Benedetti Michelangeli sepolto nella nuda terra

Benedetti Michelangeli sepolto nella nuda terra I funerali ieri a Pura, in Svizzera Benedetti Michelangeli sepolto nella nuda terra Cinque sacerdoti per l'ultimo saluto Cerano Pollini, allievi e tanti amici LUGANO DAL NOSTRO INVIATO Nella piccola chiesa di San Martino sono cinque i sacerdoti attorno all'altare: tutti amici di Arturo Benedetti Michelangeli, l'eccezionale pianista scomparso nella notte fra domenica e lunedi a 75 anni. Sono venuti ieri pomeriggio per l'ultimo saluto. Sui banchi c'è Marie-José GrosDubois, la devota segretaria; c'è Maurizio Pollini, ci sono amici e allievi, ì dirigenti della fabbrica di pianoforti Steinway. C'è l'accordatore di fiducia, Angelo Fabbrini. E ci sono molti abitanti di Pura, il villaggio dove Michelangeli viveva dal '79 senza frequentare nessuno. Ogni tanto lo vedevano passare sulla grande Jeep, sapevano che passeggiava da solo nei boschi. Era come un fantasma. «Il Maestro si è sempre umiliato, non si contava nulla dice Giampaolo Patulli, il parroco -. Ha voluto essere sepolto in un piccolo paese di una piccola nazione. Tutti qui avevano rispetto per lui». «Parlerò della sua fede - dice don Antonio Sfriso -, Gli ero amico da più di vent'anni. Una volta gli regalai L'imitazione di Cristo: il Maestro sorrise ed estrasse dalla borsa che aveva sempre con sé lo stesso libretto. "Mi serve da meditazione nei miei lunghi viaggi", mi disse. Ricordo la sua cameretta: un letto semplicissimo, un armadio, una grande corona del rosario in legno, un crocefisso. Tutto li. Viveva come un francescano». Parlano anche monsignor Gastone Lastrucci di Mendrisio; il domenicano Egidio Hediger di Zurigo e il priore di Santa Maria delle Grazie a Milano, Mario Cattoretti. Arturo Benedet Michelangeli C'è grande emozione nell'ascoltare di questo Michelangeli segreto. Paolo Mettel, presidente del Cotonificio Olcese, legge il testamento dell'artista: «Zurigo, 6 ottobre 1986. Non dev'essere annunciata la mia morte. Desidero che la mia salma sia benedetta da un religioso e desidero essere sepolto a Pura in una cassa semplice nella nuda terra, con una croce e senza lapide. Grazie». Il cimitero è a pochi metri. I bambini dell'asilo accanto smettono di giocare e guardano. E' tutto finito. Paolo Mettel ricorda ancora l'amico: «L'ho visto per l'ultima volta sabato all'ospedale - ci dice -, Stava bene: sperava di tornare oggi a casa, aveva voglia di fumare il suo toscano. Si era fatto portare una radio per ascoltare la Messa. E' stato il cuore: ha ceduto all'improvviso». Come pensava all'Italia? «Quante mistificazioni! Mai gli ho sentito dire una parola contro il suo Paese. Ce l'aveva coi cretini, non con gli italiani. Il suo tanto discusso rifiuto di suonare a Londra nel '93 non fu dovuto alla presenza in sala di connazionali, ma alla volgarità di chi aveva considerato i suoi concerti come attrazioni turistiche». Da allora non aveva più tenuto concerti: «Si era disamorato racconta Mettel -. Aveva visto due dischi-pirata di suoi concerti, fra cui quello in onore di Celibidache a Monaco. Aveva il dente avvelenato: non per il guadagno sottratto (non parlava mai di denaro), ma perché offeso. Eppure negli ultimi tempi pensava a un ritorno, a un nuovo concerto». Claudio Altarocca Arturo Benedetti Michelangeli

Luoghi citati: Italia, Londra, Lugano, Milano, Monaco, Zurigo