Intervista a Graham Hancock autore di un best seller esoterico dalle tesi sorpdrendenti

959 959 lille/vista a Graham Hancock, autore di un besl seller storico esoterico dalle tesi sorprendenti IMINNEAPOLIS (Minnesota, Usa) L sacro Graal e l'Arca in cui Mose nascose le tavole dei Dieci Comandamenti sono la stessa cosa. E io ho scoperto dove sono: ad Axum, la città sacra dell'Etiopia. Nella grigia cappella di granito, tutta chiusa e priva di finestre, coperta da una cupola di rame verde, circondata da una cancellata di ferro a punte acuminate, a lato della imponente chiesa di Santa Maria di Sion, costruita da Hailé Selassié, ultimo discendente di Menelik, figlio di Re Salomone e della regina di Saba, per proteggere nei tempi la reliquia fondamentale del cristianesimo. Il vero Indiana Jones sono io: l'Arca perduta è stata finalmente ritrovata». A parlare cosi è Graham Hancock, autore di II mistero del sacro Graal (edizioni Piemme, pp. 583, L. 45.000), giornalista inglese di 44 anni, ex Economist, specializzato in reportage dall'Africa nord-orientale, avventuroso, ma - dice lui «senza physique du róle»: mente di aitante, nessun cappello di sghimbescio sulla testa, nessuna frusta per le mani pronta a schioccare, nessuna donna perdutamente innamorata dei suoi occhi azzurri. Anzi: nella ricerca dell'Arca Perduta ci ha rimesso pure moglie e figli. Si dice che, esacerbati da quella sua ossessione durata oltre nove anni, l'abbiano piantato da un momento all'altro. «Già: Carol e il nostro matrimonio non sono sopravvissuti a questo libro, ma spero che almeno non muoia la nostra amicizia. Per quanto riguarda i ragazzi, Sean e Leila, Luke e Gabrielle posso dire una sola cosa: hanno pagato a caro prezzo la dedizione di loro padre a questa ricerca». Parole nobili, ma non è che ci abbia poi versato su tutte quelle lacrime... «Sempre pragmatici, voi italiani. E' vero: mi sono accasato di nuovo e ci ho guadagnato altri due figli, i suoi, quelli di Santha, la fotografa che mi ha accompagnato durante tutto il mio ultimo peregrinare. E' malese, mi piacciono le donne esotiche. Che ci vuole fare?». In che senso? «Nel senso che anche la mia prima moglie, la mSdre di Sean e Leila, era esotica: una somala. E' stato in grazia sua se sono arrivato in Africa. L'ho conosciuta in Inghilterra, ma voleva tornarsene a casa. L'ho accontentata: e così è incominciata la mia nuova vita». Hancock è uno di quegli scozzesi dalla pelle bianca come il latte, smilzi, col ciuffo biondo di traverso sugli occhi grigi che considerano ancora oggi Londra come l'occhio dell'impero. Bello andare qualche volta in centro, ma, per vivere, meglio la periferia: Karthoum, Cairo, Mogadiscio, Nairobi. E tanta India da piccolo. Il che vuol dire conoscere alla perfezione l'arte di arrangiarsi e di adattarsi. Dunque siamo in Africa... «Insegno un po', poi incomincio a lavorare per i giornali come freelance: The Guardian, Times, The

Persone citate: Graham Hancock, Hancock, Re Salomone