Villaggio l'anti-Avaro

Nella nuova stagione del Piccolo anche un festival-Brecht Nella nuova stagione del Piccolo anche un festival-Brecht Villaggio, Ponti-Avaro Arpagone «in carne» per Strehler MILANO. Un «Avaro» di Molière «stravolto» e affidato al fisico e alla simpatia di Paolo Villaggio, due biografie trasfigurate dal sogno, quella di Pessoa vista con gli occhi di Tabucchi e quella di Eugène O'Neill raccontata da Noren, un Festival dedicato a Brecht e, per gli spettacoli ospiti «un'orgia di Shakespeare, Goldoni e De Filippo con il cabaret di Moni Ovadia». Giorgio Strehler ha presentato la stagione '95-'96 del suo Piccolo, che nel 97 compirà cinquantanni. Intanto finché non sarà pronto il «Grande Piccolo», in costruzione da oltre dieci anni, l'attività sarà divisa tra le sale del Piccolo di via Rovello (la sede storica ricavata da una prigione fascista) e quelle del Teatro Studio, con l'appoggio esterno del Lirico. E se «le cartucce migliori sono rimaste in canna», pronte per il Cinquantenario, le novità di questa stagione sono comunque tante, a partire dalla doppia sorpresa dell'«Avaro» in programma dalla metà di dicembre. Strehler non affronta un testo di Molière dagli Anni Cinquanta e, adesso che lo fa («Per risolvere il mio debito con il commediografo francese, non perché davvero ami quest'opera»), affida la parte del protagonista a Paolo Villaggio, per niente magro, come di solito gli altri Arpagone, e neppure livido in volto o logorato dal vizio. «Il teatro non è il mio mestiere - ha confessato l'interprete di Fantozzi - sono molto intimorito da quest'avventura. Ho deciso di vedere come si mettono le cose alla prima. Se non funziona morirò sulla scena»: come Molière, mentre recitava il suo «Malato immaginario». E Strehler, che ha preso l'attore comico molto sul serio, ha previsto sul palco la poltrona sulla quale Molière ha reso la sua ultima recita, tra le risate del pubblico. «Non è un vezzo - ha detto ancora Villaggio che a febbraio girerà un film comico diretto da Neri Parenti -. Il teatro mi fa paura per la fatica, un po' per la memoria e anche per la noia. Ma Strehler vuole fare di questo Arpagone un antiavaro. Sarà comico e tragico insieme». Tutt'altra storia, invece, quella raccontata ne «Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa» (ad aprile), tratto dal libro di Antonio Tabucchi e messo in scena da Strehler con Giancarlo Dettori. La prigione degli affetti domestici, poi, è al centro dell'altra biografia, «Nostre ombre quotidiane», a maggio, dedicata al drammaturgo newyorchese Eugene O'Neill da Lars Noren, che è stato a lungo assistente alla re- già di Ingmar Bergman. Lamberto Puggelli dirige, nei panni dei coniugi O'Neill, Andrea Jonasson e Franco Graziosi. Alla scoperta del Brecht meno conosciuto, il Festival (da settembre a giugno) organizzato al Teatro Studio, che prevede, insieme ad alcuni titoli del repertorio brechtiano (dai meno rappresentati «L'eccezione e la regola», «Quanto costa il ferro?», e «Lux in tenebris», ad una «Madre coraggio», Giulia Lazzarini, trasferita a Sarajevo, a un classico Arturo «Ui» messo in scena dal Berliner Ensamble), prevede anche un recital di Milva interprete del Brecht americano e tedesco e delle canzoni di cui l'autore ha composto anche la musica. Molti gli incontri e i dibattiti attorno a Brecht e alla sua opera e un convegno internazionale, a giugno, che chiude i lavori del Festival. Tra gli spettacoli ospiti, poi, il «Re Lear», con la regia di Ronconi, l'«Hamlet» di Benno Besson e il «Macbeth» di Sandro Sequi, poi le commedie di Eduardo dirette da Luca De Filippo, le «Smanie per la villeggiatura» di Goldoni, versione Massimo Castri, la storia di Giovanni Pascoli in «Una pallida felicità» firmata MazzuccoGuarnieri e diretta da .Walter Pagliaro. Infine Moni Ovadia diretto da Roberto Andò in «Diario ironico dall'esilio». Olga Pisciteli! :■.»«.■■ ìli': .5" L'attore: «Ho paura. Se non funziona morirò in scena come Molière» Paolo Villaggio sarà un Arpagone non magro e non livido

Luoghi citati: Milano, Molière, Sarajevo