La guerra di Hitler fa ancora vittime di Ezio Giacobini

La guerra di Hitler fa ancora vittime La guerra di Hitler fa ancora vittime Uno studio sui danni psicologici agli americani sopravvissuti de in esame gran parte della vita dei soggetti partendo dal periodo precedente l'esperienza bellica e seguendoli per molti anni dopo la fine della guerra. Selezionando un gruppo di 249 ex-studenti del secondo anno di università della Harvard, vengono a escludersi molti fattori di per sé predisponenti alla sindrome quale un basso livello socio-economico, un grado militare inferiore, un basso livello di istruzione e disturbi del comportamento anteriori all'arruolamento. Tali fattori hanno complicato notevolmente le analisi dei dati in studi precedenti compiute su reduci della campagna del Vietnam. Tra i soggetti selezionati, 152 avevano compiuto il loro servizio militare in gran parte al fronte, e sei erano morti in guerra. Si avevano a disposizione tutti i dati clinici, compresi gli esami psicologici per un periodo di cinque anni tra il 1939 e il 1944. Al ritorno alla vita civile, nel 1946, dopo la fine della guerra, i soggetti vennero riesaminati periodicamente ogni due mesi fino al 1988. Sin dal 1946, 17 individui presentavano sintomi caratteristici della sindrome postraumatica. Tra questi 12 erano reduci da zone di combattimento note per la crudezza del confronto e il numero altissimo di vittime. Tra i sintomi più comuni c'erano LM ECO delle celebrazioni della fine della seconda guerra mondiale non si è ancora spenta che già si parla di nuove vittime. E questa volta non parliamo di spoglie ritrovate nelle Ar| denne ma di veterani morti a casa propria in Usa prematuramente a causa dello stress subito cinquantanni prima. Né si tratta di vittime dei campi di concentramento nazisti tra le quali la sindrome da stress e purtroppo assai comune ma di ex combattenti che sono sopravvissuti alle esperienze più crudeli, come la morte dei loro compagni. Tra le reazioni più comuni per chi è stato esposto ripetutamente a combattimenti su fronti particolarmente duri (come il fronte russo per i militari tedeschi o il Vietnam per quelli americani) c'è la famosa sindrome postraumatica da stress, una reazione psicologica che può durare anni o anche tutta la vita. Uno studio recentemente pubblicato sull'Amencan Journal of Psychiatry da un gruppo di psichiatri della Harvard Uni' versity (Vaillant et al 1995) conferma che la severità del trauma psicologico sofferto e determinarne nella selezione delle vittime da sindrome da stress postraumatico, ma non è il solo fattore in causa. Questo studio è di particolare interesse e valore perché pren¬ memorie ossessionanti delle esperienze vissute, disturbi gravi del sonno o sogni vividi accompagnati da incubi, estrema sensibilità a rumori improvvisi ed esagerata emotività. Due dei pazienti più gravi si erano suicidati non riuscendo a sopportare oltre il ricordo delle esperienze vissute al fronte. E' da notare come alcuni presentassero ancora sintomi gravi a più di quarant'anni dalla fine della guerra: una marcata analogia con le esperienze delle vittime dei campi di sterminio nazisti. E' anche importante ricordare che la maggior parte degli affetti da tale sintomatologia da stress non avesse precedenti di malattie psichiatriche e non avesse neppure sofferto particolarmente di episodi d'ansia nel periodo studentesco antecedente al servizio militare. Questo studio pone in rilievo un fatto nuovo. Trenta fra i 154 soggetti reduci dall'esperienza di durissimi combattimenti e sopravvissuti per molti anni (tra questi, alcuni sofferenti di sindrome post-traumatica) erano stati colpiti da una malattia a carattere cronico ed erano morti prematuramente a un'età media di 65 anni. Oltre a porre in rilievo fattori predisponenti, lo studio indica pure la presenza di fattori di protezione che giocavano a favore dei soggetti. Tra questi si nota una condizio¬ ne stabile dal punto di vista emotivo. Tra i più resistenti e i meno soggetti a sviluppare disturbi psicologici da stress erano quelli dotati di una personalità più estroversa e i più atletici, meglio preparati ad affrontare strapazzi fisici e psicologici. Costoro, sebbene fossero i più inclini a partecipare attivamente ai combattimenti, risultavano in ultima analisi i meno colpiti da traumi psicologici da stress. Lo studio di Harvard, pur non essendo il primo ad associare disturbi cronici di comportamento a esperienze di guerra, è certamente il primo a dimostrare che episodi di guerra possono incidere notevolmente sulla lunghezza della vita dei soggetti in causa. Non abbiamo invece alcuna informazione circa le conseguenze a lungo termine nei superstiti di calamità naturali gravi come terremoti o allagamenti, di episodi di terrorismo o incidenti aeronautici. In tali circostanze è però possibile intervenire precocemente con terapie farmacologiche o con la psicoterapia. Chiaramente ciò non è possibile per chi si trova al fronte e tale differenza può essere determinante nell'insorgere di danni a lungo termine. Ezio Giacobini Università del Sud Illinois

Persone citate: Hitler, Vaillant

Luoghi citati: Illinois, Usa, Vietnam