Sangue in Iraq Saddam si salva ancora

Duello di comunicati: per gli oppositori si spara ancora, per il governo non è successo nulla Duello di comunicati: per gli oppositori si spara ancora, per il governo non è successo nulla Sangue in Iraq, Saddam si salva ancora Stroncata la rivolta, «suicida» il generale capo dei ribelli BAGHDAD. «Non c'è stata nessuna rivolta contro Saddam Hussein. Tutto è tranquillo in Iraq», sostengono le fonti del governo. «No, la rivolta c'è stata, ed è stata stroncata nel sangue», replicano fonti indipendenti. «La battaglia è ancora in corso, il dittatore è in pericolo», affermano invece fonti dell'opposizione. Malgrado le smentite governative, sulla battaglia di Abu Gharib continuano a circolare notizie contrastanti. Secondo alcune fonti, l'esercito ha respinto l'assalto contro il trasmettitore radio situato circa venti chilometri a Ovest di Baghdad, e il generale che si era messo a capo dei ribelli si è suicidato. Le autorità irachene e alcuni diplomatici stranieri hanno però sostenuto che nella zona tutto è tranquillo, tant'è vero che la radio ha continuato a trasmettere regolarmente. L'inviato dell'agenzia britannica «Reuter» è stato nella base e ha trovato una situazione tranquilla. «Le trombe di Israele e le radio del Golfo Persico hanno ripreso queste menzogne che nascono soltanto dai loro desideri. Non dobbiamo reagire di fronte a una condotta così bassa» ha scritto l'agenzia ufficiale Ina riferendosi alle informazioni diffuse da un gruppo dell'opposizione e riprese da vari organi di stampa occidentali. Secondo le fonti che hanno dato notizia dei combattimenti, i ri- belli chiedevano la liberazione di tutti i detenuti della prigione di Abu Gharib, la stessa in cui sono rinchiusi i due cittadini statunitensi arrestati il 25 marzo scorso per essere entrati illegalmente in territorio iracheno. Intanto il quotidiano internazionale in lingua araba «Al Hayat» ha riferito che da giorni si verificano disordini nella città di Ramadi, 150 chilometri a Ovest di Baghdad, e nella vicina località di Faluya. Hamid al Bayati, del Consiglio superiore della rivoluzione islamica, uno dei gruppi dell'opposizione irachena, ha detto al giornale che le forze speciali dell'esercito hanno circondato Faluya e hanno imposto il coprifuoco. Secondo gli abitanti di Ramadi fuggiti in questi giorni ad Amman, 170 persone sono rimaste uccise o ferite e 850 sono state arrestate. Fonti giordane parlano invece di 150 morti. Diversi esponenti dell'opposizione irachena hanno successivamente riferito che a Abu Gharib si continua a combattere In un comunicato diffuso al Cario dal Congresso nazionale iracheno si parla di due elicotteri abbattuti e 20 mezzi pesanti distrutti dai ribelli. Al Bayati ha dichiarato che al comando delle truppe gover¬ native ci sono il figlio minore di Saddam Hussein, Qusai, e il ministro della Difesa generale Ali Hassan Al-Majid, cugino del leader iracheno. Al Bayati ha detto anche che negli scontri sono stati uccisi circa 150 militari fedeli al regime e sono stati messi fuori uso sette elicotteri. E ha aggiunto che a Baghdad la tensione si sta acuendo e il governo ha predisposto misure di sicurezza straordinarie. Ma alcuni abitanti della capitale irachena raggiunti per telefono hanno detto che tutto sembra tranquillo. Stando allo informazioni date dalle fonti dello schieramento anti-Saddam, quello di Abu Gharib sarebbe un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. Oltre alla brigata dell'esercito comandata da Turki Ismael al-Dulaimi, vi parteciperebbero diversi civili della tribù Dulaimi, la stessa che aveva dato il via ai disordini di Ramadi. Si tratta della più grande tribù sunnita del Paese, coinvolta direttamente nella gestione del potere fino a quando non prese posizione contro il regime per via delle sanzioni imposte all'Iraq subito dopo l'invasione del Kuwait. E a quanto pare, all'origine degli incidenti di Ramadi c'era l'esecuzione del generale Mohammed Madhlum al-Dulaimi, un esponente di primo piano della tribù Dulaimi giustiziato perche sospettato di aver complottato per uccidere Saddam. [e. st.] Saddam con i generali: l'esercito iracheno è percorso da fremiti di ribellione, soprattutto ai livelli più alti