«Noi, ostaggi per vincere i clan»

«Noi, ostaggi per vincere i clan» «Noi, ostaggi per vincere i clan» Due studenti da un anno vivono da clandestini le. Ma loro, Età e Beta, non si fanno abbattere facilmente: dopo quasi un anno di «scomparsa» senza spiegazioni o con qualche bugia, si sono fatti vivi con una lettera agli amici della parrocchia di Brancaccio, quella dove operava padre Pino Puglisi e dove i due giovani, per molto tempo, si erano impegnati nel tentativo di fronteggiare la «cattiva coscienza» di un quartiere impaurito e ostaggio della mafia. Ora l'eredità di don Pino Puglisi è nella «Consulta 3 P», una sorta di aggregazione di volontari intestata alle «3 P», iniziali del prete assassinato da Cosa Nostra. E alla «Consulta», Età e Beta hanno scritto: «In tanti si saranno chiesti perche non siamo più prosenti nel quartiere, nella Parrocchia o insieme ai tanti nostri coetanei. Anche voi, amici della Consulta, pensiamo vi sarete posti la stessa domanda». «Nella vita di ognuno di noi - spiegano i due ragazzi dal loro nascondiglio - c'è sempre un momento in cui occorre scegliere, e, per chi abita in realtà come la nostra, spesso si tratta di 'scegliere tra coraggio e vigliaccheria. Abbia- Hanno scritto una lettera agli amici «Abbiamo scelto il coraggio e la legalità per essere in pace con la nostra coscienza Abbiamo seguito la lezione di don Puglisi» mo scelto il coraggio e la legalità per essere in pace con la nostra coscienza ma soprattutto per essere coerenti con i valori e le ragioni che portavano padre Pino Puglisi a dire :"E se qualcuno fa qualcosa...". Quel qualcosa, anche piccolo, che può servire a cambiare le tante cose brutte che ci circondano...». «Il sacrificio di don Pino Puglisi - è la riflessione dei due - non è stato inutile: è nata una nuova voglia di fare, è nata la nostra Consulta con tante idee, progetti e tante speranze. Ecco perché abbiamo deciso insieme di non allontanarci da questa via e da questa Verità che ci obbligano in coscienza a denunciare chi ha voluto avere in disprezzo la vita di una persona barbaramente uccisa nel nostro quartiere». Età e Beta, senza nominarlo, si riferiscono a Francesco Bronte, un falegname ucciso a Brancaccio il 3 giugno dell'anno scorso, probabilmente nell'ambito di quella faida alla quale fu concessa scarsa attenzione perché banalmente riconducibile alla solita formuletta, «la guerra di mafia». I ragazzi videro o seppero qualcosa. Si portarono dentro il segreto per più di due mesi, interrogandosi e sottoponendosi ad un gravoso esame di coscienza. Alla fine decisero che non potevano tacere. E, rivolgendosi ai vecchi amici della «Consulta», spiegano ora il senso della loro scelta: «Siamo convinti che la nostra Importanti arredi provenienti da committenze private: L\ vendita comprende: Moni li, Bronzi, Dipinti, Porcellane, Argenti, Tappeti, ecc.. dai. XVII ai. XX Secolo. SI ACCETTANO LOTTI PER LE PROSSIME ASTE denuncia, e non potrebbe essere altrimenti, scaturisce da un sereno cammino fatto con tutti voi. Una scelta, questa, meditata e ripensata nel nostro cuore, che ha aperto le nostre labbra a pronunciare parole di verità, non riuscendo a tacere quello che avevamo visto o sentito». E così Età e Beta, da tranquilli studenti di medicina e teologia sono diventati ostaggi anche se necessari per affermare la legalità. Chi vincerà questa battaglia? Ce la faranno, se la loro storia non rimarrà un «fatto privato», cosi come vuole la mafia che ha momentaneamente abbandonato il clamore delle bombe per far spegnere i riflettori su Palermo. Vinceranno se tutta la società farà loro da scudo. La «Consulta» ha già annunciato che farà la sua parte, mobilitandosi fino a cercare di portare a Brancaccio tutti i gruppi del volontariato, in occasione dell'anniversario della morte di padre Puglisi. Ma Età e Beta - ormai vicini al momento della testimonianza in aula -hanno bisogno sopatiutto di Palermo. ANTICHITÀ'

Persone citate: Brancaccio, Francesco Bronte, Pino Puglisi, Puglisi

Luoghi citati: Palermo