Sì all'Italia nello spazio, ma in economia
Sì all'Italia nello spazio, ma in economia Sì all'Italia nello spazio, ma in economia // ministro Salvini: dovremo rivedere iprogrammi europei tivi richiesti dalla inevitabile crescita della spesa dovuta sia a fattori interni, tipici dei programmi avanzati, sia a fattori esterni come l'inflazione e, più recentemente, il deprezzamento della nostra moneta rispetto alle principali valute europee che costituiscono le unità di conto con cui si misurano i nostri impegni nazionali. Al momento non posso precisare i futuri programmi ma ritengo che una somma intorno ai 1000 miliardi l'anno sia un investimento adeguato». Pensa che l'impegno italiano nella ricerca spaziale debba rimanere costante, crescere o diminuire? «Recentemente il governo ha confermato che l'impegno italiano nella ricerca spaziale non potrà diminuire. Nel Consiglio dei ministri del 2 giugno è stata riconosciuta l'importanza strategica delle attività spaziali e della ricerca di base nel settore, convenendo sul fatto che la politica dello spazio è di grande rilievo per l'industria, la ricerca e l'occupazione. Una conferma si è avuta alla prima riunione interministeriale di coordinamento presso la presidenza del Consiglio. Se si pensa agli sviluppi futuri dell'attività spaziale in Europa e nel mondo, si deve ooncludere che probabilmente l'impegno italiano è destinato ad aumentare». In gran parte i nostri fondi vanno all'Agenzia spaziale europea (700 miliardi su 800). E' equilibrata questa ripartizione? «E' vero, questi fondi vanno in larga misura all'Esa. Non giudico equilibrata questa ripartizione soprattutto perché si è troppo sacrificata l'attività di ricerca di base in sede nazionale. E' necessario ripristinare un equilibrio fisiologico tra gli investimenti dedicati alla ricerca fondamentale, i programmi nazionali e la partecipazione ai programmi dell'Esa. In ottobre a Siviglia, alla Conferenza ministeriale europea, dovremmo Giorgio Salvini, ministro della Ricerca presentarci con una chiara posizione negoziale nei confronti dei partner comunitari». Cioè? «Dovremo dire cosa possiamo fare e cosa dobbiamo tagliare. Presenteremo i nostri piani di ricerca di base. C'è da dire che gli altri Paesi industrializzati hanno difeso, più dell'Italia, la loro attività in questo settore». L'Agenzia spaziale italiana, che tante speranze aveva suscitato nella comu¬ nità scientifica, in pratica non ha mai funzionato. Ora una legge si propone di rimettere ordine nella nostra politica spaziale. Quale ruolo dovrebbe svolgere l'Agenzia nazionale rispetto a quella europea? «L'affermazione che l'Asi non ha mai funzionato è certo eccessiva. L'evoluzione dell'Asi, dal commissariamento alla legge da poco approvata, conferma i difetti storici dell'agenzia. Ritengo che l'Asi, se conserverà questo nome, debba svolgere un ruolo analogo a quello già svolto ma con un'atte zione maggiore ai nostri interessi rispetto all'Europa e più rigore nei rapporti con l'industria». Il commissariamento dell'Asi non preluderà alla sua liquidazione? «No, non prelude affatto alla sua liquidazione. Ho avuto assicurazione di questo dal Consiglio dei ministri. Anzi, questo impegno del governo ci consentirà di individuare, come preve¬ de la legge, un amministratore straordinario dell'agenzia di riconosciuta autorevolezza, alta capacità manageriale e competenza scientifica». Si è parlato di un trasferimento dell'Asi a Torino. E' un'idea realistica? «Pur non vedendo nessuna difficoltà di principio, non mi pare che sia questa oggi una questione prioritaria. Anzi, costituirebbe una inutile complicazione. Con ciò non voglio dire che nel futuro il trasferimento dell'Asi a Torino non possa avere persino dei vantaggi». Riccardo Giacconi recentemente ha scritto che dagli indubbi successi scientifici dell'Agenzia spaziale europea l'Italia ha saputo trarre poco profitto. E^una indiretta accusa alla qualità della nostra ricerca. Concorda con questa valutazione? «Giacconi è un ottimo scienziato e contiamo sul suo aiuto. Condivido la sua opinione sul
Persone citate: Giorgio Salvini, Riccardo Giacconi, Salvini
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