«Mara Cagol mi salvò la vita» di Mario DeaglioAldo Rizzo

«Mara Cagol mi salvò la vita» «Mara Cagol mi salvò la vita» Gancia: ora vorrei incontrare Curdo «Erano due i dossier su Scalfaro» ROMA. Dossier su Scalfaro, da Roberto Maroni arrivano nuovi particolari. Erano due i dossier sul Presidente: il primo fu trovato negli archivi del Sisde all'inizio della scorsa ostate, del secondo, del quale l'ex ministro Maroni ha parlato in un'intcrvi! sta a Panorama, si seppe; duran; te la crisi di governo, nell'inver! no scorso. «Del secondo dossier , su Scalfaro - ha precisato Maro| ni - mi fu riferito durante la crisi di governo. Non l'ho mai visto : ha aggiunto - non so chi l'avesse confezionato. Posso solo escludere che l'abbia fatto il Sisde». E ancora: '(Ne parlai al Presidente ! della Repubblica, mi disse che ! era tranquillo, che non aveva nulla da nascondere, quindi non me ne occupai più». Del contenuto di quel dossier, di chi potesse averlo confezionato o ì avesse interesse ad utilizzarlo, i l'ex ministro dell'Interno non ha ! voluto dire nulla: «Ho detto a I Scalfaro quel che sapevo». ; Quanto al primo dossier, hu det, to che «era fatto per la sicurezza ! del Presidente: peccato solo che Scalfaro non lo sapesse», [r. i.I sponde? A Ludovico Basili, direttore della cooperativa «Sensibili alle foglie», che lui stesso ha contribuito a fondare e dove ha lavorato per qualche tempo, fa rispondere di non aver niente da dire. Insomma, sembra un no alla proposta. Che cosa commenta, Gancia? «Benissimo, per carità. Il mio era solamente un messaggio a Curdo di rispetto nei riguardi di sua moglie. Non credo di aver offeso nessuno. Spero». Ma all'incontro lei ci tiene per allinearsi al movimento di recupero degli ex-br? Ha seguito le interviste di Mario Moretti, i pareri di Barbara Balzerani, le apparizioni tv di Adriana Faranda? «Ma no. Soltanto per una forma di pietas. Intendiamoci, non voglio dir niente o parlar male dei carabinieri che secondo me hanno fatto il loro dovere, ma mi fa pietà questa donna che è morta e fanno pena tutte le persone che muoiono, secondo me, anche so sono dei delinquenti. E non è il caso di Margherita Cagol». Quella volta che fu liberato Gancia, rimasero tutti sorpresi: i due br, che non si aspettavano di essere stati scoperti; i carabinieri che non sapevano di aver individuato la tasche di colpi e di bombe, la "M" che, imprecando, correva a prender scartoffie e "ventiquattrore". Andammo giù per la scala. Davanti alla porta chiusa armati (io mitra MI, pistola e 4 SRCM, da notare che le bombe svizzere le lasciammo su perché non ci sentivamo sicuri di adoperarle; ma "M" borsetta e mitra a tracolla e, in mano, valigetta e pistola)». Vent'anni dopo, forse, le cose si vedono piccole piccolo. Gancia si dice anche convinto di esser stato sequestrato non por il riscatto ma per il cognome che porta e che «sarebbe finito sui giornali». «A questo ci credo poco», commenta Gian Carlo Caselli, allora giudice istruttore a Torino, il «giudice delle Brigate rosse». «Non mi occupai del caso Gancia, ma credo proprio che fosse un "esproprio", come lo chiamavano loro. Come quello di Piero Costa a Genova, mai rivendicato ma che riempi la borsa dell'organizzazione. E anche se non ho letto tutti i documenti bierre, ma parecchi si, per la verità non no ricordo uno che parlava del "salvataggio"». La brigatista Mara Cagol uccisa in uno scontro con i carabinieri «prigione». E non fu solo uno scontro ma una vera battaglia a colpi di bombi! a mano, mitra e pistola. Venne ricostruita in aula durante il processo a uno del gruppo, Massimo Maraschi, e in un documento ad uso interno scritto dal br che riuscì a scappare. E le versioni collimano. In quei fogli battuti a macchina e trovati a Milano in via Madorno, nell'appartamento in cui fu sorpreso Curcio, non c'è il dialogo fra il br sconosciuto e Mara. Con i carabinieri davanti alla porta, i duo clandestini sembravano avere ben altro per la testa che la sorte del prigioniero. Ha scritto il brigatista superstite: «In quei minuti ci fu un trambusto indescrivibile. Io che caricavo le armi e mi riempivo le Vincenzo Tessandori l'impiego di forze di terra in Bosnia e alla brusca decisione di Ghirac di riprendere gli esperimenti nucleari francesi, senza averla concordata con gli alleati), ma anche per concreti contrasti di interessi economici. Il vertice di Halifax rivela seri motivi di rivalità nello stesso campo originario del G-7, quello appunto dell'economia. Il conflitto tra Usa e Giappone sul mercato delle auto, ma anche le differenti valutazioni di rimedi più generali, come tra America e Germania, soprattutto, circa la lotta a una possibile nuova recessione, o non piuttosto ai rischi d'inflazione. Insomma la confusione ò grande, e secondo una logica rivoluzionaria, fortunatamente desueta, il vecchio Mao se ne sarebbe compiaciuto. Ma i tempi sono cambiati, nessuno è più in grado di trarre profitto, di qualsiasi tipo, da un caos planetario. Invece la sconfitta sarebbe comune. L'Occidente (America, Europa, Giappone), insomma il G-7, è forse un mito, ma in 20 anni, sia pure senza vistosi successi, è riuscito a impedire grandi guai. Speriamo che anche i segnali di Halifax siano in questa direzione. D'altra parte, non c'è bisogno di credere nel federalismo per immaginare che gli interessi economici dell'Italia sarebbero meglio serviti se si formasse un certo numero di compagnie aeree a carattere essenzialmente locale ma in concorrenza tra loro sulle principali rotte nazionali e multo più fortemente aperte ai collegamenti europei. In un'intervista pubblicata ieri da questo giornale, un pilota dell'Alitalia ha sostenuto che l'azione in corso deve essere intesa come un modo per difendere l'integrità dell'Alitalia stessa. E' certo una difesa un po' strana che ha creato un danno immenso a questa società, tarpandole, anche materialmente, le ali all'inizio della stagione turistica; l'Alitalia perderà ancora quote di mercato, la sua immagine ha subito danni difficilmente riparabili, molti turisti forse decideranno di non venire più in un Paese la cui fama di inaffidabilità risulta così tristemente confermata. Porse lo «stress» dei piloti ci costa davvero troppo caro. in pochi giorni. lì' preferibile metterli in malattia e sostituirli con piloti di altri Paesi che sarebbero felicissimi di lavorare per stipendi sensibilmente più bassi dei nostri Lo «stress» dei piloti appare poi particolarmente offensivo per i milioni di lavoratori che hanno subito - e accettato senza mettersi in malattia - un altro tipo di non gradevole choc: quello di vedere fortemente ridimensionate le proprie aspettative pensionistiche. Le misure di risanamento sono indubbiamente difficili, ma, se non saranno adottate, se non si riporterà rapidamente la struttura dei costi in linea con quella dei concorrenti, non rimarrà che la strada della liquidazione dell'Ali-, talia. Il traffico aereo interno e i collegamenti internazionali saranno meglio garantiti se lo Stato porrà all'asta le rotte, specificando la frequenza e le tariffe e consentendo a compagnie di ogni Paesedi partecipare, purché forniscano le necessarie garanzie di sicurezza: è certo meglio volare con compagnie europee, americane o asiatii he che restare a terra grazie allo ■stress» dei piloti italiani. SULL'ORLO DEL CAOS mazial, per gli eccessi della repressione in Cecenia. Il contrattacco terroristico, feroce, dei ribelli eoceni nella città russa di Budionnovsk gli offre un pretesto o un alibi per dire che non aveva alternative alla violenza militare, con simili avversari, ma resta che questo è un fattore in più d'incertezza e di contrasto noi già tormentato quadro interno russo, nel quale Eltsin non sembra avere altre «chances» se non quelle di un sostegno alle spinte nazionalistiche, panrusse e panslave. Eppure lo stesso Eltsin è colui che dovrebbe fermare finalmente l'aggressione serba, ed e comunque, allo stato dei fatti, l'unico interlocutore realistico dell'Occidente nella cruciale transizione della Russia a una qualche forma di democrazia di mercato. Come se tutto questo non bastasse, lo stesso Occidente è diviso, non solo per sfumature, chiamiamole così, di tipo politico-strategico (si pensi alle divergenze euro-americane sul- Mario Deaglio Aldo Rizzo