Helios ci guarda di Piero Bianucci

Helios ci guarda Helios ci guarda Un satellite per la sicurezza militare da luglio tutelerà Italia, Francia e Spagna UN satellite-spia a guardia del Mediterraneo. Si chiama «Helios» e sarà messo in orbita ai primi di luglio da un razzo «Ariane». E' una cooperazione tra Italia (14 per cento) Francia (79 per cento) e Spagna (7 per cento). L'Italia decise di dotarsi di un satellite per osservazione militare all'indomani di un episodio inquietante avvenuto nell'86 durante la crisi libica, quando due missili balistici «Scud» lanciati dai militari di Gheddafi caddero in mare vicino all'isola di Lampedusa senza che la nostra difesa avesse potuto individuarli né, tantomeno, prendere misure difensive. In quel momento la Francia stava già lavorando a «Helios» e fu facile trovare un accordo. Il satellite, che sarà collocato su un'orbita bassa (800 chilometri di quota) e polare, copre l'intero pianeta ma è particolarmente adatto alla sorveglianza del Mediterraneo e del suo entroterra. Punto di partenza per «Helios» è stato il satellite francese Spot per l'osservazione terrestre, in funzione ormai dall'86; e infatti la costruzione è prevalentemente «made in France», in particolare di Matra Marconi Space e di Aérospatiale, mentre per l'Italia hanno lavorato Alenia Spazio, Cisi, Fiar, Datamat, Intecs, Nuova Telespazio, Siemens Italia e Vitrocisot. Costo per il nostro Paese, 340 miliardi compreso il lancio. L'«occhio» di «Helios» è costituito da un sensore (una teleca¬ mera) costruito da Aérospatiale, di tipo ottico con una risoluzione da uno a tre metri (il dato è coperto da segreto) contro i 10 metri dei satelliti Spot. Le immagini, in forma digitale, sono immagazzinate in un registratore che le invia a terra, immediatamente o in differita, nel momento in cui passa su una delle stazioni di ricezione. La stazione di controllo centrale è a Tolosa; da qui ogni notte, sulla base delle richieste delle forze armate dei tre Paesi, saranno assegnati al satellite i sitiobiettivo da sorvegliare durante il giorno. Le immagini, in forma crittografica, saranno inviate ai centri di ricezione situati a Lecce, a Colmar per la Francia e a Maspalomas, nelle Isole Canarie, per la Spagna. I centri di elaborazione delle immagini sono a Pratica di Mare, a Creil presso Parigi e a Torrejon presso Madrid. Il satellite dovrebbe restare attivo per cinque anni e ha un gemello (Helios 1B) che per ora resta a terra come riserva ma è destinato a sostituirlo in orbita quando il primo sarà esaurito. Frattanto si pensa a un «Helios 2», che dovrebbe partire nel 2001; a differenza dei primi due, incapaci di «vedere» attraverso le nubi, avrà un sensore all'infrarosso per la visione con cielo coperto e notturna. Per il 2010, infine, si pensa a un nuovo modello, «Osiris», con sensori radar. Vittorio Ravizza fatto che i frutti dell'Esa per l'Italia sono stati relativamente scarsi, ma se con questa affermazione ritiene di condannare la ricerca italiana in generale, allora dissento. Per la ricerca spaziale si dovrà in futuro cercare di fare di più, specie nei laboratori italiani, prevedendo la costituzione di un Istituto nazionale dello Spazio (come in altri Paesi industrializzati) dedicato alla ricerca fondamentale. E' un pensiero ben vivo in Giacconi, in me e nell'attuale presidente dell'Asi, Giorgio Fiocco». Alcune ricerche di fisica fondamentale in futuro si sposteranno nello spazio: per esempio gli studi sulle onde gravitazionali e la verifica della coincidenza tra massa inerziale e massa gravitazionale postulata da Einstein sono nei programmi dell'Esa. Si può pensare a finanziamenti alla ricerca spaziale che vengano dall'Infn? «Si pensa che oggi le forze dell'universo si possano distinguere in 4 categorie: elettromagnetiche, deboli, forti, gravitazionali. L'Infn è già da tempo impegnato in ricerche gravitazionali. Non posso escludere che in futuro esso contribuisca più ampiamente ad attività legate oggi alla ricerca spaziale». Piero Bianucci

Persone citate: Cisi, Einstein, Gheddafi, Giorgio Fiocco, Marconi Space, Osiris, Siemens Italia, Vittorio Ravizza