del settore immobiliare. E riemerge a sorpresa, come articolista, Nerio Nesi, anche lui affondato nell'oblio dal caso Atlanta. L'«oblio» non ha cambiato l'ex presidente di P.nl. Fedele alla grandeur, se le prende nientemeno che con i Sette Grandi riuniti a Halifax. Tornano le società a caccia di soldi a piazza Affari, e il listino perde colpi, spaventato dall'inflazione e dalla minaccia del caro danaro. Intanto, gli stranieri si interrogano sull'Italia e sullo stato di salute della lira. Per Ulrich Weiss, membro del Board di Deutsche Bank, la nostra moneta è sottostimata; per Alien Sinai, capo econonista di Lehman Brothers, siamo sempre un Paese «a rischio». Resta una consolazione: la calata massiccia dei turisti, tedeschi e asiatici, attirati proprio dalla dannata (diretta». Valeria Ulrich Sacchi Weiss Due eredi per Colucci Coppola di Canzano I soci contro Gerard Worms Giorgio Napolitano Agostino Gambino Francesco Caltagirone Il ritorno di Nerio Nesi Ulrich Weiss
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