DIARIO ARABO Il clan, delizia e croce del Raìss di Igor Man

// clan, delizia e croce del Raìss F DIARIO ARABO // clan, delizia e croce del Raìss I ENTATO golpe ovveJL ro sfida intertribale a ■ Abu Gharib: sia come sia «l'incidente», come lo hanno definito in Kuwait, è chiuso. I mitici battaglioni sesto e settimo della Guardia repubblicana avrebbero (o hanno) triturato il leggendario «14 Luglio», il cui comandante si sarebbe suicidato. Abu Gharib è una base di alto valore strategico. Qui, 20 chilometri a Ovest di Baghdad, sorgono i ripetitori della radio di Stato; qui è perennemente operativo un eliporto riservato a Saddam Hussein. Abu Gharib domina la (vitale) autostrada per Amman; a poca distanza dalla località, in fatto una inaccessibile base militare, sorge un supercarcere dove sono rinchiusi centinaia di prigionieri politici. L'aggettivo mitico spetta di rigore ai due battaglioni della Guardia repubblicana: sono i protagonisti dell'abile ritirata da Kuwait City nell'estate del 1991. Riuscirono a sganciarsi, lasciando i soldati di leva e poveri coscritti curdi contro il rullo compressore americano. La loro presenza a Baghdad garanti l'incolumità di Saddam Hussein, convinse più che mai gli americani a non spingersi «oltre il mandato. dell'Onu». II reggimento «14' Luglio» guidò la rivoluzione baathistà del 1968, giustappunto il 14 di luglio. (La strage della famiglia reale irachena (19581 avvenne in luglio, mese al quale la simbologia rivoluzionaria del Medio Oriente assegna un valore particolare: Nasser rovesciò re Faruk nel luglio del 1952). Al comando del «reggimento del regime», protagonista dell'assalto a Abu Gharib, era il (suicida) generale Turki Ismail al Dulaimi, figlio del capo del potente clan degli al Dulaimi e fratello del generalo dell'aeronautica Mohammed Mazlum al Dulaimi. Costui, arrestato «per tradimento» dal regime, è morto sotto tortura nel maggio scorso. Il cadavere venne restituito alla famiglia orrendamente mutilato. Da qui una rivolta popolare, trascinatasi fino a tre giorni fa quando reparti dei servizi iracheni assalirono la residenza dello sceicco Haffat al Dulaimi. Volevano arrestare il figlio, coinvolto in un gi- I gantesco traffico di valuta. I L'Iraq è a maggioranza sciita. Saddam appartiene alla minoranza sunnita. I Dulaimi sono una potente tribù sunnita. Il regime di Saddam si regge sul terrore elevato a sistema ma soprattutto grazie a una rete protettiva puramente clanica. Un inciso: se Gheddafi è sopravvissuto a innumerevoli golpe, se a dispetto dei troppi rovesci subiti dal suo regime è sempre in sella, questo si deve alla rete (protettiva) della potente tribù dei Sentissi, alla quale appartiene la sua nobile e fiera moglie. La Cia ha definito «l'incidente» di Abu Gharib «un episodio minore», e sembra lecito pensare che l'opposizione sciita (in esilio) a Saddam abbia cercato di cavalcare gli scontri all'ultimo momento. Epperò «l'incidente» ha il merito, so così può dirsi, di richiamare l'attenzione sull'Iraq, Un Paese che sta atrocemente scontando la ribalderia del suo raiss. Eric Rouleau, tornato al giornalismo dopo una parentesi diplomatica, ha recentemente pubblicato su Voreign Affairs un lungo articolo di critica alla politica di Washington, di denuncia dello sofferenze del popolo iracheno. In verità l'accanimento con cui gli Usa impongono un embargo implacabile contro l'Iraq, loro il Paese dei diritti umani, lascia a dir poco sconcertati. Certo la politica è un business spietato ma riesce difficile accettare che lo colpe d'un dittatore assirobabiloncsc debba pagarle il suo popolo: regredito nel pre-industriale, senza antibiotici, con un tasso mostruoso di mortalità infantile. Dobbiamo concludere che per l'amministrazione americana è meglio un Saddam dimezzato che un Iraq libero? Sbaglieremo, ma una simile politica potrebbe alla lunga mutarsi in boomerang. «Anche l'agnello ha denti e sa mordere», ammonisce il Corano. Igor Man >an !