La lotta al carovita si fa sui listini di Alfredo Recanatesi

Il presidente ottimista: la Lehman Brothers sbaglia a prevedere il 6 per cento OLTRE LA LIRA La lotta al carovita si fa sui listini ALVOLTA i numeri sono un dato troppo sintetico per esprimere l'inflazione. Nella realtà italiana di oggi, infatti, il dato complessivo è una somma di fattori eterogenei tra i quali c'è davvero di tutto: effetti voluti ed indesiderati, cause oggettive e soggettive, motivi interni ed internazionali. Di conseguenza, un punto di inflazione non è affatto uguale ad un altro, non solo perché ha ragioni diverse, ma anche perché diverse sono le sue conseguenze. Ci spieghiamo con un caso secondario e marginale, ma che vale a capire cosa sta avvenendo «dentro» l'inflazione di questi mesi. E' il caso dei ricambi di un motore tedesco prevalentemente usato per piccole barche da pesca. Provenendo i pezzi dalla Germania, ed i relativi prezzi all'origine essendo conseguentemente espressi in marchi tedeschi, è evidente che il loro costo in lire risenta della svalutazione della nostra moneta. Ma sapete quei prezzi di quanto sono aumentati da un anno all'altro? L'un per l'altro sono raddoppiati; e sono raddoppiati tutti, anche quelli in gomma che, essendo fatti, o potendo essere fatti, in Italia, come lascia ritenere il familiare marchio della Pirelli che vi è stampigliato sopra, sono rincarati evidentemente per il solo fatto di essere inseriti nel listino di una ditta tedesca. Per completare il quadro va detto che il prezzo in lire dei motori di questa ditta non è certo aumentato in proporzione; ed il motivo è evidente: se si ha bisogno di un motore nuovo c'è da scegliere tra diverse possibilità tra loro in concorrenza, mentre sui ricambi la concorrenza non c'è. Il caso - lo abbiamo detto - è secondario e marginale. Come tale non è generalizzabile, tanto meno alle imprese di maggiore dimensione che producono e vendono in regime di concorrenza. Ma non è neppure un caso isolato. Le imprese produttrici, in particolare quelle che sul mercato ci stanno da molto tempo e per molto tempo ancora intendono restarci, non hanno interesse a praticare politiche di prezzo così manifestamente opportuniste. E' la struttura distributiva che necessariamente si interpone tra il produttore e l'acquirente finale, che aggiunge le proprie politiche di prezzo a quelle delle aziende produttrici e spesso le stravolge. Anche questa è inflazione, ma ha poco a che fare con quella che trova giustificazione nell'aumento dell'imposizione indiretta e nei rincari dovuti alla svalutazione. Quella che deriva dalle imposte indirette esprime il trasferimento di reddito a beneficio dello Stato, quindi è un effetto voluto dal governo e dal Parlamento con l'obiettivo di contenere il disavanzo statale; è come una tassa applicata sui prezzi precedenti che, dunque, va accettata e non legittima alcuna iniziativa che tenda ad eluderla o a compensarla. C'è poi l'inflazione dovuta al- I eludi la svalutazione, la quale esprime l'impoverimento che tutti abbiamo subito nei confronti del resto del mondo allorché la lira si è fatta più piccola di quanto già non fosse. Anche questa inflazione va accettata, seppure con qualche avvertenza. L'impoverimento riguarda il Paese nel suo complesso il quale tutto insieme lo deve sopportare e tutto insieme deve impegnarsi per contenerlo, ridurlo e recuperarlo. L'industria la sua parte l'ha fatta e la fa comprimendo i costi ed accrescendo la produttività dei fattori della produzione; i lavoratori la loro parte l'hanno fatta e la fanno onorando gli accordi sul costo del lavoro; altri, specie tra gli autonomi e le aziende di servizio, tentano di sottrarvisi approfittando delle situazioni che l'attuale realtà del mercato può consentire. Cosi facendo, non solo impediscono che quest'onere possa essere equamente distribuito come dovrebbe, ma aggiungono all'inflazione una componente che, sebbene non sia la più rilevante, è la più rischiosa. Le imposte e la svalutazione determinano un adeguamento dei prezzi che, una volta compiuto, non ha motivo di ripetersi. Rincari determinati da altri motivi rischiano, invece, di innescare tendenze non controllabili sia perché, se effettuati una volta ed accettati dal mercato, c difficile resistere alla tentazione di non provarci un'altra volta e poi un'altra ancora, sia perché inducono comportamenti imitativi, competitivi, rivendicativi. La Banca d'Italia sta ripetendo da mesi che stringerà ulteriormente il cappio monetario se l'inflazione non rientrerà rapidamente, come deve se si tratta di inflazione determinata dalla manovra delle imposte e dal deterioramento del cambio. La ripresa ne risulterà frenata, ma il rallentamento avverrebbe ugualmente, forse più accentuato e certamente più durevole, se l'inflazione fosse lasciata libera di consolidarsi senza incontrare reazioni in grado di contrastarla. Il problema, quindi, non è di stabilire se, nel caso l'inflazione perdurasse, il cappio monetario vada ulteriormente stretto e il costo del denaro ulteriormente innalzato. Il problema è, comunque, di fermare l'inflazione per evitare che, in un modo o nell'altro, comprometta la ripresa. E può essere fermata se questo diventa un impegno generalizzato e diffuso a verificare, contestare e rifiutare ogni rincaro non giustificato. Mugugnare non basta. Alfredo Recanatesi esi

Luoghi citati: Germania, Italia