Fermate la grande festa Mettiamoci al lavoro » di Giorgio GoriZeni

grande grande Mettiamoci al lavoro » LA STRATEGIA CONFALONIERI CMILANO I sono tutti. In blu e grigio, stile Fininvest, come sempre. Ma la faccia no. la faccia è finalmente distesa, rilassata, faccia da vittoria. Ani va Giorgio Gori di Canale 5 e sono pacche sulle spalle: «Hai visto? Ce l'abbiamo fatta». Carlo Vetrugno di Italia 1 saluta agitando la mano e Carlo Bernasconi di Mediaset strizza l'occhio. Adriano Galliani, l'amministratore di Rti, Milan e Publitaha, più abbronzato del solito con l'espressione soave che gli fa dire, quando tutti gli chiedono di Baggio: «Baggio? Il Milan non l'ha comprato». Una bugia, forse. Ma che importa adesso di Baggio? Se arriverà, arriverà al momento giusto. Ora è tempo di ringraziare l'Italia del no che ha salvato la Fininvest. E' tempo di tornare alla normalità dopo i brindisi della notte. La parola d'ordine? Vietato esultare ora che il referendum e passato, la paura di finire stritolali pure e il domani è più certo: stop, si spengano le telecamere sul partito Fininvest, tornino a faro le star chi è sceso in campo per il no. Basta. Tocca a Fedele Confalonieri, il presidente, la faccia buona della Fininvest, la «colomba», offrire il rametto d'ulivo, archiviare il passato, tracciare il futuro: quotare in Borsa le tv del Biscione, venderle a Murdoch. Arriva puntuale alle quattro del pomeriggio, Confalonieri. E alle quattro e cinque minuti, cominciano i ringraziamenti: «Un grazie sentito, forte, sonoro a tutti gli elettori che ci hanno dato fiducia, hanno riconosciuto l'importanza della Fininvest, hanno considerato legittimo ciò che abbiamo fatto». Il tono è il contrario del trionfalismo, un peana al basso profilo. C'è il tempo per le ammissioni: «Per settimane abbiamo fatto un mestiere non nostro, siamo slati costretti a far comizi, per fortuna è finita, da domani si torna a fare il nostro mestiere». Oddio, qualche cattiveria in campagna elettorale c'è stata: Confalonieri lo annota («con rammarico») prima di rivolgere un pensiero al grande assente della squadra Fininvest, «a Marcello Dell'Utri che, poveraccio, là dov'è non sta certo bene». Poi eccolo chiudere il capitolo referendum con un una certezza: «Le forze politiche dovranno rispettare la volontà degli elettori quando si farà la riforma del sistema tv». Da oggi pensiamo al domani, taglia corto Confalonieri. «Dobbiamo tornare a far tv, a programmare, a investire», annuisce Galliani al suo fianco. E nel domani della Fininvest, secondo Confalonieri, ci sono decisioni importanti che incombono: «A breve, nel giro di poche settimane, due, forse tre, decideremo quale delle due strade seguire. Se il progetto Weavo, onda con annessa quotazione in Borsa. Oppure la cessione a Murdoch». Per ora, inutile chiedere a Confalonieri quale sarà la via scelta per Fminvest: ad Arcore, negli stessi minuti, Berlusconi sta dicendo che è pronto, prontissimo, a cedere la maggioranza dell'azienda. Sarà lui, il leader di Forza Italia, il proprietario del cento per cento delle azioni, a decidere: scontato. A Confalonieri tocca la parte del manager, analizzare, quantificare i prò e i contro, valutare vantaggi e svantaggi. I progetti sono entrambi sul tavolo: «Sono in mano ai tecnici, agli esperti, tutto va avanti», ripete il presidente riconoscendo che sì, è ovvio, l'esito del referendum «ci ha facilitati». Insomma, adesso che le reti in mano al gruppo restano tre, si possono stringere i tempi: valutare se è meglio (e più vantaggioso) vendere al magnate Murdoch che spara basso, duemila miliardi meno di quel che vorrebbe Berlusconi, o insistere con il progetto «onda», il più amato in casa Fininvest, quello che consentirebbe a Silvio di restare l'azionista di riferimento, dominus dell'azienda, scendendo al 30-35% del capitale, vendendo il resto parte a qualche grande azionista (i soliti: Time Warner, il tedesco Kirch, il saudita Aziz) e parte in Borsa. E' al progetto «onda» che pensa Berlusconi parlando da Arcore. E' «onda» che preferirebbe Confalonieri schermendosi: «No, no, io non preferisco niente...». E Murdoch? «Non l'abbiamo sentito, forse telefonerà nelle prossime ore»: meglio aspettare. Calma, calma. L'importante è che i giorni dello scontro siano al- le spalle: questo ci tiene a ripetere Confalonieri, l'uomo delle mediazioni. E poi, perché no?, si potrà trovare una soluzione: una nuova legge di riordino del sistema televisivo, le colombe, se vorranno, potranno tornare a rivedersi, a trattare. Un nuovo tavolo con Veltroni? Prende tempo, Confalonieri: «Ora tutti dovranno far professione di ragionevolezza». Il punto dolens è sempre il solito: Fininvest a due o a tre reti? «La corte costituzionale non ha detto che si deve cedere una rete», interviene d'istinto Galliani. «No - aggiunge - la corte ha detto che 3 reti su 12 sono troppe ma ora in Italia di reti nazionali ce ne sono 15 e non 12, quindi, tutto a posto, la Fininvest ha il 20%, non il 25%». Conclusione al¬ la Galliani: «Chiederemo di aumentare le concessioni. Tanto più che nel futuro ci sono tv via cavo, c'è il satellite, tutta roba che potrebbe rendere possibile anche 40 reti per gruppo». L'importante è salvare «la dimensione economica» che, manco a dirlo, per gli uomini Fininvest parte da tre reti, non una di meno. Dopodiché ci possono stare una diversa Mammì, una nuova riforma del sistema tv e persino la soluzione del conflitto d'interessi tra il Berlusconi politico e il Berlusconi imprenditore. Possibile? Possibilissimo per Fedele Confalonieri: «Se Silvio scende al 30% della Fininvest non esiste più conflitto d'interessi». Armando Zeni «Dobbiamo quotare in Borsa le tv e venderle a Murdoch» A sinistra: il presidente della Fininvest Fedele ••■ConWoniertr.» QUI accanto: Adriano Galliani

Luoghi citati: Arcore, Italia