Quel volo della speranza

Quel volo della speranza Quel volo della speranza Vilfort, dalla bimba dopo ogni gol UNA SCELTA DIVERSA LA storia del calcio racconta un'altra vicenda analoga a quella di Carlo Petrini. Anche qui c'è un figlio morente e un finale analogamente triste. Quello che cambia è i" comportamento del padre durante la malattia. E' la vicenda di Kim Vilfort, mediano della nazionale danese che trionfò agli Europei del '92 e che fu l'unico calciatore di quella squadra a non poterne gioire, nonostante abbia segnato i gol decisivi. Vilfort gioca nella squadra del Broendby, arriva presto in nazionale, si sposa, ha una figlia, una vita e una carriera serene. Poi arriva l'estate del 1992. Ci sono i campionati europei in Svezia. Otto le squadre qualificate. La Danimarca ò fuori. Ma alla vigilia la ripescano. Perché nel frattempo la Storia ha eliminato la Jugoslavia, ne ha fatto un mosaico di squadre che non possono più giocare sotto una sola bandiera. Via libera alla Danimarca. I suoi giocatori sono già in vacanza. Li richiamano. Il più forte, Miki Laudrup, dice no. Dice che l'allenatore, Richard Moellor Nielsen, è un incompetente e che la squadra, infilata nel girone tra Svezia, Inghilterra e Erancia, non ha futuro. Rosta in vacanza. Gli altri vanno, senza allenamento, senza stress. Vanno e giocano. Prima male, poi benino, poi bene. Secondi nel girone, qualificati por la semifinale. L'ultima partita è contro la Erancia. Nella formazione qualcuno nota l'assenza del mediano titolare, Kim Vilfort, numero 18 (45 presenze in nazionale, 6 gol all'attivo, giocatore continuo senza mai arrivare a picchi di rendimento). Vilfort ha lasciato il ritiro alla vigilia per correre a Copenaghen dove sua figlia Lino, che ha otto anni, si trova in ospedale, malata di leucemia. La federazione danese ha corcato di nasconderò l'evento alla curiosità dei giornalisti, il portavoce spiega: «Abbiamo l'ordine di non affrontare l'argomento, è una situazione personale e chiodiamo il massimo rispetto per un uomo che sta soffrendo». Massimo rispetto anche da parte dell'allenatore, che consento a Vilfort di andare e tornare quando vuole, di scendere in campo so se la sento, di stare fuori in caso contrario. E Vilfort scoglie di giocare. Lo fa nella partita della vita, per la Danimarca, quella in semifinale contro l'Olanda di Van Basten, Gullit o Rijkard. E' un assedio. La difesa o il controcampo reggono conio possono. Ma reggono. La squadra di vacanzieri dirottati viene decimata dagli infortuni. Il faro di controcampo, Heinrik Anderson, si frattura il ginocchio. Poi si fanno male anche Olson, Sivobaek, Brian Laudrup. Alla fine dei supplementari i danesi che stanno in piedi si contano sulle dita di una mano. Quanto bastano per indicare i cinque rigoristi che decideranno chi va in finale. Tirano Larsen, Polvsen, Elstrup, poi tocca a Vilfort, che rigorista non sarebbe, ma lo diventa. Batto Van Breukelen, alza meccanicamente il braccio, si gira, va a centro campo. Dopo il gol di Christofto sarà finale, ma la svolta è già nel rigore di Vilfort e la storia c in quel gesto senza emozioni di un uomo disperato. «11 cross di quell'uòmo disperato» è il titolo di un articolo clic scrive il giorno dopo por l'Unità in prima pagina il poeta Roberto Roversi. Lo descrivo così: «Un uomo lontano con il cuore, lontano con la tosta e lì presento solo con il suo piede, il suo fascio di muscoli e la sua volontà»; Aggiunge: «Vilfort osco dal campo, dopo la vittoria, por tornare là dove aveva lasciato la sua vita vera, i suoi affetti profondi. Che poi, anche in tale situazione, abbia deciso di partecipare e di battersi con la maglia del proprio Paese, questo è un elemento di ammirazione e di dignità che dobbiamo ricavare liberandolo dagli infiniti intrecci dello spettacolo globale». E, in finali; con la Germania, duo a zero e torneo alla squadra che non doveva giocare, gol decisivo dell'uomo che aveva il cuore altrove, elio tocca il cielo nella carriera nel momento più brutto della vita privata. Poi hanno spento i riflettori. E, a riflettori spenti, la figlia di Vilfort è morta Lui non ne ha mai voluto parlare in pubblico. Ha continuato a vivere, necessariamente, e a giocare, altrettanto necessariamente. Alla fine del '93 sua moglie Mina gli ha dato un'altra figlia e loro hanno dotto soltanto e semplicemente: «Ricominciamo». La Danimarca non si è qualificata por i Mondiali del '94. Vilfort ha giocato la partita decisiva con la Spagna da calciatore «normale», ma da padre l'elico. [r. cri.) Giocava i campionati d'Europa con la nazionale danese La sua piccola aveva la leucemia Fu campione, ma la perse n l a ¬ e " a a ò Kim Vilfort, centrocampista della nazionale danese diventata campione d'Europa tre anni fa in Svezia