Il maestro A metà fra totò e Jimmy Carter

«Io dipingo gli impulsi che dal cervello arri remo alle mani» Il maestro A metà fra Tota e Jimmy Carter ETRIESTE CCO come nasce il progetto di una mostra. «Leo Castelli, il grande gallerista, ha ormai 88 anni. E mi __lha detto; Jim, prima che io muoia devi andare a vedere il posto dove son nato, Trieste». Jim è James Rosenquist, il grande maestro americano, considerato l'«accademico» della pop art. Venire a Trieste ha significato conoscere Francesco llly, fratello-artista del sindaco-re del caffè, pensare ad una grande retro¬ spettiva della sua ultima produzioni! Anni 90, «ultimo decennio, preludio al Duemila», mostrando le ultime opere tutte insieme «prima che prendano ognuna la sua strada, disperse per il mondo». Allampanato, capelli bianchi, una leggera somiglianza al presidente Jimmy Carter, quello delle noccioline, Rosenquist ha un'esuberanza fisica che trapela anche dai suoi gesti. Come Totò, quando parla, per paura che tu non abbia afferrato bene, ti fa anche il tocco e ritocco, sbalestrandoti verso i suoi plexiglas appesi al soffitto. Ma non sembra preoccuparsene. Così come, disinvoltamente, senza nessuna sacralità, accetta di rispondere ad alcune domande, mentre continua ad allestire la sua mostra, con le opere ancora preoccupantemente a temi. Grandi pause di riflessione, prima di rispondere, con la mano pensosamente raccolta sul cranio. E, come spesso capita con gli ameri¬ cani, quando tenti di fare una domanda un po' più articolala ed astratta te la rimandano indietro con entusiasmo, come se fossi; già una risposta. Per esempio: ancor più delle sue ultime opere pop, questi suoi nuovi aggregali nel plexiglas danno l'impressione che l'immagine voglia uscire dalla cornice, che il colore voglia esplodere, anzi, saltellare fuori dalla superficie. «Gooood!», quasi fosse per lui una scoperta. E come sempre, più della teoria, l'artista americano preferisce parlare della tecnica: la carta francese che ha coloralo e ritagliato lui stesso, la colla che ha usa to. Ma certo la vocazione è quella, «uscire dalla dimensione unica della tela, aprire dentro la superficie del quadro delle finestre, delle trasparenze». Sì, è appena stato alla veneziana festa della Fondazione Guggenbeìm, ina sembra scoprirlo adesso, che era in occasione della Riennale ciPieniiale??» pigola, stordito, «realy, in VeniceV» ionie se fosse un'illuminazione Ed ancor piti lo stupisce che il teina del centenario fosse lineilo del corpo. Inutile dirgli che se fosse stato alla mostra di Jean Clan avrebbe trovato di [top solo un Warhol. probabilmente non ne sarebbe offeso «Il corpo, se è difficile dipingere un corpo oggi ' Probabilmente sarebbe archeologico, arcaico, raccontare l'anatomia cosi coinè la si vede, lo dipingo gli impulsi che dal cer vello arrivano alle dita, all'occhio». E cita l'inevitabile parabola zen del tiro coll'arco: «z-e-e-n», sibila lo snellititi, per timore chi; si equivochi. «L'occhio umano, si sa, vene solo un decimo di quanto lo circonda, lo vorrei proprio saper dipingere il resto, quello che va perduto. I limiti umani, animali, che il cervello cerca di superare. Ho studialo mollo i piani della Nasa, sui voli spaziali. Oliando si inviavano nel cosmo dei moscerini, cer canili) di farli tornare vivi, per vedere che succede nel frattempo. Con la convinzione che i corpi possano lui naie sa ni, il cervello non si sa. Perciò gli astronauti salpano con le bambole o le mazze da golf», E così, dall'immagine frammentata del corpo, si passa agli ultimi circuiti di carte ritagliate, assolutamente astratte Se e vero che la pop era nata come un rigetto dell'espressionismo astratto, si tratta di un pentimento o di abiura? «E' vero, forse sono slato anch'io un reazionario Recentemente volevo comprare un pie colo, delicatissimo Pollock ad una mostra. Ilo chiesto se potevo averlo, magari facendo un cambio. Quanto? Un milione e mezzo di dollari! Per un pezzetto di carta!!». Forse non e dogante chiedergli quanto valgono i suoi, di pezzetti. |m. vali.) «Io dipingo gli impulsi che dal cervello arri remo alle mani» Due delle opere di James Rosenquist esposte a Trieste: ■•Time Pomts» e ■The Light Bulli Shilling and The Vessel- del 1991-92

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