«L'Italia ha bisogno di stabilità» di Renato Rizzo
Il Capo dello Stato: adesso bisogna lavorare per creare posti di lavoro Il Capo dello Stato: adesso bisogna lavorare per creare posti di lavoro «I/Italia ha bisogno di stabilità» Scalfaro: un trauma le elezioni anticipate PALERMO DAL NOSTRO INVIATO Il Grande Signore che vive al Quirinale e che, secondo alcuni, è cuore e cervello di quel «Parlamento invisibile» deciso a non sospendere la legislatura, ha ridetto «no»: una crisi di governo in questo momento, così travagliato, sarebbe «fatale» perché giocata sulla pelle dei cittadini. Oscar Luigi Scalfaro pronuncia questo «no» con il tono di chi non vuole arrendersi alla voglia di elezioni che avanza. Attenti, dice, «noi abbiamo bisogno di stabilità» e, invece, la morte prematura di un esecutivo innesca sempre, nella gente, «un'attesa ed una sospensione» che diventano travaglio. Ma il veto del Presidente non ha i toni duri della profezia ineluttabile o della sentenza senza appello: è, piuttosto, l'ammonimento di chi è convinto che nuove consultazioni elettorali, da sole, non sarebbe una panacea per risanare i guasti dell'Italia. E' a Palermo, il Capo dello Stato. E, parlando in Consilio regionale, prende la città quasi a paradigma del desiderio di stabilità che pervade il Paese. Saluta il presidente dell'assemblea, Matteo Graziano, e ne approfitta per ricordare che, solo un paio di mesi fa, aveva incontrato ad Agrigento il suo predecessore, poi dimessosi per dissensi interni al partito. Un cambio di guardia che, certo, non «meraviglia» chi, come Scalfaro, ha percorso quasi mezzo secolo di vita politica: «So per esperienza lunga e personale che certi crisi sono ineluttabili e non possono non essere affrontate». Ma ecco che lo scenario s'allarga oltre le quinte di Palazzo d'Orléans e diventa sfondo della situazione nazionale: «In questo caso la colpa non è né di chi esce né di entra. La responsabilità ricade su tutti», sentenzia il Capo dello Stato. E la frase, pur nebulosa, può tradursi, forse, così: chi auspica elezioni anticipate sappia che il rimedio potrebbe rivelarsi peggioro del male ed eludere le aspettative dei cittadini. Indipondemente da chi vincerà o perderà. Ad Agrigento, in aprile, Scalfaro aveva indicato a Dini una sorta di «quinto punto», cardinale, su cui orientare l'impegno del governo: la disoccupazione. E, qui a Palermo, il nodo del lavoro che manca torna con prepotenza alla ribalta: «Più volte ho incontrato i ministri del Bilancio e del Lavoro perché desidero essere al corrente, sentire, vedere ciò che si sta facendo. Sapendo che il governo è particolarmente interessato ai problemi che toccano i diritti primari dell'uomo». Di fronte a queste «cifre che fanno spavento» le promesse non servono. Anzi, per il Presidente che fa materializzare in sala quel milione di posti di lavoro fantasma annunciato, a suo tempo, da Berlusconi, «promettere é peri-oloso, me- glio mostrare che si sono fatte cose concrete». Dini ed il suo esecutivo, in questo campo, meritano approvazione: «So che il governo conta di fare certi passi, spero che riescano e diano qualche sollievo. L'importante è che ciò che.ci si impegna a fare sia fatto». E lui, il Presidente, non vuol stare a guardare. Ci sarà chi «solleverà discussioni» per il modo in cui egli interpreta le sue «responsabilità», ma Scalfaro assicura che cercherà comunque di svolgere un ruolo di «sostegno, pungolo, consiglio. La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, non si possono eludere gli impegni sacrosanti che ognuno ha preso per conto e in nome del popolo italiano». L'occupazione saltuaria o assente diventa, spesso, terreno di cultura per la criminalità organizzata. «Che nessuno dica mai la frase con cui a volte i medici consolano certi pazienti: occorre abituarsi a convivere con la malattia. La mafia non dev'essere considerata invincibile». «Palermo sarà una città normale solo quando avrà lasciato alle spalle la convinzione che ciò che è illegale porta ricchezza», afferma il sindaco Leoluca Orlando. E Scalfaro gli fa eco: «Lo Stato è già in prima linea, ma può sempre migliorare. Nessuno è fuori di questa battaglia». Lavoro, mafia: l'intreccio perverso si riaffaccia in serata durante un incontro con il cardinale Pappalardo ed i giovani. Si ricordano due ragazzi, collaboratori di don Puglisi, il parroco assassinato da Cosa Nostra, che hanno dovuto lasciare la città dopo aver riconosciuto i sicari. A teatro le grida di «lavoro, lavoro» si mescolano ai canti. Sulle note di «Bella ciao», il Presidente non riesce a frenare la propria emozione. Renato Rizzo Il Presidente in Sicilia: «Far promesse è pericoloso Meglio mostrare cose concrete» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro con la figlia Marianna
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