Un mister che predica umiltà

28 L'allenatore della Juve svela i segreti di una stagione straordinaria e guarda già al futuro Lippi: Vinili sarà leader come prima, più di prima UN MISTER CHE PREDICA UMILTÀ' STORINO II'ARIO. Stasera l'amichevole di Vicenza, poi il mare. Lippi non aspetta altro. La nuova casa che occupa da appena una settimana, gli amici di Viareggio) le partite di pallone sulla spiaggia; Un tran tran da uomo qualunque, nessuna vacanza esotica. Come colpo di vita, una puntata di qualche (porno a Napoli per salutare i vecchi amici. Tutto qui il Marcello Grandi Imprese. Poi il 18 luglio si riparte. Altro giro, altro scudetto? Gli piace ripetere: «Attenti, altrimenti si rischia di cadere dal letto tutti sudati». Come dire, i sogni svaniscono all'alba. E già, lui tiene alto il vessillo della concretezza, il pragmatismo è il suo pane quotidiano. Il successo non sembra averlo cambiato di una virgola. Lippi, facciamo un passo indietro. Quando ha scelto la Juve non ha pensato neppure per un attimo: oddio in quale impresa mi sono imbarcato? «No, perché mi sentivo pronto per una grande squadra. Quando Bottega mi ha offerto la panchina non ho avuto dubbi. Vado. Ho fatto tanta gavetta, ero sicuro del passo che compivo. Del resto se parti con l'idea di non sfondare sei rovinato. Non ho mai pensato: mi gioco tutto». Ha avuto la certezza immediata delle grandi potenzialità di questa squadra? «Sì, già nel ritiro di Buochs ho capito con chi avevo a che faro. E poi durante la stagione ho avuto solo conferme. Fino alla partita dell'8 gennaio a Parma, quando la sicurezza che avremmo potuto arrivare a traguardi importanti è stata assoluta». Uno dei giocatori su cui si è basata la rifondazione dei- la Juve è Vialli. Ma all'inizio qualche dubbio c'era. «Nel momento stesso in cui sono diventato allenatore della Juve ho pensato che dovevamo recuperare Vialli. Lo conosco troppo bene, so con quanta umiltà lavora e non potevo pensare che il più grande attaccante italiano fosse finito. Gli abbiamo dato fiducia, il resto l'ha fatto lui». Ed 6 andato oltre le attese. E' ancora il giocatore su cui puntare per la prossima stagione? «Sicuramente. Vialli farà addirittura meglio. Quest'anno l'abbiamo recuperato fisicamente. Grazie alla preparazione atleti¬ ca che ha svolto potrà stupire ancora». Ma c'è chi dubita che la Juve possa reggere un'altra stagione su questi livelli. I vostri successi sono anche il frutto di un grande dispendio di energie. «Abbiamo speso mollo, ma la squadra è stala preparata proprio per reggere certi ritmi. Non cambieremo i nostri metodi. Possiamo ripeterci. E poi, come quest'anno, sarà importante avere un gruppo di venti giocatori da ruotare. Se mancano i ricambi non si va lontano». Peruzzi, Ferrara, Sousa e Vialli hanno formato la colonna vertebrale della squadra. Ha scoperto altri intoccabili? «Questi sono stati senza dubbio elementi determinanti, ma non dimenticherei neppure Conte, Ravanelli, Carrera e Porrmi. Però la forza non nasce dai singoli, ma dal gruppo e da come i giocatori si sanno adattare allo esigenze della squadra e accettano il turn over». Manca Baggio. Quando si è infortunato, a Padova, lei ha pensato che fosse la fine del sogno? «No, perché sapevo che eravaI ino in grado di sopperire alla j sua assenza. Quando a Buochs ; dissi che non dovevamo dipcnI dero da lui fui frainteso. Non era una critica. Anzi. Volevo fargli sentire mono il poso del suo ruolo e nello stesso tempo responsabilizzare di più gli altri. Ero convinto che con chiunque avesse giocato, la Juve avrebbe funzionato». L'Avvocato dice che la sorpresa più piacevole è stato Lippi. Quanto pensa di aver contato nella conquista dello scudetto? «Non mi piace pensare a me stesso, ma al lavoro che abbiamo fatto tutti insieme. Spesso si dimenticano i meriti di Bordon e Pezzotti che sono stati collaboratori preziosi. Io ho cercato di cambiare mentalità alla squadra. Volevo gente che an¬ dasse in campo sempre per vincere, senza rinunciare a nulla. So penso con quale spirito i ragazzi hanno affrontato la finale di Coppa Italia dopo oltre dieci mesi di lavoro, posso sentirmi soddisfatto. Una sola persona non può costruire un'annata cosi positiva». Che impostazione avrà la Juve del dopo Baggio? «Sarà la fotocopia di quella attuale Proseguiremo con il 4-33, niente rivoluzioni». Tacchinardi sarà il libero del futuro? «Può giocare in quella posiziono, ma non parto con ruoli fissi. La nostra fortuna c stata proprio la disinvoltura con cui i giocatori si sono adattati a ruoli diversi. Vedi Carrera e Porrini». E Del Piero è pronto per una stagione da titolare? «Perché, quest'anno cosa ha fatto? Vontotto presenze non sono uno scherzo! E' calato nel finale non per stanchezza, ma perché tornando in panchina aveva perso il ritmo della partita. L'importante è che non diventi per tutti l'erode di Baggio, perché non lo è. Ha una sua personalità, lasciamolo dunque lavorare tranquillo». E' stata la stagione delle grandi trasformazioni. Quanto è cambiato Lippi dopo aver vissuto questi momenti di gloria? «La mia sensazione è di essere ciucilo di sempre. Poi devono essere gli altri a dire se non è così. Corto, mi è andato tutto bene, ma si vedo che porto fortuna. Ho vissuto un'esperienza felicissima l'anno scorso a Napoli e ancora prima a Bergamo. Ma ho superato anche momenti difficili. Sono pronto a tutto». Fabio Vergnano «Dopo tanta gavetta, ero certo del fatto mio. A Parma, 8 gennaio ho capito che potevamo centrare grandi obiettivi. Sapevo di poter rimediare all'assenza di Baggio. Del Piero? E' già una realtà» La Juve gioca stasera a Vicenza poi Lippi lascerà tutti in libertà e andrà a godersi le vacanze nella sua Viareggio