LA CURVA AL POTERE di Roberto Beccantini

Il leader pds: «Sono circondato da generali senza esercito». Veltroni: quando siamo «contro» perdiamo PRIMA PAGINA LA CURVA AL POTERE vinto l'ala dura del tifo. Non è la prima volta, e non sarà neppure l'ultima, che i tifosi scendono in piazza a difesa di un sogno che, spesso, viene incarnato da un tiro micidiale e uno stipendio miliardario. Era successo a Torino, fra il popolo granata, quando Silvio Berlusconi, pur di avere Lentini, e pur di soffiarlo alla Juventus, non aveva badato a spese e tanto meno a mezzi (TorinoArcore in elicottero, ricordate?). Non è successo, viceversa, per Roberto Baggio. Striscioni nostalgici, nenie struggenti, cori languidi, ma nessuna marcia contro, nessuna barricata. Eppure anche gli juventini sanno essere estremisti: nell'estate del 1976, allorché Boniperti smistò Capello al Milan e Anastasi all'Inter in cambio di Benetti e Boninsegna, gli ultra arrivarono a imbrattargli i muri. Volò qualche sasso. Da presidente della Sampdoria, Paolo Mantovani riuscì a far passare il sacrificio di Vialli. E allora? Premesso che i tifosi comandano ormai non solo in gradinata ma anche nei consigli di amministrazione, prova ne sia la farsa del pubblico intreccio JuveBaggio-Drughi-Viking eccetera, bisogna prendere atto di una diversità di fondo. Signori, ceduto dalla Lazio, è stato recuperato dalle schegge impazzite del tifo. Baggio, scaricato dalla Juve, neppure dalle frange moderate. Nessuno dei due intendeva svignarsela. I tifosi laziali sono stati colpiti dall'improvviso assoluto della notizia: Signori venduto al Parma. Gli juventini convivono da mesi con un'offerta di due miliardi netti all'anno e i periodici sfoghi del Codino, corteggiato da Milan, Inter e Parma, ignorando come, alla base di tutto, ci sia una drastica diminutio tecnica: Baggio non è più indispensabile. Cragnotti, inoltre, è stato poco chiaro. Non ha detto: sono in bolletta, aiuto. Ha preferito cavalcare generici motti: mi disfo di Signori per fare una squadra ancora più forte. Ma perché proprio lui, il nuovo simbolo della lazialità rampante? Resta un interrogativo, inquietante: se Zoff non avesse annunciato dal balcone «Signori non si tocca», che cosa sarebbe successo? In certi casi, il confine tra legittima rabbia e demenziale violenza è sempre molto tenue. D'altra parte, se un'operazione da 25 miliardi va in fumo perché così vuole il popolo, o almeno una parte di esso, tanto vaie discutere il risanamento del calcio direttamente in curva. Roberto Beccantini

Luoghi citati: Lazio, Lentini, Parma, Torino